Mario Sconcerti per il Corriere della Sera
Sono partite queste che vanno vinte nel primo tempo, con calma e superiorità. Dopo diventano poco giocabili, la differenza si trasforma in confusione. Quando aveva il tempo per vincere il Milan è stato invece in piccola balia del Bologna, organizzato e agonistico come fosse dentro una finale. Questo anticipa il senso del finale di campionato: conta poco adesso il nome degli avversari. Quasi nessuno ha più scopi reali tranne il mettersi in mostra nelle partite contro le grandi squadre, che grandissime peraltro non sono.
Così il Milan anche stavolta deve percorrere tutta la strada del martirio, con i nervi che diventano fretta e la porta ogni attimo più stregata. Si può chiamare in molti modi, anche sfortuna, ma resta in sostanza imperfezione. Il Bologna aveva perso dieci delle ultime 15 partite, era l’avversario ideale per aprire a una grande figura una grande squadra. Per 60’, fin quando è stato in campo Barrow, il Bologna ha giocato invece alla pari con in più la saggezza di chi non ha molto da perdere. Poi è diventato un assalto continuo e sfortunato, ma un po’ sempre uguale.
È stato il vecchio Milan insufficiente di tante altre volte, quando gli serve una concentrazione che non trova. Ieri ha provato a darsela dimenticandola, giocando leggero ma isterico appena sotto la traccia. Tutt’altro che una prova di maturità. È mancato il grande colpitore, l’Ibra di qualche mese fa, il Leao che sempre aspetti ma che sta diventando un altro tipo di giocatore. Per me è stato anche inutile insistere con Diaz, meglio la sostanza dei tre centrocampisti veri, con Kessie accanto a Bennacer e Tonali. E meglio anche Saelemaekers di Messias.
Pioli ha esagerato inutilmente in attaccanti. Il Milan è entrato davvero in area del Bologna quando il tempo era molto avanti e il Bologna aveva smesso di correre. Non c’è stata un’idea alternativa, uno schema, un dribbling riuscito. Si è spento tutto troppo facilmente sui rimbalzi dei difensori. Capita, ma è capitato un po’ troppe volte al Milan contro squadre che cercavano un premio di passaggio. Non cambia troppo, è sempre in testa, ma ha buttato via la coscienza di essere il più forte. Ora che gli avversari saranno spesso come il Bologna, avrà bisogno di tornare sul pezzo, capire che si vince solo dopo l’ultima partita. Non è per niente tardi, ma c’è da diventare anche qualcosa d’altro da quello che si è già.
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