Andrea Scanzi a Dagospia
Caro Dago,
di colpo i social hanno scoperto il tennis, e da qualche ora non fanno che parlare (male) di uno dei pochissimi tennisti che lascia ben sperare per il futuro (spettacolare) del tennis mondiale: Nick "Tamarro Mirabile" Kyrgios. L'australiano, padre greco e madre malese, 20 anni, è atleta che divide da sempre.
Ovviamente il 95% di coloro che ne parla in queste ore su Twitter e Facebook non l'ha mai visto giocare, ma questo è normale. Kyrgios è sbruffone, coatto, truzzo. Veste come un rapper daltonico, ha più cavezze d'oro al collo di Safin, si pettina peggio di Balotelli e Menez messi insieme.
Pigrissimo - gioca più o meno un torneo al mese -, nelle interviste ripete che da grande voleva fare il giocatore di basket e non il tennista. In campo borbotta sempre, è supponente, è strafottente. Tutto vero (e menomale, aggiungo io: che palle i perfettini del presepe. Che palle). C'è però un piccolo, piccolissimo particolare: Kyrgios, quando vuole, è un fenomeno. Potenzialmente è un top 10 fisso, ma anche un top 5. Molti gli pronosticano uno Slam: difficile, non impossibile.
stan wawrinka sul colpo basso di kyrgios
Della nuova generazione è uno dei più dotati, forse il più dotato. Non si può neanche dire che non abbia testa, perché non ha l'umoralità reiterata e masochista Fognini. Quando vuole ha tigna e abnegazione, non di rado ha rimontato parziali apparentemente compromessi. Di sicuro non ha però un carattere facile: spesso maleducato, non rispetta i protocolli - a Wimbledon lo odiano - e dividerà sempre.
Io appartengo a chi, da tempi non sospetti, lo adora. La cosa, in sé, vuol dire ben poco. Ho un debole per gli outsider (Gasquet, Tsonga, Muller, Groth, Kohlschreiber, Stakhovsky) e per quei beautiful loser che accecano per mezzora ma alla fine non vincono mai nulla di importante. Io li chiamo "orteghiani", dal nome del fantasista Ortega gravitato anche alla Samp: dribbling tanti, vittorie poche.
Kyrgios pare diverso: quello che gli ho visto fare un anno fa a Wimbledon, contro Gasquet e Nadal, l'ho visto fare soltanto ai predestinati. E il suo essere "bad boy" mi diverte moltissimo, perché con lui non ci si annoia mai e se voglio dormire mi bastano Seppi o Robredo.
nick kyrgios thanasi kokkinakis
Perché ora se ne parla così tanto? Perché nella notte, al secondo turno del Masters 1000 di Montreal, a un certo punto ha borbottato: "Comunque mi dispiace dirti che Kokkinakis si è scopato la tua ragazza”. Apriti cielo: i maestrini del politically correct, che magari hanno visto l'ultima volta una partita di tennis quando ancora al governo c'erano Longo e Martinazzoli, hanno gridato al sacrilegio. Che palle.
Ma che palle. Che due gigantesche e monumentali palle. Non se ne può davvero più di questa melassa, di questa brodaglia di buoni sentimenti ipocriti, di questa indignazione sprecata per le sciocchezze. Il tennis, come lo sport tutto, vive anche e soprattutto di dualismi. Di scontri. Di rivalità forti, estreme, scorrette. Senza questi duelli non ci sarebbe sport: non ci sarebbe epica, non ci sarebbe narrazione.
Coloro che si indignano - e ovviamente lo fanno di fronte a Kyrgios che fa una battuta, mica se il loro Governo approva continue porcate - hanno anche solo una vaga idea di quello che si dicevano Lauda e Hunt, McEnroe e Connors? Lo sport è sempre stato arricchito da questi scontri verbali. Andatevi a rivedere "Quando eravamo Re": Muhammad Ali disse di tutto a George Foreman, ed era meraviglioso ascoltarlo (e vederlo).
Certo, Kyrgios non è Ali e Wawrinka non è Foreman, ma ogni epoca ha l'epica che si merita.
Le partite, poi, andrebbero viste. Ho guardato ora la replica su Sky con attenzione. Kyrgios era opposto a Wawrinka. Stan "The Man" Wawrinka è uno dei tennisti più astiosi, incarogniti, scorretti e odiati del circuito. Non lo sopporta nessuno (che poi sia un fenomeno e abbia un rovescio pazzesco è assodato: la finale con Djokovic a Parigi andrebbe mostrata nelle scuole. Godimento puro. Veder perdere Nole scalda sempre il cuore).
I due si erano affrontati di recente al Queens e aveva vinto facile Wawrinka. Lo svizzero, in conferenza stampa, aveva poi trattato Kyrgios come un mezzo scemo perché Nick aveva dichiarato (assai discutibilmente) di aver perso "perché sono stanco e ho bisogno di riposo". Tra i due non c'era già un bel rapporto: era naturale che si scontrassero.
In realtà - ma chi non ha visto la partita non può saperlo - ha fatto quasi tutto Wawrinka. Kyrgios lo applaudiva per i bei colpi, durante il primo set, e il noto gandhiano Wawrinka reagiva incarognito gridando i suoi "c'mon" insopportabili e fastidiosamente belluini. Durante il tiebreak, allegramente rubacchiato da Wawrinka tra chiamate imbarazzanti del giudice di linea e botte di fortuna siderali, Kyrgios ha covato rabbia ma non è andato al di là dei soliti monologhi controproducenti.
Nel secondo set, con la consueta arroganza, Wawrinka ha accusato Kyrgios di servire troppo velocemente la seconda palla (è vero, l'australiano non fa praticamente pausa tra prima e seconda. Ma non è un reato: si può fare. Non tutti ci impiegano mezzora come Nadal).
Kyrgios ha rispettato la pausa, ha fatto il punto e poi, girandosi per andare a prendere le palline, ha detto tra sé la frase incriminata citando Kokkinakis, altro talento australiano e compagno di Davis. In tivù la frase si è sentita (Wawrinka inizialmente no), ma i commentatori Sky - tra cui Raffaella Reggi, che il tennis l'ha vissuto e lo conosce - non gli hanno dato granché peso. Si sono limitati a ridacchiare: "Dici che Wawrinka avrà sentito?".
La scena è finita lì, perché in un campo di tennis si dice anche molto di peggio. Da quel momento Kyrgios non ha sbagliato più un colpo e ha irriso l'avversario con un'alternanza sublime di bordate e ricami, fino a quando un piccatissimo Wawrinka ha finto chissà quale male oscuro alla schiena e si è ritirato sullo 0-4 del terzo set.
Poi, su Twitter, il noto gandhiano Wawrinka ha frignato bambinescamente per la scorrettezza dell'avversario. Stan "The Man" è recidivo: al Masters di Londra, lo scorso anno, dopo avere sprecato quintali di match-point contro l'amico e connazionale Federer diede la colpa a Mirka Vavrinec, moglie-marito di Roger, rea di avere "tifato troppo".
donna vekic kokkinakis e vekic
Il tennis è uno sport meraviglioso anche per questo: per gli scontri caratteriali, per la varietà delle psicologie a confronto, per la contrapposizione - spesso brutale - tra profili diversissimi tra loro. Non tutti possono (o vogliono) essere oxfordiani come Federer o (fintamente) simpaticoni come Djokovic. Basta con questo moralismo da quattro soldi e viva i Tamarri Maleducati, geniali e arroganti, come il truzzissimo Kyrgios.