Giulio Cardone per “la Repubblica”
Ormai nessuno lo chiama più "Inzaghino". Un' altra vittoria significativa, dopo la finale di Coppa Italia agguantata eliminando la Roma.
Quel nomignolo che lo accompagnava da sempre, lui fratello minore del mito Pippo, è scomparso dai giornali e dai discorsi dei tifosi. Al limite qualcuno azzarda un "Simeone" Inzaghi, perché il giovane allenatore di questa Lazio tosta e sorprendente considera il guru dell' Atletico il suo modello.
Hanno vinto tutto insieme nell' era Cragnotti, poi da tecnico Simone si è messo a studiare Diego: a giudicare dai risultati ha imparato parecchio. Il paradosso - la gerarchia familiare ribaltata, rispetto a quando erano calciatori è che ora Pippo studia il fratello maggiore, guarda gli allenamenti sul canale tv della Lazio e se è il caso "ruba" qualcosa. Quando si affrontarono la prima volta da allenatori, nel 2013 con gli Allievi, Simone vinse 2-0.
Incredibile la loro storia: il più grande parte dal Milan e si ritrova al Venezia, in Lega Pro, dove è in testa con ampio vantaggio sul Parma; l' altro in estate, chiamato di notte da Lotito, torna in fretta a Roma da Milano Marittima convinto di firmare il contratto con la Salernitana e invece il presidente gli piazza sotto il naso quello per guidare la Lazio, la sua squadra ormai da 17 anni. Ingaggio di 300mila euro a stagione, guadagna un decimo di Spalletti appena battuto con un doppio capolavoro.
E il giorno dopo il derby perso ma in realtà vinto dal fratello, Pippo con il suo Venezia piega 1-0 la Feralpisalò e ipoteca la promozione in B. Scenari diversi, la stessa umiltà che sorprende: Simone che ascolta i consigli dei senatori dello spogliatoio (ma alla fine decide lui), Pippo capace di ricominciare dalla Lega Pro dopo una vita da Champions. Che poi i due si adorano, tifano l' uno per l' altro, si difendono sempre: «Se il Milan ha cambiato tanti allenatori in pochi anni, significa che il problema non era Pippo», la risposta di Simone sulla deludente esperienza del fratello.
Adesso l' ex Inzaghino piace alla Juve, addirittura. Verrà inserito nel casting per la panchina, se e quando Allegri lascerà i bianconeri. La sua media-punti è la migliore tra i tecnici della Serie A, Max compreso: 1,97 contro 1.86, anche se le partite del laziale sono appena 41. Lotito tenterà di blindarlo, vorrebbe farlo diventare il Ferguson biancoceleste. Presto gli proporrà il nuovo contratto, ma con ben altre cifre. «È un predestinato», esulta il presidente della Lazio, che ancora ringrazia Bielsa per essersi dimesso in estate appena dopo la firma. Al suo posto ha trovato un allenatore- tifoso che corre a braccia aperte lungo la linea laterale per accompagnare lo scatto di Immobile verso il gol qualificazione.
Nelle interviste tv ha l' eleganza di Mancini, sa gestire il gruppo con il dialogo come Eriksson, trasmette ferocia agonistica alla squadra come Simeone: sono i suoi maestri. È stato lui, Simone, a spingere per l' acquisto di Immobile, reduce da due stagioni deludenti. Tra le imprese stagionali, l' importanza della fase difensiva fatta capire a Felipe Anderson.
Ha valorizzato il talento di Milinkovic ed è in pressing costante per convincere il suo pupillo ribelle Keita a restare. Ieri sera, mentre Simone festeggiava i suoi 41 anni, a Venezia anche Pippo brindava all' ennesimo successo. Sì, nella famiglia Inzaghi lo scenario è ribaltato, ma il feeling con la vittoria è sempre lo stesso.