Claudio Colombo per il "Corriere della Sera"
MIKE TYSON CONTRO TREVOR BERBICK
Trent' anni fa, alle 10 di sera, orario della costa ovest americana, la boxe mondiale voltò pagina: cominciava l' era (breve) di Mike Tyson. Aria nuova nel territorio dei pesi massimi, clima elettrico intorno al ring: il campione che gli appassionati aspettavano da anni, anni grigi per la boxe dei giganti, piombò nel recinto con la forza di un tornado.
La notte in cui Tyson spazzò via Trevor Berbick - 22 novembre 1986 -, l' America commemorava il 23° anniversario della morte di John Fitzgerald Kennedy, ma Las Vegas era già qualcosa di diverso rispetto al resto del Paese: un' enclave folle e irrispettosa, improbabile ed esagerata, «il posto - dice De Niro in «Casinò» - dove milioni di fessi arrivano con le loro monetine e lasciano i miliardi».
MIKE TYSON CONTRO TREVOR BERBICK
Kennedy, quella sera, poteva riposare in pace: Las Vegas aveva altro a cui pensare, perché da settimane l' attesa di tutta la città era concentrata sull' evento in programma in un immenso salone dell' Hotel Hilton, capace di contenere 10 mila spettatori. Tra il pubblico, celebrità come Kirk Douglas, Sylvester Stallone, Eddie Murphy, Rob Lowe, e una parata di pugili famosi: Muhammad Ali, Larry Holmes, Michael Spinks, Archie Moore, Thomas Hearns e Hector Camacho, la «vecchia» boxe curiosa di misurarsi con il nuovo che avanza.
MIKE TYSON CONTRO TREVOR BERBICK
La novità viene dal ghetto newyorchese di Brownsville ed è un ragazzo di nome Mike Tyson: cento chilogrammi distribuiti su 180 centimetri - non certo un'altezza da titano -, ma concentrati in una struttura muscolare potente e reattiva, soprattutto veloce. Velocità allo stato puro, di fisico e di mente: quello che serve esattamente a un normotipo per abbattere, all'occorrenza, rivali che lo sovrastano di dieci, quindici centimetri.
Tyson ha attraversato un'adolescenza problematica, puntellata di arresti (tanti) per crimini giovanili. Ha scoperto il pugilato grazie a Cus D'Amato, un maestro di boxe di origine italiana che lo accoglie come un figlio, gli dà una casa, persino una nuova mamma (la moglie Camille).
MIKE TYSON CONTRO TREVOR BERBICK
Mike è un combattente nato: ha la dinamite nel pugno, ma conosce anche l'arte della difesa. Il saggio Cus, che lo ha plasmato usando più bastone che carota, lo guida nei primi undici combattimenti: muore di polmonite a 77 anni, e Tyson perde quella guida che, probabilmente, avrebbe almeno limitato i deragliamenti degli anni successivi.
MIKE TYSON CONTRO TREVOR BERBICK
Il mondo del pugno si accorge del ragazzino dopo una serie di k.o. terrificanti: 25 in 27 match disputati in appena diciotto mesi di professionismo. L' occasione per il titolo mondiale arriva in quel 22 novembre di 30 anni fa: il detentore della porzione Wbc, Trevor Berbick, 32 anni, è un devoto e onesto fighter di origine giamaicana. Lo chiamano «il predicatore»: e infatti accetta con cristiana rassegnazione il ruolo di vittima sacrificale.
Il racconto di quella serata in cui la boxe voltò pagina è ancora nitido in chi ebbe il privilegio di assistervi ed è riassumibile in una parola: distruzione. Mike Tyson sbriciolò Trevor Berbick in meno di due riprese, 5 minuti e 35 secondi per l' esattezza, travolgendolo con una gragnuola di colpi devastanti, uno ogni 3 secondi.
MIKE TYSON CONTRO TREVOR BERBICK
L' ultimo, un corto gancio sinistro alla tempia, mise fine alla contesa: il predicatore cadde all' indietro, tentò di rialzarsi due volte, e per due volte cadde di nuovo, sbattendo sulle corde come un uccellino ferito. Tyson era campione dei pesi massimi a 20 anni, 4 mesi e 22 giorni, il più giovane di sempre. I «vecchi» a bordo ring, soprattutto Holmes e Spinks, storsero il naso: «Bravino, però...». Presto avrebbero capito, a spese loro, che Mike Tyson non era arrivato lì per caso.
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