marcell jacobs con le due medaglie doro di tokyo 2020
Giulia Zonca per “la Stampa”
Marcell Jacobs, due ori olimpici con un record europeo, si porta a casa anche il titolo di campione dell'anno de «La Stampa». «Bene, possiamo continuare così, a raccogliere, mi piace: questo riconoscimento mi accomuna a tanti grandi dello sport azzurro».
Che cosa l'ha più divertita del 2021?
«Mi sono solo divertito. Mi sono tolto soddisfazioni che inseguivo da anni e ho fatto tutto con il sorriso».
Che cosa l'ha indispettita?
«Le polemiche non mi toccano. Nessuno mi ha regalato nulla, mi sono preso ogni centesimo di secondo con le unghie e con i denti. Mi stupisce un certo scetticismo britannico perché loro non avevano atleti che potessero puntare alla vittoria, mi aspettavo frustrazioni dagli Usa che avevano tre contendenti piuttosto».
Invece Track&Field, la bibbia dell'atletica, la mette al primo posto nella classifica dei 100 metri, il primo fuori ranking a riuscirci dopo Bolt, nel 2008. Maurice Greene sostiene che il mondo anglosassone si senta padrone della specialità. È questo il problema?
«Chi altro ha vinto oltre a loro? Giusto Hary, tedesco, e sono passati 60 anni e Borzov nel 1972 altrimenti Usa, Inghilterra, Canada, Caraibi, è un dominio molto circoscritto. La mia non è la vittoria di un singolo, ma dell'Italia che ha dimostrato di poter stare dove nessuno aveva mai pensato di metterla. E come è successo nell'atletica può capitare in qualsiasi altro campo».
Come è cambiata la considerazione in Italia?
«Sono ammirato dal rispetto: la gente ci tiene a farmi sapere di aver vissuto grandi emozioni grazie a me, ma non vuole essere fastidiosa. Mi commuove quando dicono "Mi hai fatto sognare"».
E all'estero?
«Anche lì grandi riconoscimenti. Chi si finge stupito non conosce lo sprint».
Le è arrivata una spiegazione razionale da chi continua a dubitare di lei?
«Non ne hanno una, criticano perché non gli va giù che un outsider, fuori dai loro radar, si sia preso la scena».
Bolt è un riferimento?
«Ho visto le gare, i documentari, il film, ho letto la biografia. Sono un seguace».
Prima le ha fatto i complimenti, poi ha scritto che se ci fosse stato lui, in Giappone, avrebbe vinto ancora.
«Mi pare normale, ha lasciato da re e sente sua la corona. Non ci vedo pensieri negativi».
Nessuna risposta sulla sfida a ruba bandiera?
«No, resta un'ottima idea e sono sicuro che prima o poi la raccoglierà. Io aspetto».
Tolti i suoi ori quale è l'impresa dell'anno?
«Gimbo, il successo nell'alto di Tamberi, diventa pure un anniversario per entrambi. Ogni primo d'agosto. E quando ci ritroviamo insieme combiniamo davvero un disastro».
Da dove riparte il 2022?
«Dal 4 febbraio, a Berlino. Gara indoor, anche se poi vedremo fino a dove arrivare con la stagione al coperto. Il nostro obiettivo è il Mondiale negli Usa, quest' estate».
Torna Coleman dopo la squalifica per doping. Come lo guarderà?
«Dall'alto in basso, se non alto per questioni di statura. È un grande rivale e il fatto di aver perso i Giochi per un mancato controllo gli darà motivazione extra».
Dopo Tokyo aveva bisogno di una pausa, ora ipotizza di saltare i Mondiali indoor a marzo, non teme di essere considerato uno da una gara all'anno?
MARCELL JACOBS ESEOSA DESALU LORENZO PATTA FILIPPO TORTU ORO NELLA 4X100
«Ho imparato a spese mie che non si fanno scelte in base ai giudizi altrui. Sto curando i dettagli della mia corsa, i 60 metri non sono la mia specialità quindi stabiliremo il calendario in base alle mie priorità. Gli atleti non sono robot».
La staffetta ha vinto l'oro. E ora lei vorrebbe l'ultima frazione. Come si fa?
«Ho detto solo che mi piacerebbe anche chiudere, nel corso dei prossimi mesi vedremo i tempi di tutti e poi chi deve deciderà. Io corro dove mi mettono, non voglio semplicemente che sia esclusa una possibilità a prescindere».
Quando rivede quel successo alle Olimpiadi pensa che avrebbe dovuto stare al posto di Tortu?
«No, penso a quel centesimo in meno, merito di tutti noi e ne sono fiero».
Tortu è di nuovo positivo al Covid. L'Italia, vive un'altra ondata di incertezza. Il vaccino obbligatorio aiuterebbe?
«Non sono nella posizione di dare verdetti. Credo che questa pandemia ci abbia messo davanti a un'evidenza: non si può pensare solo a noi stessi. Definire la propria libertà conta quanto la solidarietà».
marcell jacobs accolto da star a fiumicino 1
Sua madre si è stupita di più per l'oro o per il matrimonio in programma a settembre?
«Si aspettava entrambe le cose. Le nozze di certo, dopo due figli poi. Ma lei è anche la persona che ha più creduto in me e mi diceva che avrei vinto le Olimpiadi da quando ero piccolo».
È più influencer lei o la sua compagna?
«Nicole, di sicuro. Io mi faccio vedere come sono, anche fuori dalla pista perché se non vogliamo essere considerati robot non possiamo mostrarci come tali».
Che cosa prenderebbe a Federica Pellegrini?
«Il suo record del mondo, visto che lei ne ha uno. Lo vorrei tanto anche io».
Quello dei 100 metri è a 9"58, si può battere?
«Se lo ha fatto Bolt si può, per quanto eccezionale parliamo di un essere umano. Devo prima capire come arrivare lì, però di sicuro è un obiettivo».
E a Valentino Rossi, altro fenomeno che si è appena ritirato, che cosa prenderebbe? «
Il numero di vittorie. Impressionanti, anche se proprio io non mi immagino una carriera lunga come la sua».
Posto del cuore?
«Ne ho tre. Tenerife, dove sono adesso, a 25 gradi, perché è il luogo di ogni nuovo inizio. Desenzano, dove sono cresciuto perché lì c'è la pista dei desideri e Roma, al campo, perché lì sto bene».
Il rapporto con il suo tecnico Paolo Camossi è cambiato?
«Siamo più cazzoni di prima, entrambi abbiamo dei problemi a stare seri».
Gli ospiti per una cena memorabile.
«Lewis Hamilton, lo sportivo per cui tifo di più. Barack Obama, non c'è bisogno di spiegare, il Papa e anche qui ascolto e basta e Achille. Sono fissato con la mitologia, vorrei chiedergli se tutto quell'eroismo esisteva davvero e se aveva senso partire per la guerra ogni volta senza pensarci un attimo. Se era coraggio o incoscienza».
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