Tonia Mastrobuoni per “la Repubblica”
In Germania, la foga dei ricollocamenti non si è placata neanche con la più grande pandemia del secolo. Il nuovo spauracchio dei profughi scappati nel Paese di Angela Merkel ha un titolo asettico: paragrafo 80 comma 4 del Codice amministrativo. Ed è un cavillo che non dovrebbe attirare solo l' attenzione dei rifugiati a Monaco o a Dortmund, a Dresda o a Stoccarda e dei loro avvocati tedeschi, ma anche dell' Italia.
Perché nasconde un trucco per rimandare indietro, alla fine dell' emergenza Covid 19, ogni 'dublinante' che si trovi ancora in Germania. Di fatto, è un espediente per sospendere il loro diritto di chiedere asilo allo scadere dei 6 mesi o dei 18 mesi canonici previsti dagli Accordi di Dublino. Per capire che si tratta di una prassi illegale, è sufficiente consultare le linee-guida della Commissione Ue pubblicate qualche giorno fa sul diritto d' asilo ai tempi del coronavirus.
Il 16 aprile Bruxelles ha preso una posizione netta sull' argomento. Ribadendo che "se il ricollocamento non avviene entro le scadenze (6 mesi che diventano 18 se il "dublinante" si rende irreperibile, ndr )", la competenza sul profugo passa al Paese che lo ospita. In altre parole, da quel momento può chiedere asilo lì. E la Commissione scrive che «in una situazione come quella determinata dall' emergenza da Covid 19, nessuna decisione consente eccezioni a questa regola». Ma secondo una fonte autorevole, il governo Merkel starebbe negoziando con Bruxelles proprio per ottenere una sospensione degli Accordi di Dublino, nel bel mezzo della pandemia.
Ricordiamolo: con la definizione "dublinanti" si inquadrano i richiedenti asilo arrivati in un Paese ma poi scappati altrove. Secondo gli accordi europei di Dublino, dovrebbero essere tutti rimandati indietro nel Paese di primo approdo (tipicamente l' Italia o la Grecia o la Spagna). Dall' esplodere della pandemia, però, tutti i ricollocamenti dalla Germania verso l' Italia, come ha raccontato per prima Repubblica , sono stati sospesi.
Per i migranti, quella della sospensione è una doppia buona notizia: finché ci sarà l' emergenza da coronavirus, non rischiano di essere espulsi. E nel frattempo si avvicina la scadenza dei sei o diciotto mesi oltre la quale potranno fare domanda di asilo in Germania. Ebbene, ricorrendo a un cavillo a dir poco tirato per i capelli, il ministero dell' Interno tedesco si è inventato un modo per sospendere quel periodo, per fare in modo che quei profughi vengano rimandati in ogni caso in Italia, non appena l' emergenza da pandemia sarà finita, e che sfumi ogni loro chance di restare in Germania.
Il paragrafo 80 comma 4 stabilisce che una scadenza possa essere congelata quando ci siano dei processi in corso. E viene applicata normalmente ai contratti edilizi o ad altre fattispecie lontanissime dal diritto di asilo. Ma nella lettera che molti profughi stanno ricevendo in questi giorni, quella norma del diritto amministrativo viene collegata agli Accordi di Dublino.
Nel caso abbiano dei processi in corso - e la stragrande maggioranza li ha, perché fanno ricorso contro i ricollocamenti - la lettera li avverte che i loro sei o diciotto mesi sono congelati. Gli avvocati si sono precipitati a consigliare ai profughi di ritirare i ricorsi, ma nel frattempo il ministro dell' Interno Horst Seehofer sta trattando anche a Bruxelles per cancellare le eccezioni chiaramente stabilite durante la pandemia.
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