Estratto dell'articolo di Giulia Zonca per "La Stampa"
Facile dire che i soldi hanno portato Roberto Mancini in Arabia e quelli, si sa, non fanno per forza la felicità, ma il rapporto con la nazionale saudita potrebbe essere già finito. […] Quasi trenta milioni di euro l'anno per allenare: […] Mancini abbandona l'Italia nel bel mezzo delle qualificazioni per l'ultimo Europeo, se ne va in un Paese privo di tradizione calcistica, con svariati problemi con i diritti umani e tutto inizia a girargli storto.
La squadra non gli dà retta, il talento latita e i pochi giocatori che potrebbero raggiungere un livello accettabile non hanno i minuti per riuscirci. La Premier saudita punta sugli stranieri, si nutre di nomi conosciuti, strangola le possibilità dei locali che passano dalla panchina alla nazionale. Mancini fatica più del previsto e pace, è pagato per farlo, ma si spazientisce, discute con i giornalisti, accusa i giocatori di non prendersi responsabilità, si ritrova nella bassa classifica di un girone Mondiale che ora è un incubo.
roberto mancini litiga con i tifosi dell'arabia saudita
Due punti nelle ultime tre partite in casa, a Gedda, e litiga pure con i tifosi. Li manda a stendere. Sconfitta con il Giappone, pareggio con il Bahrein, agonia. Il presidente della Federcalcio Al Misehal addirittura si scusa via tv della brutta figura, dice: «Non è accettabile». Mancini risponde: «La decisione di restare non dipende più da me». Sembra proprio quel momento in cui l'Arabia sta pensando a un altro: […] Hervé Renard. È già stato lì, conosce il lavoro, ed è il nome che gira.
Mancini ha un contratto, di quattro anni, rescinderlo comporta strascichi e anche se per i sauditi non è un problema di dollari, chiudere l'avventura così sarebbe un fallimento.
Mancini era il fascino, il nome importante da mettere su un progetto vincente che pareva pure semplice. […] È uno strappo, la chiara volontà di andare verso la Vision 2030, l'etichetta sul piano di rinnovamento socioculturale, con una nazionale che sa portare il ruolo. Mancini è pagato tanto anche e soprattutto per rappresentare e non gli riesce.
Perché è Mancini. Anche a quasi 30 milioni l'anno senza bonus (fin qui non maturati) resta un uomo che conosce il calcio, che sapeva esattamente che cosa fare con il pallone e diventa insofferente quando capisce di non avere il materiale umano per mettere in campo le sue idee.
Gli è successo con l'Italia in crisi, figurarsi con l'Arabia. Si indispettiva quando lo si stuzzicava qui da noi perché era il testimonial ideale di molti sponsor, è normale che scatti davanti alle domande di un reporter giapponese sul suo stipendio in rapporto agli scarsi risultati: «Vuoi vedere il mio conto? ». Ed eccoci qui, nel momento in cui è semplicissimo pensare che il destino lo abbia punito per la scelta venale, però il giudizio dipende dal fatto che siamo comprensibilmente offesi. […]
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