Carlos Passerini per il Corriere della Sera
Ce n'è uno pure in Transnistria, il Paese che non esiste: Roberto Bordin, 51 anni, in gioventù buon mediano con Atalanta e Napoli, per cinque anni dal 2010 al 2015 vice di Mandorlini al Verona. Oggi, dopo aver piegato anche un tumore alla tiroide, è il rispettatissimo allenatore dello Sheriff Tiraspol, secondo nella Divizia Nationala, la serie A moldava, e da qui a fine campionato se la giocherà col Milsami Orhei per i preliminari di Champions.
Un figurone, uno dei tanti in giro per l'Europa per una categoria che è senza dubbio l'unica autentica e indiscutibile eccellenza del nostro per il resto sgarrupato movimento calcistico. I nostri tecnici sono dappertutto semplicemente perché sono i migliori - spiegava al Corriere quest'estate Renzo Ulivieri, decano dei mister italiani di cui è presidente -. Sotto il profilo tattico nessuno ci può insegnare nulla, sappiamo lavorare sulla testa e in più finalmente parliamo l'inglese. Ora non abbiamo più rivali.
Gli italiani continuano insomma a farlo meglio, anche se rispetto al 1986 - quando Madonna indossava la famigerata t-shirt con la scritta Italians do it better - abbiamo cambiato specializzazione, dal campo alla panchina, e non è un caso che molti di coloro che furono protagonisti nell' età dell' oro del nostro pallone da calciatori oggi siano diventati magnifici allenatori.
Impressiona un dato: la scuola italiana è al comando di quattro dei primi 5 campionati europei, inclusa la Liga dominata dal Real Madrid di Zinedine Zidane, che ha più volte ammesso come nel suo processo di apprendimento del mestiere siano stati decisivi bottega (da voi ho imparato tutto) e soprattutto maestri italiani. Primo fra tutti Ancelotti, uno dei pochissimi che parlava bene di Zizou già un anno fa, quando Florentino Perez ingaggiava l'ex fuoriclasse fra lo scetticismo generale.
ANTONIO CONTE E MASSIMO CARRERA
A proposito di Carletto e del Bayern, dopo un periodo complicato nel quale una buona parte della stampa tedesca - nel complesso fra le più severe d' Europa - gli aveva mosso robuste critiche sulla gestione della squadra, trattata troppo bene, i tre gol al Lipsia nello scontro diretto hanno rimesso le cose a posto.
Tanto che all'esuberante Ralph Hasenhüttl, coach rivale che potrebbe succedergli, è toccato ammettere la lezione: Ci è andata bene. Anche la Bild si è convinta e l' altro giorno, in cima all' elenco delle ragioni per le quali i tifosi possono stare tranquilli, ha messo proprio l' uomo di Reggiolo: Perché alla fine vince sempre.
Del Chelsea c' è poco da dire, bastano i numeri. Dietro alla recente uscita di Mourinho, a Conte non interessa giocare bene, per questo il titolo sarà suo, c' è sicuramente un po' di strategia ma anche un' analisi estremamente lucida. Vedremo, la strada resta comunque lunga come quella che separa Massimo Carrera e il suo Spartak Mosca dallo scudetto russo: non parla la lingua e odia il freddo, dice, ma ha chiuso l' andata con 5 punti sullo Zenit. Sempre a Est occhio poi alla Honved di Budapest: serbatoio quasi esclusivo a metà del secolo scorso della mitica Aranycsapat, la grande Ungheria che con Puskas e Hidegkuti rivoluzionò il calcio, oggi dopo anni di decadenza è rinata e in testa al campionato. Grazie a un allenatore col nome più italiano che c' è: Rossi, Marco.