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Oggi Steven Zhang parlerà agli azionisti dell’Inter, a cinque anni dalla sua nomina alla guida della società. La Gazzetta dello Sport scrive che sarà un discorso “pieno d’orgoglio per quel che è stato, oltre che ricco di voglia. Voglia di andare a vedere cosa c’è dopo”.
Al “dopo” l’articolo della Gazzetta ci arriva parecchio dopo, appunto. Prima c’è da ricordare gli incredibili risultati raggiunti dal club. Però, poi, non si può negare che “l’Inter è lontana dall’obiettivo di essere un club autosufficiente: se così fosse, non sarebbero stati necessari gli 86 milioni immessi nelle case, 51 dei quali provenienti dal finanziamento Oaktree, per garantire stabilità”.
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Ecco il punto: la Gazzetta dedica due pagine alla rinascita sostenibile di Inter e Juve, visto che pare tornato il derby d’Italia scudetto. E se gli stessi toni d’ottimismo vengono spesi per Elkann che non fa più “spese folli” ma che intanto ha annunciato una ricapitalizzazione da 200 milioni… per l’Inter è costretta a tradurre il baratro economico del club in una sorta di normalità.
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Il 20 maggio 2024 scadrà il prestito triennale di Oaktree, il fondo californiano che ha in pegno le azioni del club. Zhang ha quattro vie – scrive la Gazzetta – la prima, restituire al fondo una cifra superiore a 350 milioni, considerando gli interessi maturati. Pista da escludere, però. Le altre possibilità: rifinanziare, che da sempre è la pista preferita; trovare un partner, ovvero un socio che lo affianchi nella gestione del club in attesa di sviluppi futuri; oppure, in definitiva, vendere la società. Che è lo scenario che Zhang non vuole prendere in considerazione, ma che certo non può essere escluso”
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Insomma anche la Gazzetta scrive correttamente che Zhang, di fatto, o trova non si sa dove 350 milioni entro maggio (magari ricorrendo ad un ulteriore prestito a prezzi quasi da usura), oppure ciao ciao Inter. “Difficile, anzi quasi impossibile, che oggi il presidente tocchi questo tema – continua la Gazzetta – E qui torna l’accenno alla voglia iniziale. Zhang vuole essere l’uomo della seconda stella, passaggio che resterebbe per sempre nella storia nerazzurra. Ma il tempo stringe”
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