NAPOLI, CHE AMMUINA! SCOPPIA LA CRISI DEL SECONDO ANNO TRA DE LAURENTIIS E SARRI - ORA CHE I RISULTATI SCARSEGGIANO, VA IN ONDA IL FILM GIÀ VISTO CON BENITEZ: AL PRESIDENTE NON VA GIÙ L'INTEGRALISMO DELL'ALLENATORE CHE INSISTE CON GLI STESSI UOMINI E SISTEMI DI GIOCO - IL RAPPORTO NON È PIÙ SOLIDO: PRIME VOCI SU DI FRANCESCO

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Marco Azzi per www.repubblica.it

SARRI DE LAURENTIIS SARRI DE LAURENTIIS

 

C'è giusto il tempo per tirare un po' il fiato e guardarsi negli occhi, con dietro l'angolo l'anticipo di venerdì sera al San Paolo contro l'Inter. Niente processi, dunque: anche perché Maurizio Sarri continua a vedere il bicchiere mezzo pieno ed è convinto che il suo Napoli abbia giocato una ottima partita pure con il Sassuolo, peccando soltanto di immaturità nella gestione del vantaggio.

 

Ma il punto di vista dell'allenatore cozza con i numeri: a cominciare dai 6 punti in meno messi insieme finora dagli azzurri rispetto allo scorso campionato. La flessione, risultati alla mano, è fin troppo evidente e impossibile da negare. In particolare nell'ex fortino di  Fuorigrotta, dove l'ultima vittoria risale a più di un mese fa e i pareggi consecutivi sono saliti a tre, dopo quelli altrettanto deludenti contro la Lazio in campionato e la Dinamo Kiev in Champions.

 

SARRI DE LAURENTIIS GIUNTOLI 2 SARRI DE LAURENTIIS GIUNTOLI 2

Il Napoli non sa più vincere e contro il Sassuolo non è riuscito nemmeno a sfruttare la spinta dei 50 mila tifosi presenti in tribuna. Non c'era invece Aurelio De Laurentiis, sempre più lontano da una squadra che ha smesso di entusiasmarlo da un pezzo. Anche il rapporto con Sarri, come era successo con Benitez, rischia di perdere colpi e comincia a logorarsi, per colpa della crisi del secondo anno.

 

Capitò lo stesso con Rafa: prima un campionato super e poi la caduta libera al quinto posto, complici le divergenze sul mercato tra tecnico e società. Tira aria di déjà-vu, nel club azzurro. Pure perché dalla panchina non arrivano dei segnali distensivi,  con l'accantonamento di tutti i rinforzi estivi e la scelta ostinata di insistere sempre con la vecchia guardia.

SARRI DE LAURENTIIS SARRI DE LAURENTIIS

 

Sarri si fida solamente dei suoi pretoriani, che hanno ormai imparato a memoria la lezione ed eseguono alla perfezione gli ordini del loro tecnico. Anche contro il Sassuolo, in effetti, la manovra del Napoli è stata a lungo ordinata e l'equilibrio tra i reparti apprezzabile. Ma il San Paolo da un po' di tempo a questa parte sta vedendo all'opera una squadra - per dirla come Riccardo Cocciante - "bella senz'anima": che esegue il suo compitino con monotona puntualità, più preoccupata di accontentare il suo maestro che di raggiungere il risultato.

 

sarri de laurentiis sarri de laurentiis

Gli azzurri sono diventati prevedibili, oltre a essere stanchi per il doppio impegno in campionato e Champions League. I rincalzi più riposati, in particolare Giaccherini e l'oggetto misterioso Rog ("Aspetto con interesse il suo debutto'' ha detto oggi De Laurentiis), continuano però a non trovare spazio: come Tonelli. E il part time è il massimo della aspirazione pure per i vari Zielinski, Maksimovic e El Kaddouri: tutti giocatori che hanno il serbatoio pieno e potrebbero riaccendere la scintilla.

 

Il Napoli si sta invece trascinando verso la sosta di fine anno, nella speranza che sia la riapertura invernale del mercato a risolvere l'emergenza, soprattutto quella che si è venuta a creare in attacco per l'infortunio di Milik. Ma c'è il rischio di questo passo di perdere troppo terreno. Le prossime due partite, contro l'Inter e il Benfica, rischiano di diventare un crocevia per le ambizioni degli azzurri e anche per la seconda stagione del ciclo di Sarri, a cui De Laurentiis è convinto di aver messo a disposizione un organico competitivo e non solo da sesto posto.

 

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I due sono legati da un contratto molto lungo (altre tre stagioni) e ufficialmente continuano a remare nella stessa direzione: nascondendo però sempre più a fatica la rispettiva insofferenza. Il futuro a lunga scadenza della coppia non è più così scontato, dunque. Dipenderà dai risultati, mentre affiorano già i primi spifferi. "Le voci che mi avvicinano alla panchina azzurra sono un onore", ha detto lunedì sera al San Paolo Eusebio Di Francesco, giovane e preparato. È uno di quelli che in teoria avrebbero il profilo giusto.

 

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