1. ORA RIDE, CANTA E TRASCINA LA SQUADRA. IERI PIANGEVA, SBUFFAVA E SPEDIVA IN TRIBUNA IL RIGORE DELLA CHAMPIONS. SAN GENNARO FA IL MIRACOLO: HIGUAIN È MEGL' E MARADONA
2. LA METAMORFOSI DI GONZALO NON PUÒ ESSERE RACCONTATA SOLO ATTRAVERSO I SUOI GOL, CHE HANNO RIPORTATO IL NAPOLI SUL GRADINO PIÙ ALTO DELLA CLASSIFICA, METTENDO FINE A UN QUARTO DI SECOLO D’OBLIO E MALINCONICO AMARCORD. SI INTRAVEDE UN DOPO MARADONA
3. IL SEGRETO DI QUESTA STAGIONE DA RECORD? UNA DIETA “ALLA MESSI”. SI E’ AFFIDATO A GIULIANO POSER, IL NUTRIZIONISTA CHE HA RIMESSO IN SESTO IL BOMBER DEL BARCA (VIDEO)

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VIDEO: IO BOATO DELLA CITTA’ A SECONDO GOL DI GONZALO

 

 

VIDEO: DELIRIO DI HIGUAIN A FINE PARTITA

 

1. LA SVOLTA DI HIGUAIN CHE FA SOGNARE IL NAPOLI

Marco Azzi per “la Repubblica”

 

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Ride, canta, balla. Piangeva, sbuffava, camminava. La metamorfosi di Gonzalo Higuain non può essere raccontata solo attraverso i suoi gol, che hanno riportato il Napoli sul gradino più alto della classifica, mettendo fine a un quarto di secolo d’oblio e malinconico amarcord. Si intravede un dopo Maradona, di cui una buona parte dei 55 mila tifosi in delirio lunedì notte al San Paolo non può avere memoria: le generazioni dei debuttanti al primo posto.

 

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Lassù li ha trascinati un altro argentino, con la doppietta che ha costretto alla resa una irriducibile Inter e proiettato il numero 9 azzurro in una nuova dimensione: quella esclusiva dei fuoriclasse. Che il Pipita fosse un cannoniere si sapeva già: 25 reti nella sua prima stagione italiana e 29 nella seconda. Ma è nella terza che il confronto con il passato si fa più intrigante: quella in cui Diego entrò nella storia conquistando lo scudetto, con un’impresa che per 25 anni è parsa unica e irripetibile, nella attesa che spuntasse all’orizzonte l’Erede.

 

Higuain non ha le stimmate del numero 10 e non indossa la fascia di capitano. Però rappresenta per il Napoli di oggi quello che era stato Maradona per quello dei due scudetti: il punto di riferimento per tutti, allenatore, compagni e tifosi, e non solo per le 14 reti (Europa compresa) messe a segno in questo avvio di stagione.

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 «Viviamo in una città speciale e dobbiamo prendere al volo le grandi opportunità che sa offrirci », ha detto lunedì sera il campione argentino, dopo avere ballato e cantato sotto la curva B del San Paolo, di cui non s’era mai sentito così padrone (di casa). Pare un secolo dal 31 maggio scorso, quando il Pipita aveva spedito in tribuna il rigore della Champions, nello spareggio con la Lazio. Erano i tempi in cui il bomber sbuffava e camminava, sorridendo a stento perfino dopo aver segnato. Il pianeta azzurro gli stava stretto, allora: 5 mesi dopo, ne è diventato l’orbita.

 

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Leader si nasce, ma Higuain aveva bisogno dei suoi tempi. «Contro l’Inter ho vissuto una notte magica, grazie ai tifosi e ai compagni. Tutti uniti siamo più forti. Avanti così», ha scritto su twitter il capocannoniere della serie A. Dietro l’angolo c’è la trasferta di domenica a Bologna, dove saranno in 10 mila al seguito della nuova capolista: tenuta coi piedi per terra dall’umiltà di Sarri.

 

«Mai sentito parlare di scudetti vinti a novembre: casomai a maggio». Cinque mesi alle spalle e altrettanti davanti, per provare a riscrivere la storia azzurra. Il Pipita ha cambiato in meglio la sua: ora è perfino “social”, si è liberato della diffidenza del primo biennio e del complesso di superiorità che si era portato da Madrid. Aveva accettato il San Paolo per Benitez. Ci ha messo un po’, per sentirsi a casa.

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Sarri ha saputo pizzicare le corde giuste, stuzzicandone l’ego. «Potenzialmente sei il centravanti più forte del mondo, ma non sei ancora riuscito a dimostrarlo: dipende da te». Higuain non si aspettava una simile accoglienza, da un tecnico arrivato dalla provincia: eppure capace di metterlo di fronte ai suoi difetti, tra cui la pigrizia negli allenamenti e l’insofferenza per gli errori altrui.

 

«Mister, ci ho pensato: ti do ragione su tre punti su cinque», fu la risposta orgogliosa, che dall’inizio del ritiro estivo ha buttato giù 4 chili, mettendosi a dieta. Ma ha soprattutto ritrovato il sorriso, accettando la diversità di Napoli e del Napoli. «Ora lo so, giocare qui è speciale». Proprio come per Diego, che in campo trascinava con l’esempio i suoi compagni. E fu così che al terzo anno li guidò più in alto di tutti.

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2. IL NUOVO RE

Marcello Di Dio per “il Giornale”

 

Il nuovo oro di Napoli si chiama Gonzalo Higuain. C' è una firma sudamericana, anzi argentina, sul momento magico del «Ciuccio». Esattamente come 25 anni fa quando a incendiare il San Paolo era un certo Diego Maradona. Impensabile pensare che il Pipita possa far dimenticare l' eterno Pibe de Oro (che da ct dell' Argentina nel 2009 prima lo ignorò, poi lo richiamò nell' Albiceleste a furor di popolo). Ma il passaggio di consegne tra i due assi potrà avvenire se alle pendici del Vesuvio si pronuncerà, cifre alla mano, la fatidica parolina a fine stagione.


Non a caso Dieguito vinse al terzo anno in azzurro, la stessa situazione di Higuain. «Scudetto? Continuo a dire che è una bestemmia...», il refrain di Sarri. Che alza l' asticella solo per elogiare l' attaccante argentino: «In questo momento è il centravanti più forte del mondo, insieme con Lewandowski. Ma deve mettersi in testa che può puntare al Pallone d' Oro, se continuerà a correggere i suoi difetti e a lottare con questa intensità».

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Si parla del trofeo europeo per calciatori più prestigioso ed ecco un altro paragone eccellente con un altro connazionale, quel Leo Messi appena rieletto miglior giocatore della Liga dopo i trionfi della scorsa annata con il Barça. Solo due mesi di stop per infortunio hanno negato alla Pulce una media realizzativa pari a quella del compagno di nazionale e abituale per l' asso dei blaugrana nelle precedenti stagioni: 4 gol in 8 partite dell' attuale campionato spagnolo, mentre la punta del Napoli è già arrivato a 12 centri - senza rigori - in 14 gare disputate.

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È stato lo stesso Pipita a svelare il segreto di questa stagione da record e delle sue prestazioni esaltanti (nemmeno al Real era stato così prolifico dopo un terzo di stagione). E il segreto è guarda caso una dieta «alla Messi». Higuain ha infatti rivelato un paio di settimane fa al quotidiano argentino Olè di essersi affidato a Giuliano Poser, il nutrizionista veneto che ha rimesso in sesto il fuoriclasse del Barcellona. La sua esultanza al fischio finale di Napoli-Inter è diventato un video virale su Internet: Gonzalo ha cominciato a cantare a squarciagola con i tifosi battendo le mani a ritmo prima di salutare la curva B e lasciare il prato del San Paolo.

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«Ho vissuto una notte magica grazie a tutti i tifosi e ai compagni. Tutti uniti siamo più forti. Avanti così. Forza Napoli!», la carica di Higuain in un cinguettio di ieri. Quando si era presentato in ritiro quest' estate, demotivato e deluso dalla Copa America, sembrava pronto a chiedere la cessione. Ora è l'emblema del Napoli 2.0: il primo a rincorrere l' avversario, a fare pressione, ad attaccare la profondità.

 

De Laurentiis lo ha pagato 38 milioni, bonus compresi, e lo ha blindato con una clausola da 94 (e 716 mila euro). Ora non vuole più scappare da Napoli e con Sarri ha stretto un patto tacito: insieme per lo scudetto.

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Il fattore H sta facendo sognare i tifosi, se continuasse così Higuain potrebbe arrivare a quota 30. Se poi si aggiungono i 7 gol di «Lorenzinho» Insigne ecco che la mente dei supporter napoletani ritorna alle mitiche coppie gol della seconda metà degli anni Ottanta: Maradona-Carnevale nel 1986/87 arrivarono «solo» a 18 reti in 30 partite, Maradona-Careca tre stagioni più tardi salirono a 24 in 34 gare. Medie tutte inferiori all' ultimo duo delle meraviglie. Era un' altra serie A, i difensori «picchiavano» duro mentre oggi gli attaccanti fanno sentire i loro chili e centimetri. E in questo Higuain non è certo secondo a nessuno.

 

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