1. MIGRANTI, IL VETO POLACCO SUI RICOLLOCAMENTI TRA STATI TENSIONE AL VERTICE UE
Estratto dell’articolo di Marco Bresolin per “La Stampa”
ROBERTA METSOLA GIORGIA MELONI
Roberta Metsola aveva subito intravisto il rischio: «L'accordo sul Patto migrazione e asilo deve arrivare prima delle Europee per evitare che la questione venga strumentalizzata in campagna elettorale». Il tempo stringe e l'intesa siglata tra i governi deve essere negoziata con l'Europarlamento. Ma la realtà è che alcuni Paesi sono già in modalità comizio.
La Polonia, per esempio, il cui premier Mateusz Morawiecki ieri sera ha costretto i suoi colleghi a fare gli straordinari con la minaccia del veto sulle conclusioni.
Varsavia si oppone all'accordo trovato dai ministri dell'Interno Ue sul nuovo sistema che prevede l'obbligo di pagare 20 mila euro a migrante per chi si rifiuta di accoglierli. «Inaccettabile. Faremo un referendum». E al tavolo ha portato una contro-proposta. "Europa delle frontiere": questo il nome del piano elaborato dal premier conservatore. E cosa prevede? «No all'immigrazione clandestina, no all'imposizione di sanzioni pecuniarie o sanzioni varie» per chi si rifiuta di partecipare alla ridistribuzione.
giorgia meloni kyriakos mitsotakis
Un "no" netto agli strumenti di solidarietà introdotti proprio per andare incontro ai Paesi di primo approdo come l'Italia. «Abbiamo ottimi rapporti con la premier italiana», ha cercato di mettere le mani avanti il premier […]. Ma nell'Europa delle nazioni ognuno fa i propri interessi. E allora se l'Italia chiede solidarietà ai partner europei per gestire i flussi, la Polonia chiude le porte nel nome della "sicurezza". «Sappiamo benissimo cos'è la solidarietà – è sbottato Morawiecki – e non abbiamo bisogno che ci venga insegnata. Abbiamo accolto oltre tre milioni di rifugiati. Un milione e mezzo sono ancora nel nostro Paese, abbiamo aperto le nostre case».
kyriakos mitsotakis giorgia meloni
Per questo ha chiesto di riaprire l'accordo siglato sul Patto migrazione e asilo. Un'intesa considerata «illegale» perché raggiunta a maggioranza qualificata, con il voto contrario di Polonia e Ungheria (e l'astensione di altri quattro Paesi). La delegazione polacca, sostenuta da quella ungherese guidata da Viktor Orban, ha insistito per chiedere di «tornare all'unanimità» sulle decisioni relative alle politiche di asilo e immigrazione, alla luce delle conclusioni adottate durante i vertici europei «del dicembre 2016, giugno 2018 e giugno 2019».
giorgia meloni al consiglio europeo
Il premier ceco Petr Fiala […] ha cercato di proporre un compromesso attraverso «soluzioni innovative». Praga vuole che le domande d'asilo siano processate nei Paesi terzi, fuori dai confini Ue, e sostiene l'idea italiana dei «rimpatri accelerati verso gli Stati di transito». Una soluzione che passa però da un accordo con la Tunisia, anche se al momento l'Ue non è ancora riuscita a siglare il memorandum d'intesa con Tunisi che prevede un'assistenza finanziaria, condizionata all'accordo con il Fondo monetario internazionale, e un piano d'aiuti da 100 milioni di euro proprio per gestire i flussi migratori.
[…] la Germania […] ha sollevato questioni relative al mancato rispetto dei diritti umani. Anche per questo Berlino non intende mollare la presa sul tema dei salvataggi in mare, soprattutto alla luce delle tragedie di Cutro e al largo di Pylos. «Abbiamo tutti la responsabilità di garantire che le persone in difficoltà non anneghino […]». Scholz non ha puntato il dito contro nessuno dei suoi colleghi in particolare, anche se il suo è sembrato un messaggio neanche troppo indiretto ai governi di Italia e Grecia.
2. MIGRANTI, PIÙ FONDI EUROPEI
Estratto dell’articolo di Francesca Basso per il “Corriere della Sera”
[…] Due giorni fa l’attacco frontale all’Europa e la minaccia di non ratificare il Mes. Ieri la premier Meloni, al Consiglio europeo di Bruxelles, smorza i toni e usa parole concilianti. E dall’Ue sono in arrivo dodici miliardi di euro per arginare la crisi dei migranti.
«È un buon compromesso anche se comprendo le ragioni di chi protesta» dice. E si riferisce agli attacchi di Polonia e Ungheria che frenano sull’accordo. Resta il pressing sul Meccanismo di stabilità. L’ipotesi è il rinvio della firma al prossimo anno.
mateusz morawiecki giorgia meloni viktor orban
Polonia e Ungheria ci hanno provato fino all’ultimo […] a rimettere in discussione l’accordo sulla migrazione raggiunto l’8 giugno scorso a Lussemburgo dai ministri dell’Interno a maggioranza qualificata. «Una grande battaglia. Sarà una lunga notte», ha twittato il direttore politico del premier ungherese Viktor Orbán, contestando il «testo pro-immigrazione». Varsavia e Budapest hanno bloccato le conclusioni e chiesto di togliere il punto migrazione. Si è tentato a lungo di emendare il testo. Le discussioni sono proseguite nella notte.
La premier Giorgia Meloni [...] aveva detto che «le conclusioni del Consiglio europeo sono un’ottima base di partenza, ci sono le posizioni dell’Italia» così come i 12 miliardi in più per la migrazione nel bilancio Ue «sono un ottimo punto di partenza soprattutto se quelle risorse si concentrano sul Mediterraneo».
giorgia meloni ursula von der leyen
Anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz si è detto «molto felice dell’accordo». [...] La premier però guarda avanti: «Siamo riusciti a cambiare il punto di vista, anche col contributo di altre nazioni — ha detto — dall’annosa divisione tra Paesi di primo approdo e Paesi di movimenti secondari a un approccio unico che risolve i problemi di tutti: la dimensione esterna».
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Quanto al Mes, ieri il presidente dell’Eurogruppo Paschal Donohoe, intervenendo alla commissione Problemi economici del Parlamento Ue, ha spiegato di «rispettare e capire il punto di vista del governo italiano» che non vuole farne uso ma ha invitato Roma alla ratifica per permettere che le nuove funzioni «possano essere disponibili per altri governi dell’Eurozona». Intanto ieri la commissione Esteri della Camera ha dato il via libera al ddl di ratifica del Mes con la decisione del governo di rimettersi alla posizione delle opposizioni.