Da gazzetta.it
E’ morto a 91 anni (era nato l’11 ottobre 1927) Beppe Merlo, uno dei campioni più forti e più amati del tennis italiano. Figlio del custode del Circolo Tennis Merano, cominciò la carriera quando si trasferì a Bologna subito dopo la Guerra. Fisico esile, che gli valse l’appellativo di “gracile dongiovanni della racchetta” nelle vignette di Slawitz sul Guerin Sportivo, dotato di un tennis di anticipo e tocco, è stato artefice di una delle più durature rivoluzioni del gioco: il rovescio bimane.
Meno lottatore di Fausto Gardini, meno elegante di Pietrangeli e Sirola, resta però il più amato della generazione che ha portato l’Italia al vertice del gioco tra gli anni ‘50 e ‘60. Nel 1955 va in finale a a Roma contro Gardini e infuoca il Foro Italico. Merlo è avanti 6-1 1-6 6-3, nel quarto set inizia ad accusare i crampi, manca tre match point point, sul 6-6 crolla mentre Gardini gli salta intorno e grida “Si deve ritirare”. E si prende il titolo mentre il nostro non riesce ad alzarsi da terra. Poche settimane dopo a Parigi batte Vic Seixas, allora numero 2 del mondo, ma travolto dall’entusiasmo in semifinale perde dallo svedese Davidson che aveva battuto a Roma.
L’anno dopo, nei quarti, contro il francese Paul Remy, sul 7-7 al quinto, assegna all’avversario un punto che era stato dato a lui, mandandolo a servire per il match: fino a quel momento aveva avuto tutto il pubblico contro, quando vince venne giù lo stadio. In semifinale perde da Lew Hoad, l’avversario più forte che abbia mai incontrato in carriera. Con l’Italia gioca 38 incontri di Davis in singolare e per tre volte vince una finale della zona europea. Quattro volte campione italiano, nel 1957 è ancora in finale a Roma, da favorito, ma perde da Pietrangeli. Si ritira nel 1969 dopo aver vinto 22 tornei.