Giulia Zonca per “la Stampa”
Il buio oltre il talento. Il calcio di Valentino, come la testata di Zidane, come il morso di Tyson: c' è un legame tra queste reazioni stizzite, assurde e infantili, a dispetto degli sport diversi e dei campioni così differenti tra loro. Tutti avevano davanti un obiettivo insperato, storico, improbabile eppure a portata di mano. Un risultato luccicante destinato a moltiplicare all' ennesima carriere già strabordanti di successi, ma in un attimo la perfezione che pareva a un passo è evaporata.
E si è spenta la luce. Il trionfo dà alla testa, non importa quanto famoso sei e non cambia nulla il fatto di essere già ufficialmente fenomeno. Ogni asso che si rispetti cerca il saluto ideale, la vittoria tardiva che firmi e fissi l' unicità assoluta. Essere di nuovo primo, a 36 anni, è una prospettiva troppo inebriante perché il cambio di scenario imprevisto non faccia scattare l' attimo di follia.
testata zidane materazzi reuters
Rossi si è visto derubato di un pezzo di gloria già ipotecata e ha reagito. Marquez si è piazzato insolentemente proprio tra lui e il suo sogno. Ha offuscato il quadro e la ragione e la risposta è scattata senza logica, senza tattica. Ovviamente senza difesa.
INTERFERENZA MATERAZZI
Per Zidane l' istante di pura nebbia è stato anche più brutale. Il francese stava dritto davanti al traguardo irripetibile: in campo nella finale che avrebbe potuto dargli il secondo Mondiale e aveva segnato persino un gol. Un posto da brividi, ci sono riusciti in pochi da Meazza a Cafù, l' unico che addirittura ha tre tacche è Pelé. Zidane, nel 2006, stava lì, vicinissimo all' Olimpo, quando invece di diventare mito è inciampato nella voce di Materazzi.
Zizou si è agitato, ha abboccato, si è lasciato frastornare e a un certo punto levarsi di torno l' azzurro è diventato imperativo. Non per gli insulti alla mamma e alla sorella ma per il fastidio. In qualche astuto e insopportabile modo Materazzi gli è entrato nel cervello e il mago del calcio ha perso il senso della posizione, ha dedotto che non sarebbe più riuscito a concentrarsi ha abbattuto l'interferenza.
Calcio di Cantona all\'hooligan nel 1995
Nonostante tutto quello che è stato si porterà dietro in eterno la foto dell'ombra di se stesso che sfila sconsolato di fianco al trofeo. Valentino almeno non si è trascinato dietro le sorti di una squadra e la macchia per questo sarà forse meno indelebile.
L' EPILOGO DI IRON MIKE
A fissare al curriculum l' onta di Tyson ci ha pensato la sua storia. Pugile dalla classe incontenibile, sregolato, manesco, violento. Aveva un' opportunità di riscatto: la rivincita contro Holyfield. Ci ha creduto, ci ha investito, ha immaginato una rinascita in grande stile dopo galera e sconfitte.
Solo che l' altro è rimasto a testa bassa, lo ha sfiancato, gli ha aperto un sopracciglio e Tyson ha capito che non sarebbe andata come aveva sperato. Non ha aspettato il verdetto, ha mozzicato l' orecchio del rivale.
Lo ha punito perché aveva cambiato il suo finale. Iron Mike poi è tornato per incontri farsa, per lasciarsi picchiare dietro compenso. Un epilogo che gli era ben chiaro nell' istante in cui ha affondato i denti nel lobo di Holyfield. Quando i campioni vanno in tilt sanno che non c' è ritorno. A Valentino, però, resta un' altra carta per cambiare il destino.
MIKE TYSON MORDE L ORECCHIO DI EVANDER HOLYFIELD