Estratto dell'articolo di Guglielmo Buccheri per “la Stampa”
Un miliardo, poco meno, vale il Real Madrid. Un miliardo, poco più, è il peso economico del Manchester City. Il calcio d'Europa fa i conti e mette in scena la partita più ricca se non di storia - il City sta provando a scriverla in questo ultimo decennio - sicuramente di stelle in campo e di guru in panchina.
Vinicius, Federico Valverde, Rodrygo, Tchouameni e Militao (questa sera squalificato) da una parte, Haaland, Rodri, Dias, Foden, Bernardo Silva e Grealish dall'altra: la sfida dei giocatori da 70 milioni in su la vincono gli inglesi sette a cinque con punte che fanno impallidire l'Everest se è vero che, sul mercato, Vinicius tocca i 120 milioni di quotazione e l'extraterrestre Haaland addirittura i 170.
Raccontare il duello di andata della semifinale di Champions League in cartellone nel nuovo Santiago Bernabeu partendo dai numeri serve per dare un senso all'evento: distrarsi sulla partita delle cifre è un peccato. Il Real di Carlo Ancelotti contro il City di Pep Guardiola suona come l'appuntamento oltre il quale ci può essere il rischio di un bel disincanto tanto luccicante è ciò che possono offrire le due corazzate.
ERLING HAALAND BATTE IL RECORD DI RETI STAGIONALI IN PREMIER LEAGUE
Re Carlo è stato incoronato poche ore fa della corona più ambita: la festa per la Coppa di Spagna chiude un cerchio, per lui, nobile ed unico perché, da sabato, Ancelotti ha vinto tutte e sei le manifestazioni a cui ha partecipato nell'ultimo biennio madridista. Che cosa gli manca per iscriversi all'albo delle leggende? Un Campionato del Mondo sulla panchina di una nazionale e una nazionale pronta ad offrirgliela c'è: il Brasile.
«Carlo resterà con noi ancora un anno, il contratto parla chiaro...», si è affrettato a dichiarare, con una fermezza sospetta, Florentino Perez, gran capo Real.
Ancelotti insegue la quinta Champions da tecnico dopo le due al Milan e le due a Madrid e lo sta facendo puntando su un mix di giovani talenti e senatori d'oro: Vinicius e Rodrygo hanno 22 anni e, soprattutto, il predominio delle fasce d'attacco, Benzema, Modric e Kroos hanno la saggezza dei forti che, in certe notti, diventa energia allo stato puro. «Il City ha un'arma in più rispetto alla semifinale dell'anno scorso: ora c'è Haaland e con lui possono variare un po' un gioco che, però, rimane fedele al credo di Pep», così Carletto.
Haaland sposta i riflettori su chi, Guardiola, di Champions ne ha vinte due, ma ai tempi di Barcellona, un'era fa viste le ambizioni del condottiero catalano. Haaland ha messo dentro la porta avversaria nelle notti di Champions la bellezza di 35 palloni in 27 gare giocate, gol a tempo di record se è vero che Mbappè è arrivato alla stessa cifra con il doppio delle gare disputate nell'Europa più bella. E Haaland nelle due incredibili semifinali del maggio scorso non c'era: a Manchester finì 4-3, al Bernabeu 3-1 dopo la fuga verso la finale del City con la rete di Mahrez e la doppietta di Rodrygo al 90' e 91' che portò la sfida ai supplementari e alla sentenza dal dischetto di Benzema.
Ancelotti guida una società che gioca tra le prime quattro di Champions per l'undicesima volta negli ultimi tredici anni: per il Real un'abitudine che ne celebra la grandezza con quattordici coppe dei campioni in bacheca.
Guardiola, in carriera, ne ha vissute dieci di semifinali del trofeo più suggestivo, quella di stasera gli può valere il riscatto. «Ma non siamo qua per una semplice rivincita. Come finirà? Due cose oggi sono diverse rispetto all'anno scorso: giocheremo il ritorno in casa e ora abbiamo Haaland, quando ci sarà da soffrire lui ci darò una grande mano», dice Pep.
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