COSA MANCA A SINNER PER VINCERE UNO SLAM? “DEVO METTERE SU UN PO' DI MUSCOLI E MIGLIORARE NEL SERVIZIO” – DOPO AVER DATO FILO DA TORCERE A ZVEREV, JANNIK PREPARA ROMA E PARIGI – LA RIVALITA’ CON ALCARAZ, L’ADDIO A PIATTI, IL RAPPORTO CON IL NUOVO COACH SIMONE VAGNOZZI - "LA MIA FORZA? NON HO PAURA. TEMO SOLO GLI INSETTI, I RAGNI, I FILM HORROR. A VOLTE MI CHIEDO DOPO LA PANDEMIA E QUESTA GUERRA TREMENDA CHE COSA CI ASPETTA" – E SUI I CAPELLI TROPPO LUNGHI… - VIDEO

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Stefano Semeraro per “la Stampa”

 

Jannik Sinner entusiasma anche quando perde. Per il modo in cui sa stare in campo, per la grinta che ci mette. Perché anche se ha i piedi piagati non si lamenta, continua a giocare, a cercare di vincere. Questa settimana, dopo la sconfitta nei quarti di Monte-Carlo la passerà ad allenarsi in vista dei grandi appuntamenti sul rosso.

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Obiettivo Roma e Parigi.

 

Jannik in campo lei sembra non avere paura. Bjorn Borg, una volta ritirato, ha confessato che in campo tremava anche lui, ma che era bravissimo a nasconderlo. Anche lei maschera le sue emozioni?

«Sento la tensione, come tutti. La paura no. Quella mi capitava di provarla, un pochino, quando mi buttavo giù dalla montagna con gli sci, in discesa libera. Nel tennis no».

 

Soprattutto mai nei punti decisivi

«Per me è lì che esce il vero carattere di un giocatore. A me viene naturale tirare forte quando c'è il punto che conta. Anche se a volte dovrei imparare a metterci più rotazione».

 

Che cos' è allora che le fa paura?

«Cose che magari le sembreranno banali: gli insetti, i ragni, i film horror».

 

Il suo rivale Alcaraz ha sudato freddo all'esame per la patente.

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«Un po' anch' io, ma solo alla teoria. Con la pratica me la cavo bene. Mi piacciono la velocità, le macchine, le gare in kart».

 

Abita a Monte-Carlo, ha provato ad accelerare alla St-Devote?

«No, dai, c'è un sacco di gente, non si può».

 

Una sfida con Leclerc?

«Mi piacerebbe incontrarlo, ma ancora non è capitato».

 

Il mondo le fa paura?

«Mi fa paura quello che non posso, anzi che non possiamo controllare. Quando sono stato per la Coppa Davis in Slovacchia ho pensato che non eravamo poi lontani dai bombardamenti. Io sto bene, sono un ragazzo sereno, ma a volte mi chiedo dopo la pandemia e questa guerra tremenda che cosa ci aspetta Vorrei dare una mano, ma non è facile».

 

Abita a Monte-Carlo dove ci sono anche altri italiani: fate vita comune?

«Nel mio palazzo ci sono anche Musetti e Bolelli, Berrettini sta in un altra zona, ma non capita spesso. Anche perché di giorno mi alleno e la sera voglio staccare e starmene da solo. Un po' di Netflix o Fornite per rilassarmi e chattare con gli amici».

 

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È figlio di ristoratori. Per conquistare una ragazza che cosa cucinerebbe?

«Cose semplici, fatte bene.Non sono un grande chef, però se faccio una pasta con il pomodoro, la pummarola e il soffritto li faccio io. Mi riesce bene anche il pollo fritto, o con le patate cucinato al forno. Da piccolo ero bravo con le torte ripiene alla crema e con i muffin».

 

È uno abituato a farsi le cose da solo: una volta si incordava anche le racchette.

«Facevo anche delle gare. Io avevo una macchinetta piccola, dove bisogna fare qualche passaggio in più, ma se mi impegno ci metto una ventina di minuti per racchetta» Non male.

Dalla stagione sulla terra rossa dopo Monte-Carlo che cosa si aspetta?

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«Una stagione breve, ma intensa. Sono partito meglio dell'anno scorso, quando a Monte-Carlo battei Ramos e mi fermai al secondo turno con Djokovic. Stavolta ho perso nei quarti contro il numero 3 del mondo, Zverev e anche Rublev lo devi battere. Insomma non è stato un tabellone facile. Mi servirà anche per mettere su un po' di muscoli, che non fanno male».

 

Meglio Wimbledon o il Roland Garros?

«Sull'erba ho giocato pochissimo, e mai da junior, sono curioso anch' io di vedere come la gestisco. A Parigi ho già fatto quarti e ottavi, perdendo sempre da Nadal. È una superficie su cui ho più esperienza, quindi dico il Roland Garros. Poi non vedo l'ora di giocare a Roma, anche se manca quasi un mese».

 

Finalmente davanti ad un pubblico al completo. Dalle Atp Finals in poi l'abbiamo vista cercare più spesso il sostegno dei tifosi.

«È la cosa che mi piace di più in assoluto. Giocare in casa ti mette un po' più di pressione, è vero. Dall'altra parte, però, quando urlano il tuo nome è una sensazione fantastica. E il pubblico può davvero tirarti su e farti vincere una partita quando sei in crisi, mi creda»

 

A che punto siamo con il servizio?

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«È il colpo su cui devo lavorare, lo so. Ora servo già un po' più forte, è bastato intervenire su qualche piccolo dettaglio, contro Carreno Busta a Miami ad esempio ho fatto 15 ace, e non mi era mai capitato. Ma ci sono altre cose».

 

Ad esempio?

«Il tocco di palla, lo slice di rovescio o le smorzate. Devi allenarle, non puoi giocarle solo in partita, anche se non saranno mai il mio punto forte».

 

Sente più la competizione con i grandi vecchi o con i coetanei?

«Con i coetanei, è normale. È bello avere tanti giocatori nuovi, con tanti stili diversi. Dai grandi possiamo invece imparare ancora tanto solo guardando quello che fanno».

Alcaraz scommette su una futura, grande rivalità con lei. D'accordo?

«Potrebbe essere, ma potrebbe arrivare anche qualcun altro. O magari sarà una rivalità a tre o a quattro. Non si può dire, è troppo presto».

 

Fra due anni, presenti esclusi, chi ci sarà al vertice del tennis?

«Allora: Alcaraz, che però arriverà anche prima di due anni. E Berrettini. Poi Stefanos Tsitsipas, Sascha Zverev e Felix Auger Aliassime».

 

Ha raccontato che ha lasciato il suo storico allenatore Piatti perché aveva bisogno di qualcosa di diverso. Qual è la cosa che le ripete più spesso il nuovo coach Simone Vagnozzi?

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«Gioca con il 100 per cento di quello che hai. Sto provando a farlo in ogni partita, a cavarmela anche se non sono al massimo fisicamente o non è giornata. Se non ti funziona il servizio, puoi sempre provare con il diritto, il rovescio, la volée»

 

I capelli non se li taglia perché così rossi e ricci sono un marchio di fabbrica?

«No, no, macchè, devo andare Sono troppo lunghi. Sto rimandando da troppo tempo»

 

Lei tifa Milan. Quest' anno sente lo scudetto vicino?

«Speriamo. Non è semplice, però. In tv guardo tutte le partite, se posso vado anche allo stadio. È stato bello visitare Milanello e conoscere tutti i giocatori». I suoi preferiti? «Ibra, ovviamente. Ma mi piace anche Sandro Tonali. Lo conosco un po', è giovane, un gran bravo ragazzo come anche Florenzi».

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Lei alto come è, e con la sua determinazione, potrebbe essere un centravanti di sfondamento, magari un difensore centrale

«Senta, lasciamo stare. A calcio sì che avrei paura di fare brutta figura. Meglio che continui a giocare a tennis e che il calcio lo guardi da spettatore».

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