Marco Conti per “il Messaggero”
La gara è a chi lo punzecchia di più. Matteo Salvini non si sottrae e risponde punto-punto. Ora a Giuseppe Conte, ora a Luigi Di Maio, senza escludere, ovviamente, Matteo Renzi. Quest'ultimo un vantaggio sugli altri due se lo è già assicurato prenotando il leader della Lega per una sfida tv che vedrà presto i due Matteo sulle poltroncine bianche di Porta a Porta. D'altra parte risultare l'avversario numero uno del leader del pur ammaccato centrodestra, offre visibilità e aggrega gli oppositori di Salvini sotto un'unica bandiera.
LA STRADA
matteo salvini in piazza contro il conte bis
Il presidente del Consiglio, appena si presenta l'occasione, ritira fuori il randello usato ad agosto in Senato e, con una certa soddisfazione, rivendica di aver «buttato fuori dal governo», il suo ex vice. «Salvini - puntualizza con dose di perfidia Conte da New York - non deve avere gelosia e invidia (per l'intesa di Malta sui migranti ndr). Abbiamo raggiunto e compiuto un passo avanti storico. Se si difende l'interesse italiano bisogna guardare al risultato, non bisogna guardare a chi lo ottiene».
La replica dell'ex ministro dell'Interno va sul personale: «Conte vuole tornare a riaprire i porti, lui è molto elegante, ha il ciuffo ben curato e i capelli ben tinti, ma questo non basta per fare il premier» e a Malta ha preso «una sola, una fregatura». Scintille anche sull'inchiesta sui presunti fondi russi finiti nelle casse della Lega. Parlando con Sky, il presidente del Consiglio definisce «urgente e necessario», un nuovo passaggio parlamentare per chiarire l'intera vicenda.
meme sulla crisi di governo conte e salvini
«Non c'è niente da chiarire», la replica secca di Salvini, che poi rilancia circa i presunti conflitti d'interesse del premier dicendo che Conte «non ha mai risposto a diverse interrogazioni parlamentari pendenti presentate dal Pd sul suo conto, sulle proprie vicende personali. Noi della Lega riprenderemo tali e quali queste interrogazioni che ipotizzano conflitti d'interessi, problemi passati, ombre...Venga in parlamento a chiarire, lui che chiede chiarezza».
Impegnato ormai da mesi, se non da anni, in una perenne campagna elettorale, Salvini si muove fedele all'assunto maggioritario del «chi prende un voto in più governa». Per Conte, Di Maio e Renzi, la sfida è sulla leadership di quel blocco di voti di centrosinistra, da tempo in stand-by, che il Pd di Zingaretti rischia di non riuscire ad intercettare.
«Sui migranti faremo molto più di lui, e non ci voleva molto».
Di Maio attacca Salvini senza pronunciare il suo nome. «Dispiace vederlo ridotto così. E pensare che poteva essere ancora ministro». La perfidia del ministro degli Esteri batte là dove più duole e Salvini non lo nasconde anche se sostiene che non dorme più male e si è fatto, forse, una ragione dell'autogol che lo ha portato all'opposizione. Però «la chat con Conte e Di Maio è ancora aperta. Mi hanno deluso dal punto di vista umano perché «il presidente del Consiglio mi odiava e a Di Maio non stavo simpatico». A ottant'anni dalla morte del più famoso neurologo austriaco, un lettino potrebbe far miracoli per regolare il rapporto tra leader in lizza tra loro.
Anche perché Salvini, fiutata l'aria sul disegno renziano, a chi gli chiede se l'ex presidente del Consiglio è il suo avversario numero uno, risponde secco: «Penso che Renzi non sarà l'antagonista di nessuno. L'unico problema per lui è Zingaretti. Se la vedano fra di loro. È tutta roba in casa del Pd».
Il Pd, appunto, e il suo segretario Zingaretti alle prese con un partito in assemblea permanente. «Parteitag», chiamano al Nazareno l'assise alla tedesca che dovrebbe portare - dopo tre giorni di riunione - a ridefinire gli equilibri interni. Roba da cineforum post Corazzata Potemkin. E mentre «Capitan Fracassa» (come Renzi definisce Salvini), continua la campagna elettorale, al Nazareno si lavora ad un nuovo patto di riforme elettorali ed istituzionali con il Cavaliere. Obiettivo dei due smontare all'ex ministro il palco del maggioritario e riprendersi un po' la scena.