Monica Scozzafava per il “Corriere della Sera”
Certe storie non finiscono, fanno giri immensi e si arricchiscono di particolari inediti. Il Napoli e Allan, ex di rango del club di De Laurentiis, si rivedranno probabilmente davanti ad un ufficiale giudiziario autorizzato al pignoramento di beni in casa del brasiliano. La vicenda è nota, ed è quella dell'ammutinamento di tre anni fa, quando i calciatori disertarono il ritiro imposto dal club, circostanza che poi in qualche modo provocò l'esonero di Carlo Ancelotti.
Il caso Allan, pignoramento compreso, non sembri un eccesso: il centrocampista, ritenuto dalla società uno dei principali responsabili della scelta della squadra di lasciare l'hotel dopo la sfida di Champions contro il Salisburgo, deve al Napoli 170 mila euro. Il Tribunale del Lavoro ha respinto il suo ricorso e dunque deve pagare. Il legale della società, Mattia Grassani, è stato chiaro.
«La sentenza consente ora di agire esecutivamente contro Allan. Qualora non intenda onorare il debito spontaneamente andremo a Dubai a pignorargli tappeti, televisore e posate, anche se non d'argento. Il signor Allan deve pagare, senza se e senza ma», ha dichiarato Grassani a radio Crc.
Negli anni tutti gli organi giudicanti (sportivi, arbitrali e ordinari) si sono espressi in maniera univoca stabilendo che i calciatori non avrebbero dovuto disertare il ritiro. La posizione di Allan è più delicata rispetto a quella dei colleghi. Il centrocampista infatti, la notte dell'ammutinamento, si espresse in maniera poco urbana con Edo De Laurentiis.
E secondo l'accusa del club, confermata da tutti i testimoni, si avventò contro il vicepresidente «inveendo, nei suoi confronti, a pochi centimetri di distanza cercando il contatto fisico. Fu fermato dall'intervento del ds Cristiano Giuntoli». Nelle prossime settimane entreranno nel vivo gli arbitrati di altri suoi compagni, tra cui Fabian Ruiz e Ospina, dopo quelli già chiusi (con condanna) di Hysaj e Maksimovic.