Paolo Tomaselli per il "Corriere della Sera"
Ha fermato il tempo un' altra volta, Paolo Rossi. Ha fatto tornare tutti ragazzi o bambini, fanatici del pallone e semplici appassionati di uno sport che grazie a lui e ai campioni del Mondo del 1982 è diventato una parte felice e condivisa della storia d' Italia. Stavolta non c' è lieto fine, Pablito (ribattezzato così dal giornalista Giorgio Lago al Mondiale argentino di quattro anni prima) è morto all' ospedale Le Scotte di Siena nella notte tra mercoledì e giovedì, dopo una battaglia contro un tumore ai polmoni scoperto un anno fa, al rientro da una vacanza alle Maldive.
«Mercoledì era entrato in coma, fino al giorno prima sorrideva anche se aveva perduto la forza di parlare - ha raccontato il fratello maggiore Rossano a La Nazione - . Dalla malattia originaria se ne sono sviluppate altre, anche alle ossa, indotte dalla debilitazione che ogni giorno lo rendeva più vulnerabile. No, il Covid non lo ha colpito».
Rossi, che viveva a Bucine in provincia di Arezzo se ne è andato tra le braccia della moglie Federica Cappelletti dalla quale ha avuto due bambine di 11 e 8 anni. È stata lei a dare notizia della morte di Paolo nella notte di mercoledì, attraverso i social. L' ex campione lascia anche il figlio Alessandro avuto dalla prima moglie Simonetta Rizzato nel 1982: «È stato un papà fantastico, semplice ed umile. Abbiamo sperato fino all' ultimo che le cose andassero meglio ma alla fine il male ha vinto.
La routine lo aiutava a pensare un po' meno alla malattia. Il calcio, che è stata la sua vita, lo ha aiutato anche in queste ultime settimane».
Pablito aveva comunicato la malattia solo ai famigliari e agli amici più stretti, anche se in tanti avevano capito che c' era qualcosa che non andava, perché alla ripresa delle partite della Nazionale aveva lasciato il suo ruolo di commentatore Rai ed era uscito dalla chat dei compagni del Mundial. «Noi familiari annunciavamo che si era operato alla schiena - ha spiegato il fratello -. E non era una bugia, perché in questi mesi si è sottoposto anche a un intervento alla vertebra. Prima dell' ultima sua presenza in tv, collegato con la Domenica Sportiva, aveva dovuto fare una puntura».
Pablito ha seguito negli anni diverse attività imprenditoriali e aveva avviato da poco una scuola calcio in Umbria, della quale andava orgoglioso. Tra le città dove aveva giocato, Vicenza gli era rimasta nel cuore, anche perché fu lì che la sua carriera prese il volo grazie all' intuizione di G.B.Fabbri, che lo spostò da ala a centravanti. Da oggi pomeriggio allo stadio Menti sarà aperta la camera ardente. I funerali si terranno domani alle 10.30 nel Duomo: saranno ammessi solo gli invitati della famiglia, ma l' addio a Pablito sarà trasmesso in diretta Rai.
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