“IL COBRA NON È UN SERPENTE MA UN PENSIERO INDECENTE"? NON C’E’ NESSUNA MALIZIA, LA CANTANO ANCHE I BAMBINI...” - DONATELLA RETTORE CONFESSIONS: "IO SONO SEMPRE STATA UN PO' PUNKETTARA, SOLO CHE MI CASTRAVANO DICENDO CHE DOVEVO FAR LA CANTAUTRICE" - LA MALATTIA (“ORA CUCINO SOLO VERDURE AL VAPORE”), IL MATRIMONIO, GLI INCONTRI CON DALLA (MI DISSE: “NON PUOI PIACERE A TUTTI”) E DE GREGORI, L’ERRORE DI WIKIPEDIA E LA QUERELA DELLA BERTE’: “NON ARRIVAMMO MAI DAVANTI AL GIUDICE. PERÒ HO…” - VIDEO

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Mario Luzzatto Fegiz per il "Corriere della Sera"

 

donatella rettore donatella rettore

«Appello ai giornalisti: non fidatevi di Wikipedia. Dice che sono nata l' 8 luglio 1953. L' anno esatto è 1955. In pratica a luglio compio 66 anni. Non è carino caricarmi due anni in più». È un fiume in piena Donatella Rettore reduce da una apparizione lampo al Festival di Sanremo a dar manforte alla cantante La rappresentante di lista.

 

Come scoprì di avere il fuoco dell' arte?

«La mia mamma Teresita faceva parte del compagnia dialettale di Cesco Baseggio specializzata nelle commedie di Carlo Goldoni. Io fui costretta a imparare la parte di Mirandolina nella Locandiera . Per mia madre l' arte era Molière, mentre io amavo la musica moderna, quella impropriamente definita leggera. Di che pasta ero fatta fu chiaro presto. Per festeggiare i miei 3 anni andammo a Venezia con tutta la compagnia della mamma. Io avrei preferito la spiaggia, un bagno al Lido. Invece andammo a Piazza San Marco.

 

donatella rettore donatella rettore

 Al caffè Florian c' era un' orchestra che suonava Vivaldi. Io rimasi affascinata per la musica dal vivo. Fino ad allora conoscevo solo quella trasmessa alla Radio, alla tv o dal registratore a nastro (magnetofono) Geloso. Mollai la mano di mia madre e scappai verso l' orchestra dando vita a un piccolo show favorito dall' abito da festa di tulle bianco che indossavo.

 

La mamma mi raggiunse chiedendo scusa ai musici. Ma intanto i turisti si fermavano e scattavano foto. Mamma cercava di portarmi via, ma Cesco Baseggio che era anche regista, sceneggiatore e talent scout, la fermò: " Lassa star la putea. La xe bravissima. Guarda come che la tien la scena ". Intanto i musicisti cercavano di seguirmi, pronti ad assecondare questa impertinente bimba prodigio».

 

Infanzia felice?

la rappresentante di lista donatella rettore la rappresentante di lista donatella rettore

«Sì, un po' meno per mia madre perche ero ipercinetica. Ballavo, cantavo, suonavo. Tutto tranne che obbedire e studiare. Iperattiva, facevo basket, pattinaggio e solfeggio al pianoforte. Vivevo nel mito di Mike Bongiorno e Topo Gigio che tempestavo di lettere».

 

Crescendo si sarà calmata...

«Macché. Alla tv seguivo i programmi pomeridiani per ragazzi. In particolare "Chissà chi lo sa" condotto da Febo Conti. Era una sfida a quiz fra scolaresche. Avevo 11 anni e scrissi a nome della mia classe (prima media) per partecipare. E ci chiamarono.

 

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La sfida era fra Sciacca e Castelfranco Veneto. Perdemmo. Ma io fui notata da Cino Tortorella che era il regista. Ero una bella ragazzina biondo naturale che non passava inosservata. Ricordo che nel programma c' era Fausto Leali con la sua band, i Novelty, che cantava A chi ».

 

La giovane Donatella manda in giro provini. Carlo Croccolo la appoggia.

«Così mi chiamano alla Emi per un provino con Corrado Bacchelli, produttore di Alan Sorrenti. Tutti mi dicono che sono brava ma troppo giovane. Mi devo accontentare di una scrittura estiva con la Nuova Compagnia di Canto Popolare con Trampetti e Eugenio Bennato.

 

Pretendono di farmi cantare in napoletano fra chitarre e mandolini, ma non sono credibile.

2005 donatella rettore a muccassassina 2005 donatella rettore a muccassassina

Così mi assegnano un canto del 600, ma in italiano. Intanto avevo messo assieme il mio complessino chiamato I kobra. Quello del cantautorato era un mondo maschile. Negli anni 70 mi toccava sentire cose tipo i "maschi sono più bravi", "devi aspettare il momento giusto".C' era una misoginia diffusa e frustrante».

 

A proposito di maschi...

«Le mie amiche avevano storielle e flirt, ma io non ero particolarmente interessata. Ero concentrata sull' arte, sulla musica e il teatro.  Però incontro a un festival pop Claudio Rego (Claudio Filacchioni, bassista e poi percussionista) ed è colpo di fulmine. In aprile saranno 44 anni di conoscenza».

 

Il brano che la fa conoscere?

«A livello internazionale Lailolà, canzone femminista sulla rivoluzione sessuale tradotta in italiano da me e Roberto Dané. È conosciuta all' estero ma in Italia no».

 

Chi l' aiutò a crescere?

«Roberto Dané che era anche il produttore di De André».

 

Lei è entrata in conflitto con molte colleghe fra cui Loredana Bertè...

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«Loredana mi querelò per alcune critiche. Ma non arrivammo mai davanti al giudice. Però ho sbagliato in passato a giudicare le colleghe. Non è il mio ruolo. Io devo fare i fatti miei e semmai fare autocritica. Non voglio offendere nessuno soprattutto in questo momento».

 

E adesso?

«Ho capito che l' importante è amare: la terra, le persone, gli animali, perdonare chi lo merita e anche chi non lo merita, non avere rancori che fanno più male al rancoroso che al... rancorato, amare il vicino molesto».

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Nel 2005 ha sposato Claudio Rego...

«Sì, sposata in chiesa. Credevo che il matrimonio fosse la tomba dell' amore, sbagliavo. In realtà se ci fossero stati i Pacs avrei optato per quelli. Mi sono sposata nel 2005. Comunque sposarmi è stata un' esperienza mistica».

 

Religiosa?

«Se trovo il prete giusto che mi sa ascoltare mi confesso volentieri. Ogni volta è una liberazione. Ma cerco consigli, e non penitenze».

 

Nella sua carriera quali sono stati gli incontri più importanti?

«Quello con Claudio. Poi con Cino Tortorella, con il regista e attore Carlo Croccolo. Ma soprattutto quello con Lucio Dalla. Facemmo tre concerti assieme: Mi disse: "Non mollare, vai avanti, le difficoltà fanno parte del nostro lavoro. E ricorda: non puoi piacere a tutti".

 

Altro incontro importante con De Gregori. Mi consigliò: "Scrivi senza pudore, senza pensare. Non ti far fregare da quelli che dicono che la donna è sesso debole." Quel colloquio mi aprì la mente. Dovevo fregarmene delle critiche. Così nacque il mio primo album Donatella Rettore . Altri mentori sono stati i maestri Pinuccio Pirazzoli e Natale Massara».

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«Il cobra non è un serpente ma un pensiero indecente...». Nei suoi testi c' è più audacia o più malizia?

«C' è allegria e ironia. Tanto è vero che le cantano anche i bambini».

 

A cosa attribuisce la sua longevità artistica?

«Sono nata artista, non potevo essere altro. Se non fosse esistita la discografia avrei fatto l' artista di strada».

 

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Come spiega il successo estero di molte canzoni come Kobra o Splendido splendente ?

«Contrariamente a quello che molti sostengono l' italiano è un dolce idioma. Io ho sempre composto testi con attenzione ai contenuti. Nei brani di successo c' è la presa di coscienza di una donna. I versi spesso vengono recepiti grazie a giochi di fonetica come Di notte specialmente (del '94). Qualche critico disse che erano parole in libertà. Balle. Non aveva capito. Si prevedeva un mondo di single: si va a cena, si fa l' amore e il giorno dopo ciascuno per la sua strada fino al prossimo incontro».

rettore rettore

 

Salutista?

«Sì. Per convinzione e necessità. Sono abbastanza sgangherata. Un anno fa sono stata colpita da neoplasia maligna e ho subito due interventi. Poi sono talassemica, dovrei fare trasfusioni di sangue ogni 6 mesi, ma adesso non è facile. Sono vegetariana. Mi piace mangiare i cibi come li offre la natura. Cucino al massimo verdure al vapore. Amo le carote fresche e gli asparagi. La malattia ti cambia la vita e il modo di percepire le cose».

 

Rettore ha attraversato mode e stili rimanendone spesso contaminata (si veda Lamette al tempo dei Punk).

«Io sono sempre stata un po' punkettara, solo che mi castravano dicendo che dovevo far la cantautrice. Mi sono sempre sentita una bambina al guinzaglio pronta a scappare; ho dovuto sciogliere le catene. Ma non si riesce mai a farlo da soli. Ci vuole l' aiuto di qualcuno».

 

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Formica o cicala?

«Cicala».

 

I ricordi più belli?

«Due. Un concerto memorabile e un film. Il concerto si tenne il 20 agosto 1980 al Castello Sforzesco di Milano. Era promosso dal sindaco Tognoli e dal Psi. Milano era deserta. Eppure gli spettatori avevano preso posto già nel primo pomeriggio. Alla fine erano oltre 20 mila. E non eravamo preparati. Ma andò tutto bene.

 

Poi uno dei pochi film che ho girato da protagonista: Cicciabomba film comico del 1982 diretto da Umberto Lenzi. La protagonista sono io nella parte di Miris Bigolin, una ragazza simpatica ma bruttina conosciuta in paese col nomignolo di "cicciabomba". Con me recitavano Didi Perego, Anita Ekberg, Paola Borboni. Rimase nelle sale pochissimo».

 

Un bilancio esistenziale?

rettore donatella milani rettore donatella milani

«La vita è complicata. Non ho ricette».

 

Che cosa la unisce a Claudio Rego?

«Il rispetto e le passioni. Anche se lui ne ha più di me. Abbiamo passioni uguali o complementari: io per gli animali, la musica, il cinema e i viaggi. Pratico l' agility dog, uno sport cinofilo che consiste in un percorso a ostacoli, ispirato al percorso ippico. Il cane deve affrontarli nell' ordine previsto, possibilmente senza ricevere penalità. E nel minor tempo possibile. Il rapporto col cane si fa quasi mistico».

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Dal suo osservatorio cosa è cambiato rispetto al passato?

«Ma quale osservatorio. Io sono una popolana. Comunque la risposta è: le cose sono cambiate in peggio. Noi abbiamo vissuto un mondo bello. Io invece ho cambiato gusti musicali: adesso mi piacciono i Coldplay, Adele, Amy Winehouse. Io soffro di dabbenaggine, sono una credulona. Per me l' importante è cantare. E qualcuno se n' è approfittato. Si portino pure i loro denari in cimitero dove non potranno comprarsi una nuova vita».

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