Flavio Vanetti per corriere.it
I due successi in discesa a Lake Louise a inizio dicembre – il luogo del suo grave incidente del 2013 – e quello in SuperG immediatamente successivo hanno regalato a Sofia Goggia la sesta vittoria consecutiva nella specialità, calcolando che alcune gare, tra cui quelle del Mondiale 2021, le ha dovute saltare per lo strano e stupido incidente dello scorso fine gennaio a Garmisch (cadde su una pista di servizio mentre rientrava a valle dopo la cancellazione del superG e si ruppe il piatto tibiale destro).
Ma al di là della sequenza favorevole che prosegue – ultima a batterla in pista fu Corinne Suter, tra l’altro l’iridata dello scorso febbraio a Cortina, lo scorso dicembre a Val d’Isère – Sofia ha dato un’impressione chiara: oggi in libera lei è di un’altra categoria e il modello di superiorità è molto simile a quello di Lindsey Vonn. Ovvero la regina dello sci femminile, in attesa che Mikaela Shiffrin la sorpassi, e icona della velocità.
La nostra campionessa, che tra l’altro ha finalmente addomesticato la pista canadese che, infortunio a parte, non l’aveva mai vista vincere a differenza dell’americana (18 primi posti per la Vonn sulla Men’s Olympic), ha battuto Lindsey in circostanze importanti (ai Giochi 2018, dove lei fu d’oro in discesa e la rivale di bronzo; nella volata finale per la Coppa del mondo di specialità di quell’anno).
Ora è davvero e più che mai la sua erede, almeno nell’high speed: vediamo allora di ripercorrere le tappe salienti della carriera della bergamasca, caratterizzando anche il personaggio.
Le «Goggiate»
Nel vocabolario – libero — dello sci il termine «goggiata» sta per azione al limite che comporta un rischio pazzesco, a volte foriero di una caduta rovinosa e, purtroppo, qua e là anche di infortuni. Con quello di Garmisch 2021 sono sette gli incidenti seri di Sofia. Prima del crac al ginocchio destro in Canada, aveva ceduto, nel 2011, il ginocchio sinistro.
E nel 2020 la pista di Garmisch era già finita nella lista dei luoghi non precisamente fortunati (anche se proprio lì, nel 2019, Sofia rientrò dopo l’incidente del malleolo e con un secondo posto dimostrò di poter essere competitiva al Mondiale di Aare: l’argento iridato in superG, un altro miracolo nella carriera della bergamasca, nasce dalla consapevolezza acquisita in Baviera): tonfo in superG e frattura scomposta del radio sinistro (ancora oggi Sofia porta il ricordo di una lunga cicatrice regalatale dall’intervento per applicare una placca di titanio all’osso).
Nella hit parade dei voli impressionanti della Goggia, non sfugge al podio un ruzzolone in discesa ad Alternmarkt-Zauchensee (Austria): la botta, che procurò un trauma cranico, fu talmente forte che sul casco rimase stampato il segno viola delle reti.
Batteva i maschi, ama i libri, ha lasciato Filosofia
Coraggiosa e competitiva al massimo livello lo è sempre stata, fin da bambina. Nata a Bergamo, Città Alta, i genitori (mamma Giuliana e papà Ezio, ingegnere di professione e pittore per passione) la portavano a Foppolo, dove avevano casa e dove era stato avviato allo sci pure Tommaso, fratello maggiore di Sofia, tornato da poco a lavorare in Italia dopo un’esperienza alla McLaren. Sofia disputò la prima gara a otto anni, la sua fissa era vincere e quel giorno ci riuscì battendo perfino i maschi. Autonoma, dotata di spirito libero: in famiglia ne parlano così.E non ha mai avuto paura di nulla: si faceva male e se ne infischiava.
Una volta scivolò giù dalla seggiovia, ma ebbe la prontezza di riflessi di attaccarsi al poggiapiedi e di rimanere così fino a quando non arrivarono a recuperarla con la scala. I bambini che erano con lei sulla seggiovia erano invece atterriti. Ha sempre sognato di competere e di lottare, il fratello rammenta che quando ebbe la prima moto, pure lei la chiese. Sofia, tentata invano la strada prima di Economia e poi di Filosofia, si è concentrata sugli studi online, scelta inevitabile in quanto sportiva d’altissimo livello. Ama le buone letture e la cultura (divora i libri), ma ha il pregio di non ostentarlo.
Le galline e le uova bio
Quali gli altri elementi distintivi della Goggia, anche nel privato? Al momento non risulta fidanzata, ma anche se lo fosse, scordatevi che dia in pasto le sue vicende personali, pur essendo un’assidua frequentatrice dei social network (Instagram in particolare). Una delle ultime novità è l’investimento in un’azienda agricola bergamasca che alleva galline destinate a produrre uova «bio»: Sofia a volte va a dare una mano ai soci. Del resto, ha la natura nel Dna perché i genitori ai tempi ristrutturarono una baita sopra Cogne.
Ama poi i cani e dopo un setter morto all’età di 17 anni in casa c’è ora Belle, un pastore australiano che Sofia una volta a Sestriere ha voluto a suo fianco sul podio. È poi grande appassionata di fotografia e come hobby personale considera pure la «movida» con gli amici (tra questi la snowboarder Michela Moioli, come lei olimpionica nel 2018). «Non facciamo nulla di eccezionale, semplicemente ci divertiamo a stare assieme». Le cose eccezionali Sofia Goggia le riserva alla pista. Dell’Italia sportiva è diventata un simbolo e non a caso il Coni l’ha scelta quale portabandiera a Pechino. Lei terrà il tricolore nella sfilata iniziale, la Moioli in quella conclusiva. Una staffetta nel segno di Bergamo e dell’amicizia.
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