Maurizio Belpietro per La Verita’
Bisognerà aspettare i comodi del Pd per sapere se potrà nascere un governo con i 5 stelle. Secondo il presidente della Camera, Roberto Fico, l' esplorazione a lui affidata dal capo dello Stato ha dato «esiti positivi, ma si dovrà attendere fino al 3 maggio, giorno in cui Maurizio Martina ha convocato la direzione, per sapere come andrà a finire. Per un' altra settimana saremo dunque costretti ad assistere al consueto conflitto fra Matteo Renzi e la minoranza, un duello che in fondo va avanti da «soli» cinque anni. Il deficit può salire, il Pil rallentare e l' Iva aumentare, ma nulla al mondo può interrompere il lungo congresso del Pd: ne va della vita delle correnti di un partito che vive di correnti.
Dunque, prendetevela con calma, affrontate senza pericolo il ponte del primo maggio, perché fino a quando gli onorevoli non avranno terminato la loro vacanza parlamentare non succederà nulla. Se vi dico ciò è nella speranza di tranquillizzarvi dalla paura di brutte sorprese. Al tempo stesso però vi devo raccontare un paio di storielle che circolano negli ambienti romani riguardo alla possibile soluzione della crisi.
La prima riguarda proprio il partito guidato dall' ex ministro dell' Agricoltura, partito che da giorni sembra sprofondato in uno psicodramma. Come detto, una parte di esso muore dalla voglia di andare in soccorso dei vincitori, aiutandoli a formare un esecutivo. L' altra, quella che fa capo a Renzi, invece muore dalla voglia di ritornare a Palazzo Chigi, ma non con i 5 stelle. Che fare dunque? Le voci che si rincorrono dicono che l' ex presidente del Consiglio ed ex segretario terrà duro fino alla fine, dichiarando di non volere fare alcun accordo con i grillini.
E però, quando verrà l' ora della conta in direzione, lascerà che alcuni dei suoi votino contro la linea dell' Aventino. In pratica, facendo finta di essere messo in minoranza, il senatore semplice di Scandicci darà semaforo verde alla nascita di un governo conLuigi Di Maio e compagni. Per quanto lo riguarda, cercherà di assentarsi al momento del voto, preoccupandosi però che i suoi, per disciplina di partito, concedano la fiducia.
Pur dicendo sì, Renzi non avrebbe allo stesso tempo alcuna intenzione di rassegnarsi a fare da spettatore. E qui viene la seconda parte della storiella. Trascorsi un po' di mesi, giusto il tempo di lasciar logorare i grillini e di dimostrare la loro impreparazione alla guida del Paese, l' ex premier troverebbe il pretesto per togliere la fiducia da sotto la sedia di Di Maio e compagni, facendo cadere l' esecutivo. A questo punto, strappando anche con il Pd, uscirebbe dal partito per dare vita al movimento che prepara da mesi, ossia a una brutta copia di En marche, il veicolo con cui l' ultimo suo idolo, Emmanuel Macron, ha scalato l' Eliseo.
In questo modo il senatore semplice di Scandicci conterebbe di intercettare i voti dei moderati, intestandosi il merito della caduta del governo di Di Maio e compagni. Fantapolitica? Progetto troppo machiavellico? Forse, ma bisogna pure tener presente la storia dell' ex presidente del Consiglio e le molte trame che ha intessuto da quando è in politica, senza dire dei voltafaccia. E poi, viste le sue origini, a Renzi piace somigliare al Principe di Machiavelli.
Fin qui le indiscrezioni su un possibile governo tra 5 stelle e Pd. Tuttavia, l' altra storiella che circola riguarda la soluzione di Sergio Mattarella in caso non si riesca a raggiungere un' intesa fra le forze politiche. Il capo dello Stato ha già fatto trapelare l' idea di un esecutivo del presidente, che in questo caso però verrebbe chiamato governo di traghettamento. Non si sa chi sia disposto a salire sul traghetto, se tutti i partiti dell' arco costituzionale oppure no. Sia M5s che Lega pare non abbiano alcuna voglia di imbarcarsi nell' avventura.
Tuttavia, nonostante siano ancora indefiniti i contorni dell' ammucchiata, circolano già varie ipotesi su chi debba guidare la pattuglia di ministri. Scartato per ragioni anagrafiche il nome di Sabino Cassese, ex giudice costituzionale che nelle scorse settimane è stato spesso chiamato in causa, ed accantonato, per indisponibilità della signora a lasciare la sua avviata attività di avvocata, il nome dell' ex ministro della Giustizia, Paola Severino, pare vengano tenuti in caldo due profili di possibili premier d' emergenza.
Il primo è quello di Giovanni Legnini, ex sottosegretario nei governi Letta e Renzi e attuale vicepresidente del Csm. Arriva dalle fila del Pd e negli anni al Consiglio superiore della magistratura è stato l' uomo di raccordo con il Viminale ma anche con il Parlamento. Dunque è uno con le mani in pasta, un po' tecnico ma molto politico, con buoni rapporti con diversi partiti.
Il profilo numero due invece è quello di Marcella Panucci, direttore generale di Confindustria. La signora ha fatto gavetta nell' associazione degli imprenditori ma ha un passato anche come consulente della stessa Severino, quando questa era al ministero della Giustizia, il che secondo alcuni la renderebbe idonea a più alti incarichi, al punto che il suo nome era circolato ai tempi di Renzi anche per l' incarico di ministro dello Sviluppo economico. Sarà così? Una cosa è certa ed è che se il 4 marzo gli elettori hanno votato per scegliere da chi farsi governare, né Legnini né Panucci sembrerebbero fare parte della rosa indicata dagli italiani.