«Non seguirò gli Internazionali. Sono ventun anni che non vado al Foro. Se mi dispiace? No». In fin dei conti, l’ex tennista è un esistenzialista che se ne sta in disparte, osserva più o meno distrattamente ciò che accade in quel luogo dei sogni stretto tra due corridoi che è un campo da tennis, e consegna frasi a effetto. Così appare Adriano Panatta, 72 anni. Al "suo" Tennis Club Parioli, «dove sono nato ufficialmente», è testimonial assieme a Martin Castrogiovanni, Francesco Graziani, Andrea Lucchetta della ventiduesima edizione di "Un campione per amico". Si tratta dell'iniziativa voluta da Banca Generali per portare, da maggio a ottobre, nelle piazze di dieci città italiane, lo sport a tanti bambini.
«Giocatori italiani come Sinner, Musetti e Sonego - le parole del vincitore di Davis, Roland Garros e Internazionali nell'anno di grazia 1976 - possono fare molto bene. Anzi, Sinner potrebbe anche fare l'exploit. Ma sarà una concorrenza durissima quella di Alcaraz, Djokovic, Medvedev e Tsitsipas. Se Sinner arrivasse in semifinale contro Djokovic potrebbe anche batterlo e una finale contro Alcaraz sarebbe semplicemente mitica. Le mie non sono previsioni, piuttosto speranze e Roma, per gli italiani, è un’arma a doppio taglio. Da un lato è magica, dall'altro mette tanta pressione». Oltre Sinner, «Musetti è un po' incostante, ma resta un grande giocatore. Sonego potrà fare bene perché lotta fino all’ultimo respiro».
L’assenza di Nadal? Mossa saggia, «è un campione indiscusso ed è logico che, se le condizioni fisiche non sono le migliori, possa andare incontro a sconfitte che non merita. Ha fatto bene a saltare Roma, bisogna vedere se andrà al Roland Garros. Ho i miei dubbi». E quella di Berrettini? «Matteo è romano, Sinner no, ma è italiano e il pubblico romano tifa per gli italiani. Non cambierà nulla».
Si arrabbia con un giornalista che vorrebbe parlare della sempre chiacchierata liaison Berrettini-Melissa Satta e i big li analizza uno per uno. Djokovic: «È rimasto l'unico dei "Big Three", ma a Montecarlo non l’ho visto benissimo». Alcaraz: «Il campo da tennis è sempre uguale ovunque. Al Foro Italico come a Madrid. Che sarà pure in altura, ma Carlos ha vinto anche a livello del mare». Rune: «Gioca molto bene, mi piace, ma dovrebbe comportarsi meglio. Non amo quelle manifestazioni che offre ogni tanto».
Nole Djokovic in allenamento al foro italico - foto Dallavecchia GMT 235
Non male nemmeno l’extra-tennis, a dire la verità. «Se uno intona un coro razzista è un razzista», risponde interpellato sulle parole del tecnico dell’Atalanta Gasperini, che ha bollato semplicemente come «maleducati» i cori allo juventino Vlahovic. In conferenza, è invece simpatico il siparietto preparato con Ciccio Graziani. Domanda: «Perché hai sbagliato quel rigore nella finale di Coppacampioni '84?» Risposta: «I rigori li sbaglia chi li calcia». Sport, vita e responsabilità: bella lezione.
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