L’ARTE DI SAPER PERDERE, LA LEZIONE DI LUIS ENRIQUE (MAI SCHIAVO DEL RISULTATO) - DOPO LA SCONFITTA AI RIGORI, ANNUNCIA CHE IN FINALE TIFERA’ ITALIA - GRAMELLINI: “LA TRAGEDIA DELLA SCOMPARSA DELLA FIGLIA DI 9 ANNI PER UN TUMORE ALLE OSSA NON LO HA PEGGIORATO. AL CONTRARIO, HA RESTITUITO AGLI EVENTI DELLA SUA VITA IL LORO GIUSTO PESO - È UN ONORE CHE UN UOMO COSÌ FUORI DAL TEMPO FACCIA IL TIFO PER NOI. ED È UN ONORE ANCORA PIÙ GRANDE FARE IL TIFO PER LUI”

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Massimo Gramellini per corriere.it

 

luis enrique luis enrique

Non so voi, ma se avessi appena perso ai rigori una semifinale europea che con un paio di giocatori capaci di inquadrare la porta avrei potuto anche vincere, la mia prima reazione sarebbe di slogarmi una caviglia prendendo a calci qualsiasi ostacolo particolarmente appuntito.

 

Invece il c.t. spagnolo Luis Enrique è andato a complimentarsi con Mancini e poi si è presentato davanti alle telecamere con un sorriso non finto, ma pacificato: ha elogiato la qualità del gioco e quella degli avversari, e ha detto che in finale farà il tifo per loro, cioè per noi.

 

luis enrique de rossi luis enrique de rossi

Non so voi, ma se avessi appena perso una figlia di nove anni per un tumore alle ossa, farei fatica a non sentirmi in credito con la sorte e a non scaricare la mia rabbia cosmica su qualsiasi ostacolo, foss’anche un’ingiusta sconfitta sul lavoro. Invece il c.t. spagnolo Luis Enrique, detto Lucho (Combatto), è uscito dalla sua tragedia personale più dolce gentile di quanto già non fosse. La scomparsa della piccola Xana non lo ha peggiorato.

 

Al contrario, ha restituito agli eventi della sua vita il loro giusto peso. Come ha scritto benissimo il nostro Andrea Sereni, adesso Lucho «cammina in un’altra dimensione». Una dimensione dove non c’è spazio per il lamento, per il rancore, per l’insolenza aggressiva scambiata per sintomo di vitalità, oggi assai praticata dalle star dei social. È un onore che un uomo così fuori dal tempo faccia il tifo per noi. Ed è un onore ancora più grande fare il tifo per lui.

 

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LUIS ENRIQUE, L'ARTE DI SAPER PERDERE

G.Buc. per "la Stampa"

 

L’Italia è scesa per strada quando Luis Enrique racconta la sua partita. E sono emozioni, un po’ controcorrente, molto personali di un uomo e professionista da sempre mai banale. Tornare a casa così può far male, ma può anche essere meno amaro se, come dice il commissario tecnico della Spagna, «hai visto una partita intensa, la più intensa degli Europei: se sei un professionista devi saper perdere.

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Noi - sottolinea - abbiamo vinto ai rigori con la Svizzera, ed ora abbiamo perso: questa non deve essere una notte triste ed ora in finale tiferò per gli azzurri...». L’Italia è in strada per brindare alla finale quando Luis Enrique stupisce chi non lo conosce: la sua Spagna ha giocato, a tratti dominato, come piace a lui e al pallone hanno pensato anche i ragazzi di Mancini. «Noi e loro, pressing alto e voglia di colpire», dice.

 

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Ha colpito Jorginho, ultimo rigore e spagnoli fuori. E a Jorginho va la prima pacca sulla schiena, un gesto che certifica la forza dell’avversario e il modo di vivere di un allenatore che sa riconoscere il merito altrui. Criticato ed ora applaudito, non da tutti perché in Spagna Lucho divide. Prima della sfida, l’ex tecnico della Roma nella stagione 2011/12 ha cercato De Rossi e i due si sono abbracciati. Un abbraccio sincero tra il collaboratore di Mancini e il ct delle Furie Rosse, un modo per sigillare un rapporto, anche tumultuoso, ma diretto e sconfinato in una stima profonda e reciproca.

 

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Durante il duello, Lucho ha scherzato con Chiesa e la notte era già dentro a supplementari, là dove ogni errore non si rimedia. Dopo la gara ha reso gli onori ai vincenti, seppur per un tiro di rigore e seppur sconfitti ai punti: Jorginho e Mancini, le strette di mano più intense. La Spagna esce da Euro 2020, il suo ct rimane un esempio: il gruppo, da lui creato, ha mostrato segnali di rinascita e ha mandato messaggi di ripresa al mondo.

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A Lucho piace giocare così e poco importa se il rapporto tra possesso palla ed occasioni create non soddisfa tutti. «Sono contento di aver vissuto una partita tanto intensa, uno spettacolo di aggressività e concentrazione: ci siamo divertiti...», precisa. L’Italia non può ascoltarlo, non tutti: c’è da festeggiare la finale di domenica sera a Wembley ed è un peccato perché Lucho ha fatto scuola. «Adesso tiferò per gli azzurri...dell’Italia amo tutto e a Roma sono stato alla grande», così un ct che dà un senso ad ogni sua uscita. Anche a luci del campo spente: Luis Enrique vince. E per lui Roberto Baggio fa un’eccezione dedicandogli un post: «Onore a quest’uomo, ci ha messo sotto. Noi più bravi solo ai rigori».

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