Estratto dell'articolo di Emanuele Gamba per www.repubblica.it
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L'ultimo stregone delle leggenda blanca si chiama Rodrygo Goes, ha 21 anni e l'incredulità stampata sulla faccia da bambino. "Quello che è successo non riesco a spiegarmelo. Non ho parole. So solo che Dio mi ha detto che oggi era il mio giorno". Che il Padreterno possa tifare Real è una supposizione credibile, vista quanta trascendenza il Bernabeu riesce a mettere nelle sue vittorie.
"Eravamo morti", ha ammesso lo stregone bambino, che al fischio finale s'è inginocchiato sul prato allargando le braccia in un gesto che sembrava preghiera, in un momento di beata solitudine con tutta quella bolgia attorno. Poi i compagni, a cominciare dal suo fratellino Vinicius, gli sono piombati addosso e l'estasi è diventata pura e semplice felicità.
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Ancelotti e il video delle rimonte
Dopo la notte della rimonta sul Psg non era andato dormire "perché volevo parlare fino alle sette di mattina di quello cui avevo appena assistito". Dopo quella sul Chelsea è invece è riuscito ad addormentarsi prima dell'alba, forse placato dal fatto che uno dei gol dell'impresa l'avesse segnato lui.
Dopo quest'ultima notte chissà. Ma ormai era preparato a tutto questo: prima della partita con il City, Ancelotti aveva mostrato alla squadra un video con le otto rimonte di quest'anno. "Ci manca la nona. Sarà adesso", ha ordinato alla squadra. Che ha eseguito. […]
In Champions un gol ogni 115 minuti
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Rodrygo sta seguendo la stessa traiettoria: prima era titolare una volta su tre, ora comincia a esserlo una volta su due. Ha fatto più assist (20) che gol (17), ma in Champions viaggia al media di una rete ogni 115': del resto si presentò con una tripletta al Galatasaray cui ha fatto seguire altri sette centri, come se questa competizione fatta di attimi gli fosse più consona rispeto alla maratona di un campionato.
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Dal calcetto a Carletto
Rodrygo ha cominciato con il calcetto, come molti brasiliani. A 11 anni è entrato nel Santos, a 16 era già in prima squadra, a 18 in nazionale. Il Real lo ha comprato nel 2018 per 45 milioni (come Vinicius) ma portato in Spagna nel 2019, lasciandogli il tempo di imparare la lingua e abituarsi all'idea. È entrato nella squadra con discrezione, quasi con timidezza, accettando i lunghi tempi dell'attesa, perché così era previsto per questa ala destra tecnica e veloce, forse ancora troppo leggerina ma capace di genialità improvvise e di interessanti variazioni sul tema.
Nelle gerarchie ha scavalcato Vazquez e Asensio: Ancelotti lo alterna con Valverde, a seconda che voglia impostare un partita più prudente o più spregiudicata. O che voglia fare come mercoledì sera, passando dalla prudenza alla spregiudicatezza nel corso della gara stessa. Del resto, Carletto lo aveva già annunciato alla vigilia: "Chi finirà la partita sarà più importante di chi la comincerà". Aveva già in mente la staffetta del ribaltone, così come le iniezioni di energia dell'altro ragazzino formidabile, Camavinga: un 2001 e un 2002 hanno deciso la semifinale di ritorno, dopo che un 2000 (Vinicius) aveva marchiato quella d'andata. […]
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