DAGOFLASH!
INTERVISTA A ANDREA ABODI
Estratto dell'articolo di Simone Canettieri per www.ilfoglio.it
andrea abodi foto di bacco (2)
“Vorrei sgomberare il campo da qualche equivoco”. Siamo qui per questo, ministro Andrea Abodi. “Qualcuno pensa più alla propria esposizione esterna che allo sport. Addirittura c’è chi mette in mezzo, senza motivo e sbagliando, il Quirinale. Bene, questo lo trovo eccessivo e poco rispettoso delle istituzioni. E’ come se io mi vantassi dei rapporti che ho con il presidente della Repubblica”.
Dietro la collina delle nomine delle aziende di stato, c’è Sport e Salute: la cassaforte dello sport italiano, circa 360 milioni di euro di contributi all’anno gestiti su un totale di 410. Una scatola magica: di potere, di relazioni, di consenso.
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Finora Sport e Salute è stato il regno di Vito Cozzoli, capo di gabinetto dei ministri del M5s Luigi Di Maio e Stefano Patuanelli, poi nominato presidente e ad della società dal governo Conte II. Grand commis di stato con rubrica del telefono alla Gianni Minà.
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giovanni malago foto mezzelani gmt006
La faccenda non è secondaria. La destra al governo, salvo scossoni, accompagnerà l’Italia al più importante evento della sua storia recente: le Olimpiadi invernali di Milano e Cortina in programma nel 2026 in due regioni a guida leghista come Veneto e Lombardia. La nomina interessa – eccome – anche al Coni. E dunque a Giovanni Malagò, papa dello sport italiano, con affaccio sulla sua San Pietro: il Circolo canottieri Aniene. Il presidente del Coni e il ministro dello Sport vanno d’amore e d’accordo, al punto che si narra, ma bisogna fare la tara alla romana, di quotidiane colazioni insieme. Abodi reclama autonomia, perché dice che “nella sua vita ne ha viste tante, e che non si fa spaventare dalle pressioni”. Anzi, aggiunge che vuole “decidere nel nome dello sport, solo in quello”. E però da settimane, dalle sue parti, non si parla d’altro.
Il ministro, punzecchiato dal Foglio, non si sbilancia sui nomi che andranno a dirigere e a presiedere Sport e salute, società controllata anche dal ministero dell’Economia, e dunque dal leghista Giancarlo Giorgetti. “Vorrei fare un passo per volta, cercando di non sbagliare”. I nomi che girano nel frullatore sono tantissimi e messi in giro ad arte per essere bruciati. L’ultima indiscrezione porta all’avvocato Giorgio Fraccastoro, specializzato nel contenzioso amministrativo e nella consulenza stragiudiziale, già collaboratore della società contesa. Poi si è parlato di Francesco Zicchieri, deputato nella passata legislatura eletto con la Lega e poi finito con Italia viva.
vito cozzoli e giancarlo giorgetti foto mezzelani gmt 027
L’unico su cui Abodi si permette di intervenire (“ho letto di questo nome, ma non sarà lui”). Si sa della candidatura di Giuseppe De Mita, figlio dello scomparso Ciriaco, una vita a cavallo fra lo sport (è stato addetto stampa della Lazio di Cragnotti e dopo dieci anni direttore generale del club, poi manager all’Avellino e alla società di procuratori Gea) e la comunicazione, visto che è tra i fondatori di Acme. Ora siede nel cda di Cinecittà spa. “E’ un nome valido”, dicono dal ministero. Dove nonostante tutto non cassano ancora la riconferma di Cozzoli, magari come presidente. Volteggiano nell’aria anche i nomi di Michele Uva, manager Uefa considerato vicino al Pd, e Riccardo Andriani, una vita a destra, iniziata con Pino Rauti. Abodi, come ne esce? “Farò la sintesi migliore per lo sport, al di là di chi si agita, e prima certo ne parlerò con Giorgia”. Dentro FdI sono in molti a sfogarsi: “Il ministro non ci risponde nemmeno al telefono”.
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