“NON È GIUSTO DOVERSI VACCINARE PER POTER LAVORARE” – IBRA DIFENDE NOVAX DJOKOVID: “IO MI SONO VACCINATO PER PROTEGGERE ME STESSO E GLI ALTRI, NON PER GIOCARE A CALCIO. SONO COSE DIVERSE” -  IL TRASH TALKING DI JIMBO CONNORS, JORDAN CHE BULLIZZAVA ANCHE I COMPAGNI DI SQUADRA, VALENTINA VEZZALI "TROPPO ALTEZZOSA", VERSTAPPEN CHE DIEDE DEL RIMBAMBITO A KIMI RAIKKONEN. PER TUTTI GLI ANTIPATICI DI TALENTO C'È UNA PARTE DELLA NOSTRA ANIMA CHE CONFESSA SOTTOVOCE: MALEDETTI, VI AMERÒ....

-

Condividi questo articolo


Alessandro Grandesso per gazzetta.it

 

IBRA DJOKOVIC IBRA DJOKOVIC

Nessuno dovrebbe essere costretto a vaccinarsi. Anche se vaccinarsi è il miglior modo per proteggersi. Lo dice Zlatan Ibrahimovic prendendo le difese dell’amico Novak Djokovic, espulso dall’Australia dove doveva partecipare all’Open di Melbourne, perché non in regola con la normativa sanitaria locale.

 

L’attaccante del Milan parla dalle colonne del settimanale “Journal du Dimanche”, intervistato in occasione dell’uscita, mercoledì, di “Adrenalina”, l’autobiografia scritta insieme alla firma della Gazzetta Luigi Garlando. Dopo aver evocato gli anni al Psg, incoraggiando Mbappé a trasferirsi a Madrid, e dopo essersi complimentato anche con Josh Cavallo, il calciatore australiano che ha resa pubblica la sua omosessualità, Ibrahimovic affronta il caso Djokovic.

 

SCELTA—   E Zlatan lo fa a modo suo, con una domanda a chi lo intervista: “Lei perché si è vaccinato?”. La risposta è chiara: “Per proteggermi e proteggere gli altri”. Da qui lo svedese approfondisce l’argomento: “Vaccinarsi per ragioni di salute non è lo stesso che per partecipare a un torneo di tennis. Chi si vaccina lo fa perché ci crede e pensa sia efficace contro la malattia. Ma ognuno ha la sua opinione. La gente non dovrebbe essere costretta a vaccinarsi solo per andare al lavoro. Io mi sono vaccinato perché penso sia il modo migliore per proteggermi, non per giocare a calcio. Si tratta di due situazioni differenti”.

 

IBRA DJOKOVIC 5 IBRA DJOKOVIC 5

GLI ANTIPATICI DI SUCCESSO

Stefano Semeraro per “Specchio – La Stampa”

 

 

Chissà se Novak Djokovic, che il bollino nero di «antipatico» dopo averlo schivato, avversato, rifiutato, negato, smentito, evitato per anni, ora se lo ritrova stampato a fuoco sulla maglietta per via del respingimento australe e di tutti gli annessi e connessi - chissà se Djokovic, dicevamo, conosce la battuta definitiva sull'argomento.

 

 «Se fossi tua moglie, Winston», disse una volta a Churchill Lady Astor, la prima donna a sedersi nel parlamento britannico, «Ti metterei il veleno nel caffè». «E se fossi tuo marito, cara», rispose implacabile lui, «io lo berrei». Dal più famoso dei primi ministri della storia al nostro argomento si arriva del resto rapidamente utilizzando come passerella un'altra sua celebre battuta: «Il segreto della mia longevità? Lo sport: non l'ho mai praticato». Ecco. Resta semmai la curiosità di quale sarebbe stata l'opinione del freddurista Churchill sul personaggio Djokovic, e su come la sua presunta o reale antipatia - chiunque batta con regolarità Federer deve comunque rassegnarsi allo stigma - sia riuscita a trasformare il bando sanitario da un torneo di tennis in una questione di Stato e nell'oggetto di un talk show planetario.

IBRA DJOKOVIC 3 IBRA DJOKOVIC 3

 

Altri, nello sport, sono passati alla storia con molto meno sforzo. Se vogliamo restare al tennis, ad esempio, facciamo entrare in scena Jimmy Connors, l'Antipatico per antonomasia. Amorevolmente maltrattato sin da fanciullo da mamma Gloria e nonna Bertha («Guarda, Jimmy, persino tua madre è in grado di batterti»), il mancino di Belleville, con il suo rovescio piatto e il naso da piccola peste che spuntava arricciato dal caschetto di capelli castani, ha inoculato la violenza (agonistica) nel tennis ancora educato degli anni '70. Pugni agitati verso l'avversario, trash talking (okay: parolacce), un body language centrato sul pube, le infinite discussioni, molto più acide di quelle di McEnroe, con arbitri e organizzatori. Ma anche gesti clamorosi, come quello di invadere il campo dell'avversario - no, no, no, nel tennis non si fa - , in un match contro Corrado Barazzutti, per cancellare il segno, dubbio, di un suo colpo.

 

djokovic becker 19 djokovic becker 19

Quando nel 1991, a 39 anni e già tendente al «venerato maestro», arrivò in semifinale agli Us Open incendiando New York, «Jimbo» non si risparmiò lazzi, gesti osceni e contumelie neanche nei confronti del suo «figlioccio» tennistico Aaron Krickstein. Che infatti non gli ha parlato per i seguenti 24 anni. Essere dei numeri 1, dominare la propria specialità e non passare per antipatici, arroganti ed egolatri: ammettiamolo, non è facile. Ci sono riusciti, miracolosamente, Federer e Nadal, ma non - cambiando rettangolo di gioco - un fenomeno assoluto come Michael Jordan.

 

djokovic djokovic

Uno nato appeso al cielo e abituato a scenderci solo alle proprie condizioni. Il più grande cestita della storia, probabilmente; ma anche il divo che alla sesta tripla consecutiva - capitò nelle finale Nba del 1992 - era capace di voltarsi verso il pubblico facendo spallucce. Il fuoriclasse che come Djokovic o Ibrahimovic per riferirsi a Dio cancella spesso una consonante, ma che a differenza di Ibra fatica a riconoscere i meriti dei suoi compagni. La fortunatissima ma molto Jordan-centrica serie tv «Save the Last Dance», da cui i Chicago Bulls escono derubricati a ragazzi del coro, gli è costata l'amicizia di Scott Pippen. «Inorridisco a rivedere come trattava male i suoi compagni», ha sibiliato il soccombente di lusso. «E sui Bulls si sbaglia: non abbiamo vinto sei titoli perché Michael ci stava addosso. Li abbiamo vinti nonostante lo facesse». Sua Altezza «Air» la sua incapacità di essere normale, e amato al di là delle imprese, fra l'altro l'ha sempre vissuta conflittualmente, come una diga di rancore a cui aggiungere ogni giorno una pietra, e persino da pensionato ha voluto intitolarsi una superiorità tutta autoreferenziale a LeBron James, come se neppure la divinizzazione da parte dei media, e il successo universale delle sue calzature, bastassero a placare la bulimia del suo ego.

novak djokovic 1 novak djokovic 1

 

C'è chi invece di impopolarità di nutre, chi la usa come combustibile, quasi se ne compiace. Leonardo Bonucci, uno dei giocatori più forti e odiati dell'ultimo decennio nel calcio italiano, è stato un bersaglio del lato più infame dei social, poco amato dagli avversari - l'eccezione: Daniele De Rossi - e detestato, spesso con ammirazione, da chiunque non sia di credo bianconero. Una antipatia che ha spunti lombrosiani - lo sguardo sempre accigliato, la postura aggressiva sul campo, la golosità con cui metabolizza l'odio altrui - ma che secondo Bonucci stesso ha una spiegazione più terra terra.

 

Per lui, uomo simbolo della squadra più vincente d'Italia, capitano di una nazionale bipolare nei risultati, «è quando vinci che diventi antipatico. Ricordo il primo anno con Conte e quello precedente con il settimo posto: eravamo simpatici a tutti». Il peccato dei vincenti seriali - quindi antipatici d'ufficio - è l'incapacità anche solo di immaginare, non parliamo di accettare, la sconfitta. Da qui la critica che le compagne di squadra di Valentina Vezzali le hanno sempre mosso. Troppo altezzosa, troppo convinta della sua superiorità. E poco disposta a dissimularla. Una fama che l'ha accompagnata anche fuori dalla pedana, quando deposto (a malincuore) il fioretto ha pensato di traslocarsi sugli scranni della politica. Inciampando però su mitiche gaffe - l'estatico «da lei mi farei toccare» rivolto in diretta tv a Berlusconi - e accuse sparse di voltagabbanismo al momento di entrare nell'esecutivo di Mario Monti.

connors borg connors borg

 

All'annuncio della sua futura nomina a ministro dello sport un'altra campionessa azzurra, Patrizia Panico, ha promosso addirittura una petizione - #vezzalinograzie - condivisa da decine di migliaia di persone su internet. La Vezzali del resto in passato non si è certo aiutata presentandosi ai comizi politici con la tuta della nazionale. Ci sono casi di antipatia borderline, altalenante e congiunturale, vere intermittenze dell'ego da cui sono stati colpiti altri fuoriclasse come Pietro Mennea - che miscelava fasi da intrattabile a grandi cordialità, e nei momenti meno sereni pagava le spigolosità del carattere e un bisogno quasi scandaloso di giustizia, sportiva e no.

 

connors connors

Oppure Federica Pellegrini, regina tormentata delle acque, alle prese con il peso del mestiere di Invincibile a tutti i costi. Lance Armstrong più che antipatico è stato falso e diabolico, e autoritario per come comandava a bacchetta il gruppo al Tour; John Terry e Pasquale Bruno si sono fatti trascinare oltre i confini da un codice d'onore tutto loro.

 

Niki Lauda e Alain Prost erano più schietti che arroganti, anche perché l'epoca glielo consentiva; Josè Mourinho più provocatorio che altro. Perché poi è così: ogni sentimento ha mille sfumature, cambia colorazione sulla cartina tornasole dei gusti privati e delle virtù esaltate o deprecate - in un preciso momento storico - dai media. Ayrton Senna era ombroso, egocentrico e misticheggiante - e alla bisogna menava pure - ma è diventato un cult inattaccabile perché la vecchiaia o la morte stemperano ogni antipatia, la sublimano nel ricordo, e ogni epoca ha la propria personalissima scala Mercalli dell'Insopportabilità.

connors connors

 

Oggi possiamo venerare Carl Lewis, che ai tempi in cui era il Figlio del Vento non si risparmiava vanità e distacco, sdegnava il pauperismo del villaggio olimpico, marcava la sua diversità di Prescelto con abbigliamenti e acconciature bizzarre. Ma vederlo correre era sempre un brivido composito, una miscela di ammirazione e inferiority complex che il principe dell'atletica alimentava ad ogni inquadratura. Quindi chissà che in futuro non finiremo per ammirare, rimpiangere, perdonare, assolvere non solo Djokovic, che prima della botola australiana, con l'umanissima sconfitta di New York l'anno scorso, sembrava aver conquistato anche le emozioni del pubblico.

the last dance 10 the last dance 10

 

Ma anche l'Antipatico per eccellenza della nuova generazione, l'Arrogante 2.0, al secolo Max Verstappen. L'eterno post adolescente che fatica, forse anche per una tara generazionale ignorata e tollerata dai padri, a identificare il confine fra libertà e licenza, fra voglia di vittoria e volontà di (stra)potenza. In pista si comporta come un padroncino, ignorando le traiettorie altrui. In sala stampa ha minacciato di prendere a testate chi criticava il suo stile di guida. Già dalle categorie minori, spalleggiato da babbo Jos, non un miracolo di temperanza, bulleggiava avversari e compagni di squadra.

 

the last dance 8 the last dance 8

Approdato nel Circus ha dato del rimbambito a Kimi Raikkonen e mostrato il dito medio a Lewis Hamilton, ma cribbio, come guida, quando non si mette in testa di aver il copyright delle traiettorie. Critichiamolo oggi, in pubblico e sui social, finché siamo in tempo e dell'umore giusto. Sapendo bene che per tutti gli Antipatici di talento c'è una parte della nostra anima che confessa sottovoce: maledetti, vi amerò.

the last dance 3 the last dance 3 the last dance 2 the last dance 2 valentina vezzali e silvio berlusconi a porta a porta valentina vezzali e silvio berlusconi a porta a porta granbassi vezzali granbassi vezzali valentina vezzali mario monti valentina vezzali mario monti internazionali foro italico vezzali internazionali foro italico vezzali vezzali vezzali valentina vezzali valentina vezzali max verstappen max verstappen max verstappen max verstappen max verstappen max verstappen JOS E MAX VERSTAPPEN JOS E MAX VERSTAPPEN the last dance 4 the last dance 4

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

A MILANO DA MESI GIRA UNA VOCE INSISTENTE: NON È CHE FABRIZIO CORONA STA LAVORANDO PER RIPULIRE L’IMMAGINE DI FEDEZ? – “FURBIZIO” È STATO IL PRIMO A DARE NOTIZIA DELL’ACCORDO ECONOMICO TRA IL RAPPER E CRISTIANO IOVINO, IL PERSONAL TRAINER MENATO DA FEDEZ E I SUOI AMICHETTI. POI SI È LANCIATO IN UNA DIFESA A SPADA TRATTA DELL’EX SIGNOR FERRAGNEZ DOPO CHE I SUOI AMICI ULTRAS SONO FINITI IN CARCERE: “I GIORNALI VI VENDONO MERDA. VOI NON LO CONOSCETE” – ORA L’ULTIMO ATTO CON L’EX RE DEI PAPARAZZI CHE RIVELA: “DIETRO IL VIAGGIO DI FEDEZ A NEW YORK C’È UN PROGETTO DAVVERO GROSSO”. VOGLIAMO SCOMMETTERE CHE TRA NON MOLTO “FURBIZIO” CE NE DARÀ CONTO?

DAGOREPORT - NEI CORRIDOI DI VIALE MAZZINI VIENE DATA PER CERTA SIMONA AGNES ALLA PRESIDENZA RAI IN VIRTÙ DEL PRONTO SOCCORSO M5S, IN CAMBIO DEL TG3 - MA IL DO UT DES, DEFINITIVA LAPIDE PER EVENTUALI ALLEANZE COL PD, NON SARÀ IMMINENTE: PRIMA DELL’ASSEMBLEA COSTITUENTE DI FINE NOVEMBRE, C'E' IL VOTO DEL 17 PROSSIMO PER LA REGIONE UMBRIA - SE I GRILLINI PURI E DURI NOSTALGICI DI BEPPE-MAO, DISERTASSERO LE URNE, COME È SUCCESSO IN LIGURIA, RIUSCIREBBE CONTE A SOPRAVVIVERE ALL'ENNESINO BRUCIANTE TRACOLLO ELETTORALE A POCHI GIORNI DALLA COSTITUENTE? AH, SAPERLO...

DAGOREPORT – FIATO AI TROMBONI! IL 6 E IL 7 NOVEMBRE ANDRÀ IN SCENA A ROMA UN GROTTESCO SPETTACOLO DI ITALICA IPOCRISIA: GLI STATI GENERALI DELLA RAI, DUE GIORNI PER DISCUTERE ‘’COME TENERE LA POLITICA FUORI DALLA RAI’’ (SEMBRA CROZZA MA È COSÌ…) - A CHE SERVE TALE GIGANTESCA PRESA PER IL CULO CHE VEDRÀ OSPITI LA RUSSA, GIULI, VESPA, FLORIS, GRASSO, TRAVAGLIO, SECHI, SCHLEIN, SALVINI, URSO, TAJANI, ETC., VOLUTA DALLA CURVACEA PRESIDENTE DELLA VIGILANZA RAI, LA 5STELLE BARBARA FLORIDIA? - NON È UN MISTERO L’OBIETTIVO DI CONTE DI ACCAPARRARSI IL TG3 IN CAMBIO DEL VOTO A FAVORE DEL CARTONATO DI GIANNA LETTA, SIMONA AGNES, IN TREPIDA ATTESA DELLA PRESIDENZA RAI - MA CONTE SI RITROVA I NEURONI DIVISI TRA GOFFREDO BETTINI E MARCO TRAVAGLIO, MENTRE BEPPE GRILLO LO ASPETTA AL VARCO DELLA COSTITUENTE (MUOIA M5S CON TUTTI I FILISTEI) - LA PRECISAZIONE DELLA FLORIDIA...

DAGOREPORT – PERCHÉ ENRICO PAZZALI, NONOSTANTE UN RAPPORTO DI “AMICIZIA DI VECCHIA DATA” CON IGNAZIO LA RUSSA, HA CERCATO NOTIZIE "SULLA SITUAZIONE IMMOBILIARE E LE PARTECIPAZIONI SOCIETARIE" DEL PRESIDENTE DEL SENATO E I SUOI FIGLI? A FAR RIZZARE PELI E CAPELLI, È LA DATA DELL'ILLECITA OPERAZIONE: 19 MAGGIO 2023. VALE A DIRE: IL GIORNO DOPO LA NOTTE IN CUI IL FIGLIO DI ‘GNAZIO, LEONARDO APACHE, AVREBBE STUPRATO (SECONDO L’ACCUSA DELLA PRESUNTA VITTIMA) UNA RAGAZZA. MA IL 19 MAGGIO 2023 NESSUNO SAPEVA QUELLO CHE ERA AVVENUTO: SOLO 40 GIORNI DOPO LA RAGAZZA PRESENTA UNA QUERELA. IL 3 LUGLIO LA PROCURA DI MILANO APRE UN FASCICOLO. IL 7 LUGLIO IL "CORRIERE" PUBBLICA LA NOTIZIA - QUALCUNO VOCIFERA CHE DI MEZZO POTREBBE ESSERCI L’ASPRA BATTAGLIA TRA LEGA E FDI, TRA SALVINI-FONTANA E LA RUSSA-SANTACHE' PER LA CONQUISTA DELLA SANITA' LOMBARDA. ALTRI SONO PER LA TESI DELL'ESTORSIONE: MA PER 'GNAZIO ''NON SI TRATTA DI COINCIDENZE" - CHE C’ENTRA UN PREFETTO A CAPO DELLA CYBERSECURITY NAZIONALE? CHIEDETELO A MANTOVANO...