GLI STIPENDI DA FAME SONO (ANCHE) UN PROBLEMA DI RINNOVO DEI CONTRATTI - INUTILE INVOCARE A GRAN VOCE OGGI L'AUMENTO DEI SALARI: GLI ADEGUAMENTI ANDAVANO FATTI GRADUALMENTE PER REGGERE L'IMPATTO DELL'INFLAZIONE! - E INVECE CGIL, CISL E UIL NEGLI ANNI NON SI SONO TROVATE D'ACCORDO SULLE MODALITÀ DI CONTRATTAZIONE COLLETTIVA, COL RISULTATO CHE OGGI GLI AUMENTI SONO SLEGATI DAI RINCARI DELL'ENERGIA, CIOÈ PROPRIO LA VOCE CHE SI STA IMPENNANDO DI PIÙ...

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Luca Monticelli per “La Stampa

 

bankitalia bankitalia

Emergenza salari in Italia. Come certificato dall'Ocse, nel nostro Paese gli stipendi sono diminuiti negli ultimi trent'anni del 3%, a fronte dell'incremento segnato in Germania e Francia di oltre il 30%. Le ragioni sono tante: dal Pil stagnante alla bassa produttività, ma evidentemente c'è anche un problema di contrattazione.

 

Secondo la relazione annuale della Banca d'Italia, la crescita delle retribuzioni stabilite dalla contrattazione nazionale è stata molto contenuta: 0,9% nel settore privato e 0,6 nel complesso dell'economia. In più, alla fine del 2021, la quota di dipendenti con il contratto scaduto era pari al 38%.

 

andrea orlando andrea orlando

I sindacati chiedono a gran voce un intervento sui salari il cui potere d'acquisto è sempre più eroso dall'inflazione, stimata dall'Istat a maggio a +6,9% su base annua. La politica, in costante campagna elettorale, è sensibile al tema tanto che il governo l'ha messo in agenda: presto ci sarà un tavolo a Palazzo Chigi.

 

Gli imprenditori, però, respingono la teoria di dover essere loro, da soli, ad alzare le buste paga e criticano il ministro del Lavoro Andrea Orlando che tempo fa propose di legare i fondi pubblici destinati alle aziende al rinnovo dei contratti.

 

Il patto di Ciampi del luglio 1993 tra parti sociali e governo è il modello di concertazione che è stato spesso evocato negli ultimi mesi. Il protocollo dell'allora presidente del Consiglio agganciò le retribuzioni (e i rinnovi contrattuali) all'inflazione programmatica fissata dal governo nei documenti di finanza pubblica, evitando così il meccanismo della "scala mobile" Anni Settanta, che invece indicizzava automaticamente i salari al costo della vita (prezzo della benzina compreso), alimentando di fatto le fiammate dei prezzi.

 

DRAGHI CIAMPI DRAGHI CIAMPI

Il metodo che portò al patto di Ciampi è stato rilanciato dalla Cisl, e il suo segretario, Luigi Sbarra, ieri su questo giornale ha rimarcato l'importanza del dialogo. Il patto del '93 è stato citato anche dal premier Mario Draghi in quanto, ha sottolineato, «ha reso l'Italia più forte e competitiva, coniugando crescita economica, tutela dei diritti e difesa dei salari».

 

La prospettiva di sedersi tutti attorno a un tavolo non scalda però il cuore di Cgil e Uil, perché in questo momento vedono una distanza incolmabile nei contenuti sia con la Cisl, sia con l'esecutivo che con Confindustria. Lo stesso Carlo Bonomi, il leader degli imprenditori, che proprio due anni fa aveva suggerito il suo patto per l'Italia, ha di fatto bocciato l'ipotesi di un'intesa sul lavoro.

 

sindacati in piazza sindacati in piazza

Al di là del metodo, i sindacati sono concordi nel chiedere l'adeguamento delle retribuzioni all'inflazione reale, a partire dai rinnovi dei contratti scaduti. Sembra un paradosso ma Cgil, Cisl e Uil stanno contravvenendo al documento unitario che presentarono nel 2008 alle associazioni datoriali e al governo Berlusconi proprio per superare il meccanismo di Ciampi del '93, proponendo di legare l'inflazione a criteri che 15 anni fa ritenevano più credibili.

 

Ebbene, nel 2009, Confindustria, Cisl e Uil firmarono un nuovo accordo interconfederale sugli assetti contrattuali. La Cgil, invece, alla fine non firmò perché ritenne che quel sistema non tutelasse abbastanza i lavoratori dalle oscillazioni dell'inflazione.

 

SINDACATI SINDACATI

Ed è proprio quel modello, basato sull'Ipca come parametro per orientare la dinamica salariale, che oggi viene messo in discussione.

 

L'Ipca rappresenta l'indice dei prezzi al consumo, decurtato dalla variazione del mercato dell'energia, ma «oggi è proprio il fattore energetico che sta erodendo i salari», spiega Giovanni Piglialarmi, ricercatore presso il Dipartimento di economia "Marco Biagi" dell'università di Modena e Reggio Emilia.

 

Piglialarmi e Lucia Valente, che è docente di diritto del lavoro alla Sapienza, hanno pubblicato uno studio su lavoce.info in cui emerge che il sindacato sta già negoziando livelli salariali superiori all'Ipca. Ad esempio, il rinnovo del contratto nazionale degli orafi porterà ai lavoratori una retribuzione maggiorata di più di mille euro rispetto all'andamento dell'Ipca.

 

STIPENDIO IDEALE STIPENDIO IDEALE

Stesso discorso per gli addetti del settore multiservizi, il cui contratto è stato firmato, dopo dieci anni, a giugno del 2021. Un altro elemento del protocollo del 2009, puntualmente disatteso dalle imprese, è la durata triennale dei contratti collettivi nazionali.

 

«Il vero problema è questo - sottolinea il ricercatore - se un contratto non viene rinegoziato per dieci anni diventa difficile recuperare un periodo così lungo di inflazione. Se vogliamo adeguare effettivamente il potere d'acquisto alla dinamica reale dei prezzi, occorre rinnovare i contratti ogni tre anni».

 

stipendio stipendio

Il governatore di Bankitalia Ignazio Visco sostiene che è possibile solo un aumento una tantum degli stipendi, per evitare la rincorsa tra prezzi e salari. Nella relazione annuale, presentata martedì a Palazzo Koch, si menziona il settore delle costruzioni.

 

Per avere un'idea, quel contratto è stato rinnovato a marzo con aumenti di circa il 2% fino al 2024: «Incrementi giustificati - sottolinea la Banca d'Italia - anche dalla necessità di compensare il periodo di vacanza contrattuale, infatti il contratto era in attesa di rinnovo dal settembre 2020».

 

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