Massimiliano Scafi per Il Giornale
daniele farina fuma uno spinello alla camera dei deputati foto la zanzara
Via la legalizzazione dello spinello, via pure il relatore. Dopo lunga e complessa gestazione, domani arriva alla Camera la nuova legge sulle droghe leggere, ma ci arriva senza la sua parte più scottante, la liberalizzazione totale, e senza il deputato che dovrebbe «presentarla». Daniele Farina, Sinistra Italiana, si è infatti dimesso dall' incarico per protesta contro le modifiche che la norma ha subito durante il suo faticoso esame nelle commissioni riunite Giustizia e Affari sociali.
«Purtroppo - dice Farina - il provvedimento che andrà in aula non risponde alle richieste e alle aspettative su questo tema. Un testo molto distante dalla discussione pubblica di questi anni nel nostro Paese e dalle esperienze concrete diffuse in diversi Stati del mondo». Eppure all' inizio sembrava un provvedimento trasversale. La prima stesura della legge, formulata da 221 deputati di tutti partiti, è stata però smontata dalle commissioni, che a luglio hanno deciso di stralciare gli articoli più delicati per un maggiore approfondimento, rinviando cioè in pratica affossando la legalizzazione.
Resta dunque solo l' uso terapeutico delle sostanze, cioè norme sulla produzione, la produzione e le prescrizioni. Materia peraltro, come spiega Farina, «già regolata dal ministero della Salute e da leggi regionali». Problemi di numeri per la maggioranza? Elezioni in vista? Uno dei promotori della legge, come Benedetto Della Vedova, sottosegretario agli Esteri, se la prende con il Nazareno: «Per evitare la divisione si è abolita la discussione.
Ma rifiutarsi di affrontare il tema della legalizzazione della cannabis, come di fatto ha scelto il Pd, significa assumere una posizione a favore dello status quo proibizionista». A Montecitorio giunge «un provvedimento sfigurato», però, conclude, «in aula si dovrà comunque votare sugli emendamenti che riproducono il testo stralciato: non possiamo lasciare l' antiproibizionismo a sinistra e Cinque stelle».
Secondo un altro ex radicale, il vicepresidente della Camera Roberto Giachetti, si tratta di un buon compromesso: «Sono il primo firmatario e resto convinto che il testo originario fosse equilibrato. Ho fatto una battaglia nel partito per evitare l' errore di affievolire il valore di quella proposta. Non ci sono riuscito, nel gruppo è prevalsa un' altra linea, comunque se riuscissimo a portare a casa una buona legge sulla terapeutica sarebbe di straordinaria importanza».
M5s parla di «disegno di legge monco» e di occasione persa. «Ancora una volta i partiti hanno mercanteggiato al ribasso. In questo modo - scrivono in un a nota i deputati del Movimento nelle commissioni - viene favorita la criminalità organizzata e alimentato un mercato illegale stimato in oltre sette miliardi di euro all' anno, che tra l' altro mette a rischio la salute dei consumatori dal momento che la marijuana venduta illegalmente viene spesso tagliata con sostanze pericolose».