Gaia Piccardi per corriere.it
Lei non sa chi sono io. Non è il tipo da dirlo, Roger Federer, ma il campione svizzero dei venti titoli Slam ci è andato vicino un paio di settimane fa a Londra, quartiere di Wimbledon, la sua seconda casa.
È il pensionato Federer, impegnato in una tournée promozionale per gli sponsor che l’ha portato prima a Tokyo dal marchio che lo veste (anche ora, da ambassador e non più da giocatore in attività) e poi a New York alla corte di uno champagne, a raccontare l’aneddoto al Daily Show di Trevor Noah, il presentatore di cui lo svizzero è amico (Noah era già stato coinvolto come intrattenitore nel match contro Rafa Nadal che l’ex numero uno del mondo aveva organizzato per la sua Fondazione in Sud Africa, a Città del Capo, nel febbraio 2020, subito prima che la pandemia colpisse: record di 51.954 spettatori).
Di ritorno dal Giappone, sulla strada per la Svizzera, Federer aveva fatto uno stop all’aeroporto di Londra. «Avevo un paio d’ore libere, ero con il mio coach Severin Luthi, ci siamo detti: andiamo a farci un té a Wimbledon...». I due sono arrivati in Church Road in macchina: «Ci penso io» ha detto Roger all’amico, ed è sceso per parlare con la guardia al cancello del privatissimo circolo londinese.
«Buonasera, senta durante il torneo io sono abituato ad entrare da un altro ingresso, oggi dove mi suggerisce di passare?» ha domandato Federer alla guardia, una signora. Ha la tessera del club? si è sentito chiedere il maestro svizzero. «Credo di averla ma l’ho lasciata a casa...» ha risposto lui. A me serve vedere la tessera, ha insistito la guardia. «Oddio non ce l’ho qui con me ma sono membro dell’All England Club...» ha provato a spiegare Federer.
Mi dispiace, senza tessera non posso farla accedere. «Mi creda, sono membro come tutti coloro che hanno vinto il torneo: in carriera ho conquistato otto titoli di Wimbledon...!». Eh ma senza tessera non si passa, ha risposto — definitiva — la guardia.
A quel punto Federer racconta di esser risalito in macchina, di aver fatto il giro intorno al club per cercare un altro ingresso e di essersi imbattuto, finalmente, in un membro del circolo che l’ha riconosciuto e ha chiamato il presidente, che ha fatto accedere il fuoriclasse. La storia finisce davanti a un té caldo, nel comfort della club house del circolo di tennis più noto e prestigioso dell’orbe terracqueo. E con la guardia che gli ha negato l’ingresso come è finita? «Avrei voluto tornare indietro a dirle che ero riuscito ad entrare nonostante le sue obiezioni — ha riso Federer —, non l’ho fatto naturalmente. Non sono proprio il tipo. Però ho proposto che avesse un aumento, perché ha fatto bene il suo lavoro!».
ultima partita di roger federer 13