Marco Antonellis per “Italia Oggi”
A Palazzo Chigi preferiscono non schierarsi in vista delle prossime regionali. Giuseppe Conte preferisce il silenzio ed evitare di scendere in campo apertamente in modo da non dover passare come capro espiatorio in caso di sconfitta. «Meglio che se la vedano tra 5Stelle e Pd» il refrain che circola in queste ore. Anche perchè i sondaggi non promettono nulla di buono pure se la vittoria del centrodestra non è affatto scontata. Per questo, a quanto si apprende, il Premier eviterà di fare campagna elettorale, almeno nei modi più classici con eventi e incontri.
Certo, la terra natia «chiama» e una disfatta in Puglia non passerebbe certamente inosservata dalle parti della presidenza del Consiglio: ecco perchè questa regione è considerata l'Ohio d'Italia e potrà fare la differenza tra la vittoria e la sconfitta. Anche per quanto riguarda i mancati accordi tra Pd e 5Stelle, Conte preferisce rimanere al di fuori della mischia; «Ha fatto un doveroso appello all'unità ma niente di più» fanno notare fonti di governo, proprio per tenersi alla larga dalle faccende interne di due partiti che dopo le elezioni, in caso di sconfitta, potrebbero darsele di santa ragione e mettere a repentaglio la tenuta stessa del governo.
In realtà le preoccupazioni vere del premier, più che dal risultato delle elezioni dalle quali vuole starne alla larga il più possibile, riguardano l'apertura della scuola: da Palazzo Chigi fanno sapere che su questo punto non si potrà sbagliare. Insomma l'anno scolastico dovrà aprirsi regolarmente e senza intoppi. Anche perchè sarebbe insostenibile politicamente rinviare l'apertura delle scuole il 14 e poi andare a chiedere il voto agli italiani appena una settimana dopo, il 20 e il 21 settembre.
luigi di maio al matrimonio di valeria ciarambino
Se i sondaggi già ora non sono buoni, andare al voto senza la regolare apertura delle scuole per il governo potrebbe essere devastante. Tanto che nelle triangolazioni tra Palazzo Chigi e il Pd si sta già studiando la «linea Maginot» oltre la quale non si potrà andare: è quella del 4 a 2. È questa la linea del governo per evitare che dopo l'estate si scateni la tempesta perfetta. La parola d'ordine è quella di non perdere con oltre 2 regioni di scarto. Ma la situazione è tesa: in Veneto e Liguria non dovrebbero esserci problemi per il centrodestra così come nelle Marche e forse anche in Puglia dove Fitto sembra aver sopravanzato Emiliano. Il Centrosinistra tiene invece in Toscana e Campania.
Ricapitolando, un 3-3 sarebbe un risultato accettabile per Conte e Zingaretti mentre un 4-2 costituirebbe un problema politico per entrambi. Intanto nel Pd, anche dopo l'irritazione del ministro degli esteri per essere stato tirato in ballo, continuano a sospettare di Luigi di Maio: al Pd non credono assolutamente che il no alle alleanze nelle Marche sia scaturito dal veto di Crimi.
«Quindi l'assassino sarebbe il maggiordomo?», commentano sarcastici. Sono in pochi, infatti, a credere che non sia proprio Di Maio il vero mandante degli accordi saltati in tutte le Regioni (esclusa la Liguria) con l'obiettivo di indebolire il governo Conte. Per molti c'è una trama politica che si sta dispiegando da un paio di mesi a questa parte e che dopo il voto del 20 e 21 settembre potrebbe prendere forma e sostanza. È una trama che vede Luigi Di Maio come il nuovo interlocutore dei progressisti. I suoi rapporti con Zingaretti sono molto solidi, ma sempre meno di quelli che l'ex capo politico dei grillini intrattiene da tempo con Franceschini, Guerini e Rosato.
GIUSEPPE CONTE E MICHELE EMILIANO
Di Maio è tornato a dare le carte, è evidente, e ha scelto di aprire un dialogo con il Pd, forte dell'amicizia ritrovata anche con Giuseppe Conte (i due erano stati visti e cena prima delle vacanze). Con il suo cambio di passo verso i dem ha saputo riprendersi la scena, dimostrando una certa stoffa politica. La trama che va delineandosi in vista delle regionali vede infatti già vincitori e sconfitti, vittime e carnefici. In Liguria con ogni probabilità sarà una Caporetto per il governo. Perderanno il premier e tutta la coalizione giallorosa. In Puglia Pd e M5S correranno divisi. Una sconfitta di Emiliano è possibile.
E chi ha già perso in questo caso è stato Giuseppe Conte. La Puglia è la sua terra di origine, aveva provato a convincere la candidata 5 Stelle a lasciare e la risposta è stata lapidaria, segno che «Giuseppi» non convince e che la distanza tra il gradimento e il vero consenso è cosa seria. Se non riesce ad influenzare nemmeno le logiche interne ai 5 Stelle, beh allora per Conte la strada è piuttosto in salita.
In Toscana una possibile vittoria della Lega potrebbe segnare la fine dell'era Zingaretti, anche se al momento non ci sono segnali che portano in questa direzione se non qualche piccola schermaglia interna al partito. In Campania vincerà De Luca con il M5S che terrà botta intorno al 14% con la candidata dimaiana Ciarambino. Se la stessa percentuale dovesse premiare anche la Laricchia in Puglia (altra dimaiana) l'unico a cantar vittoria da queste amministrative potrebbe essere proprio Luigi Di Maio. L'unico ad essere riuscito dove Conte, appunto, non ha potuto.
Nella sua terra, a Pomigliano, l'intesa tra Pd e M5S infatti è stata sancita. Non solo, all'angolo ma non troppo c'è anche l'esito, quasi scontato, del referendum sul taglio dei parlamentari. Un'altra possibile vittoria di Di Maio. Ebbene, di fronte a questo scenario chi avrà terreno da recuperare saranno, forse, proprio Zingaretti e Conte, in vista di un rimpasto che sembra sempre più inevitabile.
Da tempo Zingaretti chiede un ridimensionamento di Conte, tanto da aver già proposto a qualcuno di reintrodurre i due vicepremier. Solo questo gli permetterebbe di riprendere fiato nel partito. E, in questa ipotetica cornice, dopo il 20 e il 21 settembre nulla sarà più possibile senza la sponda di Luigi Di Maio. Sarà lui, di nuovo, a dare le carte, magari stavolta insieme a Dario Franceschini e Lorenzo Guerini.