Francesco Manacorda per "la Repubblica" - Estratti
claudio ranieri murale a testaccio
Ricomincio da tre. Lo fa, immolandosi con gioia, Claudio Ranieri, chiamato in soccorso da una Roma che annaspa in campionato; lo chiede, anzi lo esige, Vincenzo De Luca, finora solo bigovernatore della Campania; flirta (e ti pareva) con l’idea anche Donald Trump, prima ancora di inaugurare la sua seconda presidenza.
Ampio, trasversale e perfino improbabile schieramento di protagonisti o aspiranti tali – su richiesta o ben più spesso di propria iniziativa – di un terzo incarico o mandato. Questo a conferma sia della saggezza popolare («Non c’è due senza tre», ovviamente, ma anche «L’appetito vien mangiando»), sia soprattutto del fatto che nell’epoca dell’impermanenza e del caos mondiale, un incarico – adeguatamente reiterato – è somma espressione del potere e della capacità di esercitarlo.
Del resto, in ogni campo, la prima volta in cui si assume un ruolo è quella in cui si fa esperienza; la seconda – dipende dai casi - può rappresentare la tranquilla riconferma o la vendetta di chi ritorna, magari dopo essere stato spodestato. La terza volta, no.
Quella sfugge alla dialettica delle prime due, si fa sintesi delle esperienze precedenti, diventa marchio – che sia concesso o richiesto in fondo poco importa – di assoluta affidabilità, trasporta il prescelto nella categoria degli indispensabili, apre la strada al laticlavio e magari regala pure un’illusione di immortalità.
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Ma cosa sono in fondo tre mandati?
Un lampo appena in alcune esistenze, forse non a caso tutte collocate in quel crocevia dove si incrociano sport e potere. Ed ecco allora Giovanni Malagò che – nonostante rapporti non ottimali con il ministro dello Sport – si dice «ottimista e fatalista» sulla prospettiva di una legge che gli permetta un quarto mandato dopo i tre già inanellati alla guida del Coni. Ecco Gabriele Gravina che fa sapere di essere pronto «a sciogliere presto la riserva» sul terzo mandato alla guida della Figc.
Ecco quelli per cui le sliding doors si inchiodano come portoni medievali se appena osano accarezzare un sogno di libertà, la pazza idea di lasciare un giorno, forse, chissà… Gianni Petrucci al quinto mandato, il terzo consecutivo alla guida del basket italiano, dopo una lunga presenza al Coni, Angelo Binaghi che da sei turni non lascia la casella della presidenza della Federazione tennis e padel, il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Paolo Barelli, che proprio a settembre si è tuffato nell’ebbrezza del settimo mandato consecutivo dopo aver spento nell’acqua al cloro la fiamma tricolore del potenziale concorrente Fabio Rampelli.
donald trump a mar-a-lago - foto lapresse
Sette mandati di quattro anni, fanno in tutto, contando quelli bisestili, 10.227 giorni. Quanta strada ancora da fare, caro Ranieri.
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