Don Rafael Nadal Parera l'ha fatto ancora una volta, l'ennesimo capitolo di una leggenda. Il quarto US Open, il 19° Slam in carriera. Un mito.pic.twitter.com/akA3fmn23D
— Ricardo Rubio ???? (@ricardorubio44) 9 settembre 2019
Giampiero Mughini per Dagospia
Caro Dago, confesso di non aver visto la finale degli Us Open di tennis in cui Rafa Nadal ha battuto in cinque set un altro meraviglioso tennista quale Daniil Medvedev. Da innamorato pazzo di Roger Federer, da uno che poche volte ha vissuto “un’esperienza religiosa” come quella che ci offre lo svizzero nelle sue migliori partite e nei suoi momenti più leggendari, sento di dovere come delle scuse a Nadal: che è un grande atleta, un grande tennista, una grande persona. Mi correggo: è un grandissimo tennista. E non soltanto “un terraiuolo” come mi era fin troppo facile credere, di uno che vince per quattro volte l’Us Open sul cemento.
Sono scuse che faccio a Nadal anche a nome del mio amico e gemello in ossessione filo-federista, Giancarlo Dotto, e tanto più che lui quelle scuse credo non le farebbe mai da com’è alto il muro d’acciaio che lo separa fino a obnubilarlo da tutto ciò non è Federer, il suo servizio, i suoi dritti lungolinea, il suo rovescio a un braccio, le sue smorzate, le sue discese a rete pur i un tennis in cui sono divenute rarissime, la sua inumana intelligenza creativa. Ciascuna partita di Federer noi due la seguiamo mandandoci messaggini uno dopo l’altro, messaggini di un’ammirazione così alta per Roger che alla fine ci lasciano estenuati.
Epperò se Nadal è arrivato al diciannovesimo Slam, non possiamo essere ciechi. Non è un energumeno mancino autistico nel tirare botte sempre e comunque, come cento e cento volte io e Giancarlo ci siamo detti pur di proteggere almeno con le parole il nostro Dio in pantaloncini corti. Nadal è anche lui un grandissimo artista, e la storia della sua rivalità con Federer è uno dei più bei romanzi dello sport moderno. Mettiamoci l’anima in pace, Giancarlo. Anche Rafa sta nel pantheon dei grandissimi. Lassù, ma proprio lassù.
Ci sta anche come uomo, voglio dire come persona umana. Da quanto spaventosamente pretende dal suo fisico si è rotto ripetutamente, polso, spalla, un’anca se ricordo bene. Ci sono stati momenti in cui lo batteva anche un pivello. Ma lui ogni volta ricominciava, ogni volta si ricostruiva e dagli a tirare quel suo stramaledetto “uncino” (Gianni Clerici dixit) di sinistro. Mettiamoci l’animo in pace, caro Giancarlo, nell’attesa per noi ossessiva che al prossimo incontro il “nostro” Federer lo batterà come ha fatto nello scorso torneo di Wimbledon. Non dovesse accadere, onore a Nadal. Onore a un mostro di bravura.
Giampiero Mughini
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