1 - LA TUNICA DELLA DISCORDIA
G.Zon. per “la Stampa”
leo messi alza la coppa del mondo 1
Gli arabi si sono presi Messi e lo hanno vestito a festa per piazzare la sua foto nel loro album di famiglia, una rappresentanza forzata che lascia strascichi: così la parentela diventa disfunzionale. L'emiro Tamim veste l'uomo simbolo dei campioni del mondo con il tradizionale bisht, il soprabito nero trasparente che nel Golfo usano i reali e i politici di alto rango. Per il Comitato Supremo che gestisce l'organizzazione, l'investitura è un semplice omaggio, peccato che somigli a un'appropriazione.
gianni infantino tamim al thani leo messi mondiale qatar 2022
E nel Mondiale che mischia arabi e africani, mette in campo 136 giocatori nati in un Paese diverso da quello della loro nazionale pare un clamoroso passo indietro. Il calcio è fluido, pure se si resta alla logica dei soldi. Messi viene pagato dal fondo del Qatar al Psg ma l'Argentina non rientra nel pacchetto. Altrimenti sarebbe stata quantificata. L'Adidas che paga come sponsor mondiale e pure come marchio legato a Messi non ha gradito che il logo fosse oscurato dal bisht nel momento clou, per lo scatto che resta. E persino Infantino che a Doha ha preso casa e ci vuole lasciare un quartier generale Fifa, ha fatto una smorfia. Se è troppo per lui, è di sicuro un gesto molto oltre.
2 - IL MANTELLO ARABO SULLE SPALLE DI LEO L'ULTIMO SPOT DEL QATAR VINCITORE
Arianna Ravelli per il “Corriere della Sera”
La finale dei Mondiali coincideva, forse non per caso ma per una regia studiata da anni, con la festa nazionale del Qatar: 18 dicembre 1868 quando Jassim bin Mohammed al-Thani, antenato dell'attuale emiro, ha riunito le tribù. Quello che ai qatarini era sfuggito è che il 18 dicembre è anche la giornata internazionale dei migranti, coloro che a decine di migliaia hanno costruito le infrastrutture dei Mondiali e che, in un numero difficile da quantificare (non inferiore a 6.500 secondo le Ong) sono morti nei cantieri.
Insomma fino all'ultimo fotogramma questo Mondiale è riuscito a tenere tutto assieme, il calcio al suo massimo livello (Leo Messi che finalmente vince il Mondiale), con la volontà di potenza del Qatar e le sue contraddizioni. Certo, vedere il capitano campione del mondo che solleva la Coppa non solo con la maglietta della sua Nazionale ma anche con un mantello tipico (il «bisht», lungo mantello, spesso nero, con rifiniture in vero oro che viene indossato nei Paesi del Golfo nelle cerimonie) è uno spottone al Qatar che neanche tutte le agenzie di pubblicità al mondo avrebbero potuto inventare: un po' come mettere il proprio marchio nel momento cruciale, e dire a Messi «sei il protagonista del nostro spettacolo».
al thani veste messi con il Bisht - la tunica da emiro
Quando l'emiro (che indossava lui stesso il «bisht») l'ha messo sulle spalle di Messi (commenti dei social «Sembrava Harry Potter» o «Sembrava Santi Licheri», il giudice di Forum), il campione sembrava un po' rigido, ma è stato solo un momento: certo non poteva sottrarsi (e i più cinici hanno pensato che non dispiacesse al mega contratto da testimonial dell'Arabia Saudita).
I fotografi (e l'Adidas) avrebbero preferito restasse con la camiseta albiceleste, e in teoria così avrebbe dovuto preferire anche Gianni Infantino, il presidente Fifa, che vuole sempre tenere il calcio al riparo da tutto e invece si gustava la scena sorridente. È vero che il mantello non è un simbolo politico, ma un indumento tradizionale (un modo, dicono, anche per rendere omaggio a Messi) e che anche i piloti di F1 vanno sul podio con sombreri e colbacchi ma trasformare la vittoria di Messi in quella del Qatar, beh potevamo farne a meno.