E' morto in solitudine, in una piccola e malmessa casa in Argentina nonostante la carriera unica e le ingenti ricchezze. D'altronde Diego Armando Maradona è sempre stato l'uomo degli ossimori e delle situazioni contraddittorie. Il campione di calcio più forte e ammirato della storia che ha dovuto, in vita, combattere contro le tante voci alcune fondate, altre strumentalmente distorte, altre ancor del tutto inventate - che ne macchiavano l'immagine, dalla droga agli agganci con la camorra fino all'accusa di evasione fiscale. Inseguito dalla giustizia e dal moralismo, nessuno aveva voglia di credergli.
Per la narrazione era utile solo vedere le ombre di un grande campione e giudicare il suo comportamento. In realtà Diego Maradona è stato soprattutto un uomo buono, generoso con un approccio alla vita a volte infantile ma mai votato a fare del male alle persone. Amava la sua famiglia, la mamma ed il papà che ha portato fuori dalle favelas argentine con il primo contratto nella serie A del suo Paese, a sedici anni, con l'Argentinos Junior. Amava soprattutto i suoi figli, di cui l'ultimo riconosciuto Diego Jr, è quello che gli assomiglia di più.
Amava le donne e la vita in tutte le sue sfumature. Angelo Pisani è l'avvocato di Diego Maradona e ne fu anche amico, colui che pochi mesi fa è riuscito a fare assolvere il campione argentino dal reato di frode fiscale. Una sentenza che ha ridato, ex post, dignità a Diego. Pisani parla del campione al presente, raccontando aneddoti di vita vissuta con una certezza: se Maradona fosse rimasto a Napoli, non sarebbe morto .
GIOVANNI TERZI per Libero Quotidiano
E' consuetudine, quando si parla di Diego Armando Maradona, raccontare della personalità con luci ed ombre. Le luci del talento e del campione di calcio più forte di tutti i tempi, le ombre di un uomo alla ricerca di un punto di equilibrio all'interno della propria persona. Tutto vero: mai però ci si chiede quale sia il tratto comune che lega inesorabilmente il campione all'uomo. Parlando con Angelo Pisani, l'avvocato amico del campione argentino, emerge con chiarezza che Diego Armando Maradona è stato un uomo generoso, dal cuore buono e sempre attento a difendere i più deboli, i bisognosi. Un esempio fu la presentazione ufficiale allo stadio San Paolo di Napoli, nel 1984.
Napoli aspettava Diego come il Messia, e queste furono le sue parole durante quella famosa conferenza stampa: «Voglio diventare l'idolo dei ragazzi poveri di Napoli, perché loro sono come ero io a Buenos Aires».
«Maradona era così, generoso e prodigo verso gli ultimi- inizia a raccontare l'avvocato Pisani, - e se c'è una cosa che avrebbe voluto fare delle sue ricchezze è esattamente il contrario di quello che sta avvenendo».
Cosa avrebbe voluto Maradona, avvocato?
«Diego più volte mi disse che avrebbe sperato che vincessero i valori veri e che le sue ricchezze, scaturite dall'utilizzo del marchio Maradona, fossero utili a sostenere le persone povere. Purtroppo non solo questo non sta accadendo, ma la battaglia legale rischia di compromettere la bontà di un simbolo dalla potenziale ricchezza inestimabile»
A che punto è la battaglia legale?
«Siamo alle fasi iniziali di una lunghissima partita, dove a giocare sono tutti contro tutti e dove il vero rischio è che nessuno vincerà e l'unico sconfitto sarà il nome di Diego Maradona»
Perché dice tutti contro tutti? Chi si sfida in questa guerra per l'eredità del "Pibe de oro"?
«In gergo calcistico, possiamo dire che ci sono due squadre: da una parte gli agenti e gli avvocati argentini di Diego capitanati dall'avvocato Morla, dall'altra la famiglia con tutti i figli del campione uniti»
Maradona avrà lasciato qualche scritto, prima di morire...
«Maradona forse si faceva organizzare la giornata quando era in vita, mai però avrebbe permesso ad alcuno di farlo dopo la sua scomparsa, e certo non pensava di morire abbandonato. Probabilmente Morla e il suo gruppo avevano cercato di organizzare, prima della morte, la gestione dei beni del campione argentino. Era però impossibile che Diego facesse gestire la sua eredità da qualcuno».
matias morla e l'oro di maradona 2
In questa situazione i figli sembrano tutti uniti. E le loro mamme ?
«Le mamme non sono per nulla unite, ma non hanno titolo sull'eredità di Maradona. Diego Jr. e le sorelle fanno squadra assieme»
Che questa disputa rischi di portare ad un deterioramento del "marchio" Maradona è confermato dall'ultima asta che si è svolta, on line, il 19 dicembre scorso, e che è stata tutt' altro che un successo. Cinquanta oggetti appartenuti a Diego, tra cui case, automobili, attrezzi per allenarsi, oggetti decorativi, immagini del Pibe e abbigliamento sportivo che più di 1.500 persone in tutto il mondo hanno voluto conservare per ricordare il più grande calciatore di tutti i tempi. Secondo l'agenzia di stampa Afp, l'operazione ha fruttato solo 23mila euro, e sono rimasti invenduti beni per un milione e 400mila euro.
Anche in questo caso, una beffa la battaglia per l'eredità di Maradona?
«Certamente sì. Come quella che riguarda l'evasione fiscale: l'11 marzo di quest' anno, dopo trent' anni, Diego è stato assolto»
Quindi tutte le accuse che lo hanno perseguitato sono cadute ?
«La legge, con una sentenza della Cassazione, ha sancito che Maradona non ha evaso il fisco italiano, come avevo sempre sostenuto riportando Diego a Napoli. Lei pensi quante parole fuori posto in questi anni e quanta persecuzione per il campione argentino che non poteva nemmeno tornare in Italia perché veniva umiliato e trattato peggio di Totò Riina. Con questa sentenza è stata ridata dignità a una persona innocente e quindi c'è, da una parte, grande gioia ma anche tanta amarezza, per questo importante traguardo che purtroppo non abbiamo potuto condividere con lui».
Come avrebbe reagito se fosse stato in vita?
diego fernando maradona ojeda 2
«Avrebbe chiamato i figli per dire loro che il loro papà si è sempre comportato bene. Sicuramente se la starà ridendo lassù, perché ancora una volta ha combattuto e vinto per la verità, anche se dispiace che in tutti questi anni la burocrazia e il sistema non abbiano mai voluto ascoltare le ragioni di chi difendeva Maradona, cioè gli avvocati. Un atteggiamento incomprensibile».
Tra le pagine oscure del campione c'è il suo rapporto con la camorra e soprattutto con il clan Giuliano. Cosa conosce lei di questa vicenda?
«Io dico che era il clan Giuliano a volere far credere che ci fosse un rapporto e che Maradona mai l'ha cercato, né conosceva quelli che lo tiravano anche per i capelli: anche in quel caso qualcuno avrebbe dovuto difenderlo e assisterlo
E per quanto riguarda la droga ?
«Questa triste vicenda deve essere raccontata non come un fatto di cronaca, ma come una vera e propria malattia da cui Diego uscì solo grazie all'amore per i figli e ad una persona».
A chi, avvocato Pisani?
«A Fidel Castro, che riuscì a organizzarne le cure e convincerlo a farsi disintossicare»
Lei raccontava quanto Maradona avesse a cuore i più deboli e che per loro volesse sempre lottare...
«Negli ultimi lui si rivedeva. Riconosceva la sua infanzia e le radici di una vita cresciuta nelle baracche popolari dove i genitori si spaccavano la schiena,dalla mattina a sera, per portare a casa da mangiare. Così fu anche per il gol con la mano in Argentina-Inghilterra. ai Mondali del Messico: si giocava non solo una partita di calcio ma la rivalsa di un Paese attaccato e sconfitto dagli inglesi nella guerra nelle Isole Falkland».
I Mondiali per Maradona rappresentavano davvero tanto e quando Il 30 giugno 1994, dopo la seconda partita dei Mondiali negli Stati Uniti, venne squalificato per doping in quanto positivo all'efedrina, questa fu la sua dichiarazione: «Mi hanno ucciso quando volevo rientrare per dimostrare alle mie due figlie che posso lottare con dei ventenni. Nel Paese della democrazia non mi hanno lasciato parlare, e non mi hanno permesso di dire ciò che sento. Con la mia uscita dal Mondiale è uscito anche un intero Paese e sono usciti anche quelli che mi vogliono bene. Avevo detto che la Fifa mi aveva tagliato le gambe. Adesso dico che mi ha finito di tagliare il corpo, mi ha ucciso».
diego maradona a casa dei giuliano a napoli
Un rapporto sempre conflittuale con i poteri del calcio: quale era quello con Ferlaino, il presidente del Napoli?
«Ferlaino era il presidente del Napoli calcio e Maradona quello di tutti i napoletani».
Maradona e Papa Francesco: che incontro fu ?
«Eravamo insieme e lo ricordo benissimo. Diego era emozionato di poter incontrare il Papa argentino e infastidito dalle ricchezze della Chiesa. Ma fu proprio Papa Francesco a farmi vincere la mia missione di indurlo a riabbracciare suo figlio DiegoJr. Così accadde, e Diego Jr divenne quel figlio che sempre è poi rimaso accanto al padre: è stata una delle mie grandi soddisfazioni. Con Maradona ho segnato anch' io qualche goal, tra cui quello nella partita contro l'ingiustizia e quello per l'amore con il figlio, Diego Jr, che ho fatto rincontrare e che posso dire ha le caratteristiche di generosità e sensibilità più simili più al padre»
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