NON DITE A JOHN ELKANN CHE LA JUVE DEL MONOCIGLIO ANDREA AGNELLI HA BRUCIATO IN BORSA UN MILIARDO IN QUASI 3 ANNI – IL CLUB BIANCONERO RISCHIA PER LA VERIFICA DELLA CONSOB - GLI SCAMBI GONFIATI COINVOLGONO ALMENO 6 CLUB. LA JUVE E IL CASO KEAN, IL GENOA HA CHIUSO AFFARI PER 123 MILIONI CON I BIANCONERI E 78 CON L'INTER. E SUL CASO OSIMHEN…

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Marco Iaria per "la Gazzetta dello Sport"

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Quando Andrea Agnelli venne nominato presidente della Juventus, nel maggio 2010, il titolo bianconero in Borsa aveva una capitalizzazione di 160 milioni. Dopo aver archiviato ieri l'ennesima giornata negativa a Piazza Affari, l'attuale valore di mercato è di 630 milioni. Ma se prendiamo il record storico dell'aprile 2019 - quasi 1,7 miliardi - ci accorgiamo dell'incredibile dispersione di valore in quasi 3 anni: 1 miliardo.

 

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Quello che Agnelli aveva costruito - la trasformazione di una squadra ferita da Calciopoli in un'azienda da 800 dipendenti concepita come media company - si sta sgretolando, con conseguenze ancora imprevedibili. Crollo Sulla scia dell'acquisto di Ronaldo del 2018 e dell'euforia dei mesi successivi, le azioni bianconere erano arrivate a valere 1,67 euro nell'aprile 2019.

 

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Poi il prezzo è crollato. La prima botta l'hanno data il Covid e gli effetti a bilancio dei costi sostenuti negli anni precedenti: 0,61 euro e 900 milioni di capitalizzazione nel marzo 2020. Poi, dopo una risalita a 1 euro con la ripresa delle attività nell'estate 2020, ecco altri ribassi. L'aumento di capitale da 400 milioni, con le azioni offerte in opzione ai vecchi soci a forte sconto (35%), approvato dal cda nelle sue condizioni definitive il 22, ha fatto registrare un tonfo nella seduta del 23: 0,63 euro (-9% rispetto al giorno prima). Ieri, nella giornata di avvio della ricapitalizzazione e nel primo test dopo la diffusione delle notizie sull'inchiesta della procura di Torino, ecco un altro crollo: 0,43 euro il prezzo delle azioni (-6% rispetto alla seduta precedente), 630 milioni la capitalizzazione.

 

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La domanda, a questo punto, è la seguente: i risultati dell'aumento di capitale saranno influenzati dalle vicende giudiziarie? La Juve, nel comunicato di sabato scorso in cui spiegava di «aver operato nel rispetto delle leggi e delle norme che disciplinano la redazione delle relazioni finanziarie, in conformità ai principi contabili e in linea con la prassi internazionale della football industry e le condizioni di mercato», aveva anche confermato la tempistica della ricapitalizzazione. E quindi offerta in opzione (9 nuovi titoli ogni 10 azioni) fino al 16 dicembre e negoziazione dei diritti di opzione fino al 10. La fase cominciata ieri, riservata ai vecchi soci, risente inevitabilmente della bufera.

 

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Ma la Juve, guardando all'incasso finale, è blindata: dei 400 milioni l'azionista di maggioranza Exor ha assicurato la sottoscrizione di sua competenza (255 milioni per il 63,8%), mentre un pool di banche con cui il club ha sottoscritto un contratto di garanzia (Goldman Sachs, Jp Morgan, Mediobanca e UniCredit) si è impegnato ad acquistare le nuove azioni eventualmente rimaste inoptate al termine dell'asta dei diritti inoptati, per un ammontare di 145 milioni, cioè la differenza tra il controvalore complessivo dell'operazione e la quota di Exor. Consob Piuttosto, c'è un tema di responsabilità "supplementare" della Juve e dei manager nei riguardi di azionisti e investitori, nell'eventualità di false comunicazioni sociali, quindi di rappresentazione non veritiera delle informazioni.

 

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Ecco perché la Consob, cioè l'autorità di controllo della Borsa, si era già mossa con un'ispezione sui proventi da gestione diritti calciatori iscritti nei bilanci al 30 giugno 2020 (172 milioni) e al 30 giugno 2021 (43 milioni). Come ha spiegato la Juve nel prospetto informativo sull'aucap, «la Consob può avviare un procedimento amministrativo e "nel caso in cui abbia accertato che i documenti che compongono le relazioni finanziarie non sono conformi alle norme che ne disciplinano la redazione, può chiedere agli emittenti di rendere pubblica tale circostanza e di provvedere alla pubblicazione delle informazioni supplementari necessarie a ripristinare una corretta informazione del mercato".

ANDREA AGNELLI E MAURIZIO ARRIVABENE DELLA JUVENTUS ANDREA AGNELLI E MAURIZIO ARRIVABENE DELLA JUVENTUS

 

Ove all'esito dell'eventuale procedimento che fosse avviato nei confronti dell'emittente si verificasse tale circostanza, potrebbero verificarsi impatti negativi anche significativi sulla reputazione e sulla situazione economica e patrimoniale dell'emittente e del gruppo».

 

 

GLI SCAMBI GONFIATI COINVOLGONO ALMENO 6 CLUB

Estratto dell'articolo di Matteo Pinci per “la Repubblica”

 

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Il calcio italiano è un sistema che vive regolarmente al di sopra delle proprie possibilità, spendendo ogni anno quasi un miliardo più di quanto guadagna. Ma, nel silenzio delle proprie istituzioni, ha ideato un sistema che gli ha permesso di non affondare: lo scambio supervalutato di giocatori fantasma. O quasi.

 

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Nel 2015, la Serie A fatturava 2,2 miliardi e le plusvalenze - 381 milioni - rappresentavano il 17% della produzione. Cinque anni dopo sono raddoppiate, arrivando a 739 milioni, mentre i ricavi sono aumentati di neanche un terzo. Colpa di tutti: il virtuoso Napoli ha pagato 20 dei 71 milioni per Osimhen dando al Lille giovani oggi ai margini del calcio professionistico e Karnezis, terzo portiere sull'orlo della "pensione". Anche nella Juventus l'impatto dei ricavi è cresciuto vertiginosamente in due anni: dal 2018 al 2020, il periodo sotto indagine, gli effetti prodotti dalle cessioni sono cresciuti del 70%.

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Una delle società con cui la Juve ha messo in atto un flusso piuttosto continuo è il Genoa: tra i due club sono circolati circa 123 milioni di euro in trasferimenti. 

 

(...)

Tra i prodotti del vivaio però il caso più estremo è quello di Kean: venduto per 30 milioni all'Everton con plusvalenza di 22 milioni, dopo due campionati è tornato a Torino per 35 milioni. Difficile da spiegare, ma giocatori che vanno e vengono si vedono spesso in Serie A.

 

Prendete l'Inter. Dal 2018, tra i nerazzurri e il Genoa sei operazioni per 78 milioni: tre acquisti per club. Ma, nei fatti, si sono mossi solo 5 milioni. Anche perché i giocatori erano quasi sempre gli stessi: nel 2018 il Genoa acquista il portiere Radu, l'anno successivo lo riprende l'Inter spendendo poco più di quanto incassato.

 

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Dodici mesi dopo tocca a Pinamonti: va al Genoa per 19 milioni, un anno e torna per 21 all'Inter dove lui e Radu non giocano mai. Idem Vanheusden, venduto allo Standard per ricomprarlo, senza impiegarlo. Perché un club in cri si dovrebbe spendere per giocatori inutili? La plusvalenza messa a bilancio dopo la prima cessione, ad esempio. A ottobre la Covisoc aveva scritto una relazione con 64 scambi sospetti.

 

Ma la Procura della Federcalcio ha dovuto attendere di leggerne su Repubblica per aprire un fascicolo. Ora Gravina, presidente della Figc, pensa a una regola che permetta alla Federazione di non considerare, ai fini delle iscrizioni ai campionati , gli effetti a bilancio degli scambi a saldo zero...

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