Antonio Barillà per "la Stampa"
«Ce sont les meilleures équipes»: l'inno della Champions comincia così, ricorda la meraviglia di uno spettacolo d'elite. Figurarsi adesso che i gironi sono alle spalle e si ricomincia con sedici squadre, le più grandi seppur con blitz ribelli - mai il Salisburgo era arrivato fin qui - e assenze imprevedibili e pesanti: negli ultimi ventun'anni, il Barcellona era sempre stato protagonista. I blaugrana sono scivolati in Europa League - debutteranno a Napoli giovedì -, c'è però Messi che ha cambiato maglia dopo 778 presenze e 672 e gli ottavi li gioca con il Psg.
Il dream team francese inaugurerà stasera gli ottavi, aggrappato all'ambizione di arrivare in fondo e assalito dall'inquietudine di un addio precoce, perché l'urna ha assegnato il Real Madrid, altra corazzata, altra favorita. «Per nome, giocatori e qualità, potrebbe essere una finale di Champions» dice il tecnico Pochettino aspettando l'andata (ore 21, diretta su Canale 5): «Al di là di tutto, pur considerando lo sforzo del club di mettere insieme una rosa per realizzare il sogno tanto atteso, noi siamo ancora gli sfidanti. Non saremo però vittime sacrificali».
Per Messi sarà un derby, per Ancelotti e Hakimi un tuffo nel passato, per Mbappé promesso blanco una finestra sul futuro: emozioni frullate dentro una partita così scintillante da oscurare l'altra in agenda, Sporting Lisbona-Manchester City: pronostico più semplice, al netto dell'imponderabilità del pallone, benché Guardiola mantenga un basso profilo. «I portoghesi - ricorda - hanno superato la fase a gironi contro Ajax e Borussia Dortmund: se li hanno battuti è perché sono bravi e guardandoli di recente sono rimasto colpito da quanto sono belli. Noi siamo felici di essere agli ottavi: fare meglio della scorsa stagione non è facile».
Domani altra partita teoricamente sbilanciata - il Bayern Monaco, per tradizioni e tecnica, surclassa il Salisburgo - e prima italiana in campo, l'Inter, in un affascinante confronto con il Liverpool: tattica contro intensità, sintetizza il doppio ex Rafa Benitez, chiarendo che i Reds non sono strafavoriti come vuole l'immaginario collettivo.
La seconda italiana in corsa - oltre all'Atalanta è uscito il Milan, senza nemmeno la consolazione dell'Europa League - sarà di scena invece martedì prossimo a Vila-Real: da due anni gli ottavi segnano il capolinea bianconero in Europa, Allegri che fu l'ultimo a superarli immagina un percorso ben più lungo, non ha più Ronaldo però ha trovato Vlahovic che si prepara al battesimo nella competizione.
È favorita, la Juve, contro la settima di Spagna, come il Chelsea campione in carica lo è sul Lilla, ma l'esperienza delle eliminazioni con Olympique Lione e Porto suggerisce prudenza. Il Ronaldo perduto dalla Juve, proverà a trainare il Manchester United in casa dell'Atletico Madrid: un'opportunità per abbandonare anche il tunnel personale, evadere dal periodo forse più nero della carriera acuito dallo strappo con Rangnick in cui sguazzano i tabloid in questi giorni. Infine, Benfica-Ajax, poche pressioni ma tanta qualità: ce sont les meilleurs équipes.