Da Rai – Radio 2- Campioni del Mondo
Ai microfoni di Rai Radio2, nella trasmissione Campioni del Mondo condotta da Marco Lollobrigida con Ciccio Graziani e Domenico Marocchino, è intervenuto in diretta da Kiev Carlo Nicolini direttore sportivo dello Shakhtar Donetsk:
“La situazione è difficile e allarmante però cerchiamo di non allarmare più di tanto le famiglie che abbiamo a casa. Ovviamente quando c'è qualcosa partono giustamente le sirene e quindi essendo in un posto sicuro abbiamo dove andare e quindi dobbiamo spostarci in una zona più protetta.”
Spieghiamo dove sei tu ora Carlo cosa è successo rispetto a Donetsk che è stato uno dei primi spazi aperti dai russi nel loro fronte d’attacco
Diciamo che sono un po' due cose diverse, io le ho vissute tutte…non sono un esperto in guerra però la è stata più un’insurrezione di nazionalisti e di filo russi piuttosto che di filo ucraini più una rivoluzione ma non proprio dei governi come in questa situazione. Qui è una guerra palese tra Russia e Ucraina. Noi in questo momento siamo a Kiev, non siamo riusciti a venire in tempo per vari motivi e anche per errori onestamente di qualcuno, sicuramente non nostri e adesso stiamo cercando di venire fuori mettendo soprattutto in salvo i nostri giovani brasiliani perché da uomini di sport e lo staff tutto di Roberto de Zerbi e io come dirigente abbiamo fatto una scelta di stare qua e aiutare i nostri ragazzi dopodiché penseremo anche a noi come venirne via.
Per il momento comunque siamo sistemati abbastanza bene abbiamo scorte di cibo e quant'altro, siamo in contatto con il console e con l'ambasciata per capire cosa è meglio fare anche se abbiamo capito che se dobbiamo venirne fuori dobbiamo arrangiarci perché grossi aiuti non ne avremo.
Io mi prendo la responsabilità di quello che dico, so il perché lo dico e i fatti me lo dimostrano. Ripeto il console lo sentiamo quotidianamente ci da sempre tanta disponibilità, cerca di tranquillizzarci penso che faccia anche tutto quello che può fare. Non siamo gli unici italiani qui a Kiev quindi avrà sicuramente un'ambasciata già piena, avrà altre persone a Kiev da supportare però a parte darci qualche consiglio finora non abbiamo ricevuto nessun tipo di altro appoggio.
Come la stanno vivendo i calciatori? Al di la di voi che siete uomini più strutturati, più grandi e che siete dei punti di riferimento, questi ragazzi come la stanno vivendo?
palazzo colpito da un missile a kiev
Finora sono sorpreso in positivo dalla loro maturità, dalla loro calma, da loro cercare di farsi consigliare, di fidarsi di noi che li stiamo aiutando. Se consideriamo che sono 13 ragazzini di cui solo due sui trent'anni, ne abbiamo uno di 18, uno di 20, uno di 22 tutti con prole al seguito. Sono 35 brasiliani tutti con famiglia, per il momento sono encomiabili e anche loro abbastanza abbandonati dalla loro ambasciata. In 4 giorni non hanno ricevuto un solo aiuto. Mi sono mobilitato io questa mattina per trovare i pannolini per i bambini perché non avevano neanche più quelli. Io non sto lanciando accuse a nessuno però a volte leggiamo alcune dichiarazioni, stiamo facendo di qui, stiamo facendo di là ma forse non sanno neanche che siamo qui. Credo che si possa fare di più.
missile colpisce un palazzo di kiev
Noi da uomini di sport siamo responsabili dei nostri ragazzi, siamo responsabili del calcio, la federazione calcio (Ucraina) non ci ha avvisato per tempo, non ha sospeso per tempo il campionato e quando lo hanno fatto tardivamente non c'era più possibilità di andare via e abbiamo preferito stare con i nostri ragazzi e abbiamo promesso che o andiamo via tutti insieme o non andiamo via.
FONSECA
Da eurosport.it
Paulo Fonseca è in salvo. L'ex tecnico della Romaalloggiava con la famiglia nell’hotel Opera , è riuscito a lasciare Kiev nella giornata di venerdì.
Come riporta ilmessaggero.it, infatti, Fonseca alloggiava con la famiglia nell’hotel Opera, lo stesso in cui si trovano De Zerbi e lo Shakhtar Donetsk; è intervenuta l'ambasciata portoghese, che ha messo a disposizione due pullman per far uscire dal Paese la poco numerosa comunità lusitana presente nella capitale ucraina. così Fonseca ha salutato Roberto De Zerbi e i giocatori e se n'è andato.
I pullman poi si sono recati alla frontiera polacca, distante circa 600 km, luogo purtroppo dove si sono formate lunge code di persone tutte accalcate lì per lo stesso motivo: scappare.