E' nata una stella ai #Mondiali di #nuoto di #Gwangju!!
La quattordicenne azzurra Benedetta #Pilato ha vinto la medaglia d'argento nei 50 rana ???
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— RaiSport (@RaiSport) 28 luglio 2019
Giulia Zonca per “la Stampa”
La Nazionale esce a festeggiare nell' ultima sera dei mondiali e Benny resta in camera. Troppo piccola per il party di chiusura però Benedetta Pilato non dorme comunque. Parla con chi capita, telefona al tecnico rimasto a casa, condivide i video della medaglia: un argento flash sbucato fuori da 30 secondi di irresistibile rana.
Ha parlato con i sui genitori?
«Non ancora. Mia madre mi ha scritto "cosa combini Benny?", mio padre mi ha mandato complimenti che mi tengo stretta».
Lui era preoccupato del nuoto ad alto livello. E adesso?
«È disorientato e inseme contento per me».
Quattordici anni e subito sul podio. La rana però è nota per essere imprevedibile, tante bimbe spariscono.
«La rana è strana, dicono che sia un po' pazza e quindi è adatta a me, speriamo di non sparire ma non me ne preoccupo, colgo l' attimo. Quando ho iniziato, a 5 anni, mia madre prima mi ha portato a una lezione di danza. Non ero proprio io lì, in acqua sento una forza speciale».
Che cosa è lo sport per lei?
«Non tifo, non guardo niente in tv, non conosco il nome dei campioni... lo sport è l' argento che ho nello zaino».
E le Olimpiadi?
«Un sogno, ma faccio i 50 rana e non ci sono. Lavorerò sui 100 e se non dovessi fare il salto di qualità che serve in tempo per Tokyo vorrà dire che i miei Giochi saranno i prossimi».
Prima telefonata dopo l' argento?
«Al mio tecnico Vito D' Onghia che non era in Corea ma mi ha seguito lo stesso minuto per minuto. Mi ha detto che l' ho reso orgoglioso e che si è emozionato. Sento i brividi ogni volta che rivedo o ripenso a questi 50 metri magici».
Film preferito?
«"La vita è bella", l' ho visto in quinta elementare e poi altre due volte, mi commuovo di continuo».
Quanto sta sui social?
«Solo su Instagram, sono patita, mi piace mettere le storie di quel che succede, mi fa sentire in mezzo al mondo».
Segue i suoi amici o la gente famosa?
«Da quando sto in Nazionale i miei amici sono la gente famosa. Non mi aspettavo di integrarmi così bene e di divertirmi così tanto».
Ha iniziato a vincere medaglie prima di Federica Pellegrini.
«Il paragone vale solo sulla precocità, credo. Abbiamo tifato insieme in Corea, è stato bello. L' immagine che mi porto a casa non è il mio podio, è la tribuna con la squadra il giorno degli ori di Fede e Greg».
Che cosa ha rubacchiato da Pellegrini e Paltrinieri?
«Vorrei avere la stessa tranquillità. Fede ha detto che era tesissima prima dei 200 stile libero, ma non se ne è accorto nessuno».
Lei era tesa prima dei 50 rana?
«Un po', non molto. Ma avevo paura di sbagliare e un sacco di pensieri per la testa».
Si allena in provincia di Taranto, in una piscina da 25 metri. Orgoglio del Sud?
«C' erano tre pugliesi in questo Mondiale e mi fa piacere, ci sta che questa medaglia abbia aperto gli occhi a tanta gente, come dire "ci siamo anche noi", va bene.
Però Sud o Nord, il posto dove nasci non racconta chi sei. Non parlo dialetto, non sono religiosa, sono italiana e basta. E rappresentare il mio Paese con quell' argento è stato fantastico».
Ora cambierà qualcosa?
«I miei compagni di classe mi hanno scritto "si parla solo di te". Non voglio che cambi nulla, sono senza pressione e senza ansie: solare. Mi dicono sempre che so trascinare».
Ai Mondiali jr torna tra i ragazzi. Meglio la sua dimensione o le mancheranno i grandi?
«Alla fine, a Gwangju sembravamo un po' tutti bambini».
Già pronta per un tatuaggio che ricordi l' argento?
«No, sono troppo giovane: non sono ancora sicura di che cosa vorrò ricordare per tutta la vita».
PRATICANTI
Valerio Piccioni per la Gazzetta dello Sport
Ciak, si nuota. Lo fanno poco più di un quinto degli italiani che praticano lo sport in modo «continuativo» e «occasionale». La percentuale cresce fra le donne, passando dal 21,1 della media generale al 26,8 per cento (dati Istat del 2015).
Secondo un altro rilevamento, quello realizzato da Ipsos-StageUp nel 2016, i tuffi in piscina sono addirittura più avanti del calcio: 4.169.000 rispetto a 3.952.000 praticanti. Dati che danno l' idea di un movimento fortissimo, ormai da anni stabile su quei livelli percentuali.
A livello, invece, di tesserati alla federazione, nel 2017 il nuoto è finito settimo a quota 163.307, quasi 10mila in più rispetto al 2016. Tutti questi numeri, però, non rendono giustizia ai grandi protagonisti della pratica natatoria in Italia: i bambini.
Il nuoto è davvero il re dell' attività sportiva nell' età dell' asilo e della primaria. Sempre, secondo la stessa ricerca Ipsos, il 24 per cento di quei quattro milioni di nuotatori è concentrato nell' età fino a 11-12 anni. Più di un milione di bambini vanno in piscina, una cifra enorme. Che consente, evidentemente, di avere a disposizione un potenziale invidiabile per intercettare un talento.
Anche se sui numeri siamo degli impianti siamo dietro: secondo una ricerca di Assopiscine, in Italia c' è una piscina pubblica ogni 19mila abitanti, in Germania siamo a una su 5.460. E il divario cresce fra gli impianti privati.
Secondo una ricerca pubblicata da Nomisma e UniSalute nell' ottobre del 2018, nell' età della scuola elementare il 30 per cento dei bambini sceglie uno sport acquatico (nell' inchiesta era comunque possibile la risposta multipla). La piscina è un luogo che piace.
Non soltanto in acqua, ma anche fuori: ai bambini, ma pure - soprattutto - ai loro genitori.
Nella scuola primaria, il calcio è dietro. Quando, invece, si alza l' età (dalle medie alle superiori), il fascino delle bracciate perde colpi (scendiamo al 14 per cento), ma intanto si è consolidato un vivaio di grandi dimensioni che ha portato in alto il nostro nuoto fino ai giorni di Gwangju. Da Federica a Benedetta, passando per Simona.