Salvatore Mannino per corriere.it
Una vera e propria battaglia di strada fra ultras del Napoli e della Roma, in mezzo all'Autosole, all'altezza dell'autogrill di Badia al Pino est, lo stesso nel quale l'11 settembre 2007 fu ucciso il tifoso della Lazio Gabriele Sandri, fulminato dallo sparo in mezzo alle due carreggiate esploso dall'agente Luigi Spaccarotella. La polizia stradale è stata costretta a chiudere l'autostrada per la violenza degli scontri, uno stop durato una cinquantina di minuti, durante il quale si è formata una lunga coda, almeno 9 chilometri che solo in questi momenti si va disperdendo. Un unicum nella storia del tifo ultrà, persino il più feroce: mai era successo che i tafferugli dilagassero dagli autogrill nelle corsie di marcia, mai era successo che fosse necessario sbarrare un'autostrada. È un tifoso romanista la persona rimasta ferita a seguito degli scontri in A1. Secondo quanto appreso da fonti di polizia, sarebbe rimasto ferito in modo lieve da un'arma da taglio.
Secondo una prima ricostruzione, una fascia estrema del tifo napoletano (200 o 300 esagitati), ultras diretti a Genova per la partita che il Napoli giocherà contro la Sampdoria alle 18, si sono fermati con i loro pullman a Badia al Pino. Ma invece di rifocillarsi al bar, ne hanno approfittato per tendere in agguato, probabilmente premeditato, agli autobus dei rivali della Roma, diretti a Milano, dove i giallorossi scenderanno in campo stasera contro il Milan. Le due tifoserie, si sa, sono divise da antichi rancori che spesso sono degenerati in scontri lungo l'A1, specie nel tratto aretino, vecchie ruggini, acuite anche dal tifoso del Napoli ucciso prima della finale di Coppa Italia del 2014 fra Fiorentina e Napoli, che però si erano limitate alla devastazione degli autogrill.
Erano circa 350, secondo quanto informa la questura di Arezzo, i tifosi napoletani diretti a Genova, che si sono fermati nell'area di servizio Badia al Pino direzione nord nel pomeriggio. «Sono già in corso le attività investigative finalizzate alla identificazione dei responsabili delle violenze, anche visionando il materiale video acquisito, sulla base del quale si procederà ad informare l'Autorità giudiziaria e sarà valutata l'emissione di provvedimenti interdittivi di competenza del Questore». Così la questura di Arezzo sugli scontri tra tifosi napoletani e romanisti sull'A1.
Stavolta invece i romanisti hanno reagito in mezzo all'Autosole, proprio davanti a Badia al Pino. Le due fazioni si sono affrontate a colpi di sassaiole e lacrimogeni, costringendo la Polstrada aretina a disporre la chiusura dell'A1 all'altezza del casello di Monte San Savino, l'ultimo prima dell'autogrill. «I tifosi – racconta una testimone di passaggio – sono scesi dalle auto e dai bus, erano tutti incappucciati e vestiti di scuro, avevano bastoni e lanciavano petardi e lacrimogeni verso l'Autogrill. Momenti di terrore per tutti noi».
La questura di Arezzo non era impreparata al rischio di incidenti e fin dal mattino era stato chiesto l'intervento di un reparto della Celere, o reparto mobile, che era stato collocato più a nord, nell'area di servizio Arno. Gli agenti con scudi e manganelli sono stati dirottati di tutta corsa verso il luogo degli incidenti, dove il loro intervento è finalmente riuscito a disperdere gli ultras. Quelli del Napoli sono stati fatti risalire sui pullman e scortati fino al casello di Incisa, dove li ha presi in carico la Polstrada di Firenze. Secondo alcune fonti, ci sarebbero dei fermati condotti in questura, ma fonti di polizia negano i fermi: i responsabili, si dice, saranno identificati in un secondo momento, grazie alle telecamere dell'autogrill.
C'è l'ipotesi che tifosi di Napoli e Roma si fossero dati appuntamento in un'area di servizio nel tratto aretino dell'A1 all'origine degli scontri avvenuti oggi all'altezza dell'autogrill di Badia al Pino. È quanto si apprende dalla questura di Arezzo che precisa così le prime indicazioni fornite che parlavano di un agguato teso dai tifosi napoletani ai romanisti. Proprio per il timore di scontri il servizio di ordine pubblico all'area di servizio di Badia al Pino era stato potenziato così come all'autogrill Arno.
SCONTRI SULL'AUTOSOLE
Marco Carta e Marco Juric per repubblica.it
"Quando ho visto il calendario ho subito pensato che sarebbe successo questo". A parlare è un tifoso della curva sud, che frequenta i gruppi organizzati giallorossi. Il suo è un pensiero diffuso per chi conosce le dinamiche tra gruppi Ultrà avversi. Dagli scontri del 2014 a Tor di Quinto che portarono alla morte di di Ciro Esposito, ai romanisti è sempre stato impedito di andare in trasferta a Napoli, così come ai napoletani è stato impedito di venire a vedere la propria squadra allo stadio Olimpico.
Nel corso degli anni tenendo le due tifoserie a distanza si è cercato di evitare ogni possibile incidente. Una missione impossibile. Tanto che alla prima vera occasione, fornita dagli incroci del calendario, le due tifoserie si sono affrontate a viso aperto, come in una battaglia. Da una parte i romanisti che vanno in trasferta verso Milano, dove stasera affronteranno il Milan. Dall'altra i napoletani in viaggio verso Genoa, dove è in programma la partita Sampdoria - Napoli. L'autogrill di Badia al Pino, lo stesso dove un poliziotto uccise il tifoso della Lazio Gabriele Sandri, è diventato il luogo perfetto per la resa dei conti.
All'appuntamento le frange più estreme sono arrivate già preparate, anche solo per cautelarsi da possibili attacchi della tifoseria rivale. Il primo assalto, però, sarebbe partito dai tifosi del Napoli che avrebbero assalito alcuni minivan di tifosi della Roma. E' solo a quel punto, che una buona parte di tifosi romanisti avrebbe raggiunto a piedi l'autogrill, il cui ingresso era stato chiuso dalle forze dell'ordine proprio per permettere il transito dei pullman provenienti da Napoli.
I precedenti
Un odio reciproco nato nel lontano 1987, durante un Roma-Napoli, quando Salvatore Bagni esultó sotto la Curva Sud con il gesto dell'ombrello. Una provocazione che ruppe bruscamente il gemellaggio storico tra le due tifoserie. Da quel giorno seguirono anni di tensioni e provocazioni, dentro e fuori gli stadi. Nel giugno del 2001, prima e dopo il Napoli-Roma che avrebbe potuto consegnare lo scudetto ai giallorossi, ci fu attorno allo Stadio San Paolo una vera e propria caccia all'uomo. Squadriglie di tifosi del Napoli e della Roma alla ricerca del nemico da annientare. Scontri e feriti si susseguirono, ma fortunatamente quella volta non ci scappó il morto. Una tragica conseguenza che avvenne diversi anni dopo, il 3 maggio 2014, con l'uccisione di Ciro Esposito per mano dell'ultras della Roma Daniele De Santis.
La condanna di De Santis
Siamo a Roma, sede unica della finale di Coppa Italia. A poche ore dell'inizio della partita Fiorentina-Napoli un corteo di tifosi napoletani percorre viale di Tor di Quinto in direzione dello stadio Olimpico, scortato dalla polizia. All'improvviso, vengono sparati sette colpi di pistola e tre ultras napoletani cadono a terra. Tra loro c'è Ciro Esposito, tifoso napoletano, le cui condizioni appaiono subito gravissime. La partita si gioca, nonostante le tensioni dentro l'Olimpico e le polemiche per la trattativa tra la polizia e i tifosi del Napoli, tra cui Genny 'a Carogna, all'interno dello stadio. Ciro Esposito muore dopo 50 giorni di agonia e l'accusa ricade fin da subito su Daniele De Santis. Noto già alle forze dell'ordine perché nel 2004 fece sospendere un derby diffondendo la notizia (falsa) della morte di un bambino. De Santis era il custode di un centro sportivo su Via di Tor di Quinto che sparó altezza uomo per rispondere alle provocazioni dei tifosi napoletani. "Non fu legittima difesa". Con questa motivazione la cassazione nel settembre del 2018 ha condannato in via definitiva Daniele De Santis a 16 anni di reclusione.
Le reazioni social
Lo scontro tra le due fazioni, dopo la battaglia in autogrill, si è spostato anche sui social, dove tanti sono i commenti minacciosi sotto i video da Arezzo: "Tutti di cenere dovete diventare napoletani colerosi". All'insulto c'è chi risponde senza mezzi termini: "vi buchiamo". Un altro utente, invece, accusa i tifosi della Roma, di non avere abbastanza coraggio: "Romanista ebreo non carichi più!".
Tanti sono gli insulti verso Antonio De Falchi, il tifoso giallorosso ucciso da tifosi del Milan nel 1989, e Ciro Esposito, ucciso nel 2014: "ci vorrebbe un Ciro Esposito all'anno". Tante inoltre sono le testimonianze che arrivano dal posto. In un audio divenuto virale si sente un tifoso napoletano commentare l'accaduto: "Sono venuti i romani, sono scesi a piedi, sono venuti per combattere poi sono scappati". In un altro messaggio vocale, invece, si sente un tifoso della Roma che racconta: "hanno fatto una bella azione i napoletani, studiata nei minimi particolari. Però i romanisti ci stavano: sono scesi, si sono compattati e sono andati incontro allo scontro".