FABIO RUBINI per Libero Quotidiano
Da uno come Beppe Grillo, entrato in politica con un vaffanculo, non è che t' aspetti ragionamenti alla De Gasperi. Anzi, il comico di Genova nel corso degli anni ci ha abituato ad un linguaggio piuttosto ruvido anche nei confronti dei suoi stessi adepti. Per questo l'ultima uscita fatta sul suo blog, non stupisce tanto per il linguaggio quanto per il significato politico delle parole scelte, come sempre, non casualmente.
In un post dal titolo "Virgì, Roma nun te merita", il capo spirituale del Movimento Cinquestelle di fatto invita la sindaca di Roma a non ricandidarsi, pur riconoscendone i meriti. Certo, Grillo non lo dice espressamente e affida il suo pensiero a un "sonetto" in romanesco (che in realtà assomiglia più una lunga lettera) scritto da Franco Ferrari, nel quale dalla prima all'ultima riga si insultano i romani detrattori della Raggi.
INSULTI GRATUITI L'autore li chiama «gente de' fogna» e dice loro «sète proprio infami». Il senso politico del discorso però sta tutto nel già citato titolo e nelle prime parole del sonetto.
Eccole: «A Virgì, pija na valigia, tu fijo, tu marito, famme un fischio, che se n'annamo via da sta gente de fogna». E dopo aver magnificato le doti della sindaca e tutte le cose fatte per Roma (compreso aver acquistato autobus con aria calda e fredda...) Ferrari-Grillo torna a incitare la Raggi alla fuga: «ve dico che l'onesti (cioè la Raggi e i Cinquestelle, ndr) dovrebbero pijà e valige, e annassene, abbandonà sta città bella e zoccola». Parole che non lasciano dubbi sul fatto che a Roma Grillo abbia intenzione di alzare bandiera bianca. E dire che solo pochi mesi fa lo stesso leader aveva promosso una campagna per difendere la Raggi e rilanciarle l'immagine un po' sbiadita.
Se da un lato Grillo, attraverso lo scritto di Ferrari, riconosce a Virginia l'onore delle armi, allo stesso tempo certifica il fallimento dell'esperimento amministrativo romano e un po' di tutto il Movimento, che in questi anni non ha saputo trasformarsi, almeno sul territorio, da forza di rottura a forza di governo.
Un po' sul modello della Lega, che anche nei momenti di difficoltà elettorale ha sempre potuto contare su una squadra di sindaci ben voluti e preparati che hanno sempre saputo tenere alta la bandiera del Carroccio. Proprio questa incapacità a governare le città rischia di essere la pietra tombale su un movimento che, da quando è al governo del Paese, ha visto i suoi consensi dimezzarsi. quanti fallimenti
Del resto dalle Alpi alla Sicilia non c'è stato un sindaco grillino che si sia particolarmente distinto. L'unico ad essere stato rieletto è stato Federico Pizzarotti a Parma, che però aveva lasciato anni prima il Movimento in forte polemica con Beppe Grillo. Per il resto niente di niente. A Livorno Filippo Nogarin non si è più ricandidato (oggi, guarda il caso, è consulente della Raggi).
beppe grillo con roberto fico e virginia raggi
A Torino la Appendino, dopo essersi fatta escludere dai Giochi invernali 2026 e aver perso una serie infinite di manifestazioni a favore della Lombardia, medita la non ricandidatura, anche perché ad ogni consiglio comunale deve mettersi lì col pallottoliere per capire se riuscirà ad avere una maggioranza. L'uscita di Grillo ha fatto infuriare un po' tutti, dal Pd al centrodestra, compresa la Raggi che in serata, pur ringraziando Franco Ferrari, spiega: «Quel "gente de fogna" non mi piace. Lo so che ti riferisci a chi ruba o incendia ma, se puoi, toglilo.
Di una cosa sono fiera - scrive Virginia -, nel mio ruolo sono il sindaco di tutti i romani, soprattutto di chi mi critica». E ancora: «Amo Roma con tutta me stessa: questo mi fa andare avanti insieme all'affetto di tutti voi...». Che la Raggi voglia sfidare Grillo e ricandidarsi?
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