UN DUELLO A MUSETTI DURO - LORENZO MUSETTI ENTRA TRA I TOP 40 NELLA CLASSIFICA TP DOPO LA VITTORIA SU CARLOS ALCARAZ AL 500 DI AMBURGO - IL 20ENNE AZZURRO HA BATTUTO IL NUMERO 5 ATP, ALLA PRIMA FINALE PERSA IN CARRIERA, IN DUE ORE E 46 MINUTI - LA SFIDA TRA I DUE POTREBBE DIVENTARE UN CLASSICO DEL TENNIS DEL FUTURO: "MI RICORDO LE PRIME VOLTE CHE CI SIAMO INCONTRATI DA NEI TORNEI JUNIORES. ORA NON SIAMO CERTO VECCHI, MA CREDO CHE DI MATCH COME QUESTI NE GIOCHEREMO ALTRE, NEI PROSSIMI ANNI…"

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Stefano Semeraro per “La Stampa”

 

Era la domenica di fuoco del nostro tennis, non solo per ragioni climatiche, con tre italiani sparsi in tre finali - mai successo prima - fra Gastaad, Amburgo (Atp) e Palermo (Wta), e la festa vera l'ha organizzata Lorenzo Musetti.

 

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Un party pirotecnico, perchè il Muse - da oggi n. 31 del mondo, il 28° italiano dell'era Open a entrare fra i top 40 - per vincere il suo primo torneo Atp ha scelto il nobilissimo 500 del Rothembaum di Amburgo (data di nascita 1892), dove in passato hanno trionfato anche Pietrangeli, Bertolucci e Fognini, battendo in tre set il bambino prodigio Carlos Alcaraz (6-4 6-7 6-4), 19 anni, numero 5 atp, che in cinque finali giocate prima di oggi non aveva mollato neppure un set.

 

Un ballo del debuttante spettacolare anche per come Lorenzo lo ha vinto. Due ore e 46 minuti di menù degustazione, angoli, variazioni, duelli sottorete, passanti tirati con il collimatore, rovesci in controbalzo, servizi potenti o velenosi come crotali; insomma il tennis Musetti Style, alla faccia dell'educatissima ferocia del niño di Murcia.

 

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Il primo set Lorenzo lo ha asportato con destrezza ad un Alcaraz fallosetto; nel secondo ha scialato 5 matchpoint, due sul 5-4 - nonostante la «grazia» del giudice di sedia su un doppio rimbalzo - e tre consecutivi sul 6-3 del tie-break: una botta che avrebbe tagliato le gambe a chiunque, compreso il Musetti più fragile di qualche mese fa. Il terzo l'ha cucinato da campione, con una concentrazione commovente, punto su punto contro Carlito che con un paio di invenzioni (vedi una contro-smorzata impossibile nel primo punto del tie-break) aveva ritrovato garra e precisione.

 

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Poi un break chirurgico al decimo game e via, a piangere un po' fra le braccia e le lacrime adulte di coach Tartarini, il suo secondo babbo, il burbero dal cuore ballerino che dietro agli incanti e alle scivolate di Lorenzo ha lasciato anni di serenità. «Finalmente sono riuscito a farlo piangere», ha detto Lore, che la vittoria ha voluto dedicarla alla nonna: «Con lei ho un rapporto speciale, e se non le ho fatto venire un infarto stavolta».

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A vent' anni - perché tanti ne ha Lorenzo - una vittoria della maturità, della tenuta mentale, della tigna. Le delicatessen di rovescio gli vengono naturali, se le porta da casa come certe mattane (il servizio da sotto con cui ha sprecato un matchpoint in semifinale). La solidità da top ten esibita ieri se l'è costruita anche attraverso una dose di sofferenza, le critiche ad ogni passo falso, l'infortunio che dopo Monte-Carlo lo ha costretto a ritirarsi dalla finale di Madrid e a saltare Roma, spezzandogli il ritmo della stagione. Il suo è un tennis bellissimo da vedere ma complicato da mettere a punto.

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Nell'operazione lo hanno aiutato anche il consigliere Umberto Rianna e il preparatore Roberto Petrignani- gentilmente offerti dalla Fit -, il resto ce lo ha messo lui. Il risultato per ora è una delle partite più belle dell'anno, contro il nuovo-antico rivale Alcaraz. «Mi ricordo le prime volte che ci siamo incontrati da nei tornei juniores - gli ha detto Lorenzo - Ora non siamo certo vecchi, ma credo che di match come questi ne giocheremo altre, nei prossimi anni». Per nostra fortuna.

 

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