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Estratto dell'erticolo di Paolo Condò per "la Repubblica"
La doccia fredda del primato perduto macchia l’autunno azzurro senza però rovinarlo. L’euforia si stempera davanti al mestiere di una Francia rivitalizzata rispetto ai fantasmi di settembre a Parigi. Mestiere, sì. Segna tre gol su calci piazzati […] e questa è una colpa precisa degli azzurri, […] ma soprattutto la Francia ci impedisce di giocare, se non nell’impetuosa reazione di Dimarco e Cambiaso al gol dello 0-2 e poi nell’assalto finale.
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Il bilancio del girone resta positivo nel risultato, perché precedere il Belgio era tutt’altro che scontato, e soprattutto nel gioco che ha guidato la ripartenza post-Europeo. Spalletti ha trovato e ritrovato giocatori destinati a essere importanti, e in attesa che i club gli forniscano quel che manca […] può affrontare il resto della Nations e soprattutto le qualificazioni mondiali. Per sognare più in grande occorre ricostruire dalle fondamenta il castello difensivo sui calci piazzati, e poi migliorare la redditività della punta, destinata a rimanere unica a meno di una resurrezione di Chiesa oggi imprevedibile.
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Ora che è venuta la prima sconfitta, è giusto ricordare che due mesi fa Spalletti era ripartito fra mille dubbi — anche nostri — dopo il fallimento europeo, e che quindi è stato bravo a ricostruire l’Italia nel breve volgere di sei partite. L’altro giorno il ct, nel ripercorrere il suo mandato azzurro, ha ristretto il flop di giugno a una sola partita, lo sciagurato ottavo contro la Svizzera. È una visione riduttiva perché l’Europeo è stato sbagliato in toto, dalla scena muta con la Spagna al pari miracoloso con la Croazia.
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Ma questo aumenta il valore della riscossa, perché l’Italia non si è rimessa in piedi da uno scivolone, è risalita da un abisso. […] L’Europeo è andato come è andato perché Spalletti, angosciato all’idea di aver potuto lavorare poco con la squadra — da settembre a giugno — appesantì di tattica e retorica l’avvicinamento al torneo e la sua gestione, nell’illusione di colmare il gap.
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Al di là dei quarti di Nations raggiunti, l’autunno gli è servito per dare all’Italia rinnovata le nozioni di base sulle quali crescere. Se andremo al Mondiale — e in quel "se" c’è più scaramanzia che timore — la sua preparazione non sarà più un corso di recupero accelerato, ma una rifinitura sui residui punti deboli (la difesa sui calci piazzati). Un’altra vita.
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