ART POLITIK! LA FOTO DI AI WEIWEI CHE CITA LA TRAGEDIA DEL PICCOLO AYLAN, SDRAIANDOSI SU UNA SPIAGGIA, È LA “GUERNICA” DI OGGI O SOLO UN ESPEDIENTE FACILE-FACILE PER INCASSARE VISIBILITA'? DI CERTO FINISCE PER ESSERE L’ULTIMA VERA FORMA DI DENUNCIA... - - -

Ai Weiwei ha diffuso uno scatto per ricordare Aylan Kurdi - All’immagine spetta una apoditticità che manca alla parola. Accade con i graffiti di Banksy – l’ultimo dedicato ai “miserabili” di Calais – o alle donne velate dell’iraniana Shirin Neshat - L’arte visiva è la più adatta a raccogliere questo shock, anche perché la storia circostante ci è ignota o è controversa...

Condividi questo articolo


Maurizio Ferraris per “la Repubblica”

AI WEIWEI AI WEIWEI

 

La denuncia degli orrori della guerra non finisce con Goya e con “Guernica”. Ai Weiwei ha diffuso uno scatto per ricordare Aylan Kurdi, e usando il suo corpo e il suo nome famoso per ricordare morti di cui non si sa niente e che si dimenticano in fretta.

 

«Non sa più nulla, è alto sulle ali / il primo caduto bocconi sulla spiaggia normanna», scriveva Vittorio Sereni nel 1944 ricordando il primo morto anonimo dell’operazione Ovelord, ed è difficile non pensare che questi versi si possono applicare anche a Aylan Kurdi, morto pure lui su una spiaggia nella nuova forma che ha preso la guerra.

 

AI WEIWEI AI WEIWEI

Ma è significativo che questa volta a ricordarlo non siano dei versi ma una immagine. Per un complesso di motivi che gettano luce sulle peculiarità dell’immagine e insieme delle arti visive e del loro sistema.

 

In primo luogo, gli shock sono visivi, ci vengono da istantanee prese con il cellulare, e sono essenzialmente dei frammenti. L’arte visiva è la più adatta a raccogliere questo shock, anche perché la storia circostante ci è ignota, o è controversa: come si è arrivati a quella spiaggia? Perché quella spiaggia è stata l’ultima? Cercare di chiarire quel contesto porterebbe a estenuanti analisi economiche, sociologiche, geopolitiche, in cui il fatto sparirebbe dietro alle interpretazioni.

 

Le immagini, invece, parlano agli occhi (e per il loro tramite ai sentimenti e all’empatia), e non richiedono commenti, spingendo a una immediata identificazione con le vittime. Per esempio, Fucking Hell di Jake e Dinos Chapman, gli immensi plastici esposti qualche anno fa a Venezia, a Punta della Dogana, quasi corredi da treni elettrici, raffiguravano una grande epopea di disastri della guerra erano una specie di versione visiva delle Benevole di Jonathan Littell.

AI WEIWEI AI WEIWEI

 

Tranne che, rispetto al romanzo, la presa era molto più diretta. Banalmente, ma in modo essenziale, all’immagine spetta una apoditticità che manca alla parola. Accade con i graffiti di Banksy – l’ultimo dedicato ai “miserabili” di Calais – o alle donne velate dell’iraniana Shirin Neshat.

 

È così già nell’arte tradizionale. Le crocifissioni, le stragi degli innocenti, i martiri, che sono così frequenti nell’arte cristiana, sono il racconto, giustificato dalla devozione, di immagini scioccanti. Ai nostri occhi culturalmente assuefatti possono non apparire tali, in un museo o in una chiesa, ma lo sono. 

 

BANKSY BANKSY

Gli artisti contemporanei, rispetto ai loro antenati, non hanno poche icone di storia sacra, ma un flusso continuo di immagini che vengono dalla cronaca. E, diversamente dalle immagini della storia sacra, in cui un Cristo deposto troppo realistico appariva blasfemo, qui lo scandalo è permesso e cercato, addirittura profetizzato in modo visionario.

 

I bambini impiccati di Cattelan erano non meno scioccanti del piccolo migrante sulla spiaggia, ma non rappresentavano un evento realmente accaduto, proprio come i corpi di Francis Bacon anticipano quelli di Abu Ghraib, ma senza lo sguardo compiaciuto dei torturatori.

mohammed abed un bambino palestinese davanti a un opera di banksy a gaza mohammed abed un bambino palestinese davanti a un opera di banksy a gaza

 

Ovviamente, e questa volta guardando non all’arte ma al suo mondo, c’è un dato che non va dimenticato. Molto più che la narrativa l’arte visiva serve a pacificare la coscienza di una élite ricchissima, non necessariamente responsabile delle tragedie testimoniate dall’arte, ma probabilmente non attiva quanto potrebbe sul fronte umanitario.

 

BANKSY CALAIS 1 BANKSY CALAIS 1

E, guardando all’artista e non all’acquirente, è facile vedere in queste operazioni una speculazione sul dolore. Che cosa è più facile del commuovere con l’immagine di un bambino morto? E che cosa è più scioccante, memorabile, mediatico?

 

Visto però che si tratta di arte, il punto cruciale non è l’intenzione (non si fa arte con le buone intenzioni, ma nemmeno con le cattive) bensì la qualità della trasfigurazione, ossia dell’opera. Una qualità che può superare il tempo e dunque preservare la memoria dei fatti.

neshat4 neshat4

 

È difficile accusare Goya di avere speculato sulla resistenza spagnola contro i francesi, e, nel tempo, quello che rimane nella memoria collettiva di quei fatti lontani è legato ai suoi dipinti.

 

E tutto ciò che ci resta di una guerra lontana è l’Iliade, che trasmette a migliaia di anni di distanza atrocità, come il nemico morto trascinato sotto le mura della città, che ritroviamo nelle cronache di guerra contemporanee, con il cavallo sostituito dal pick-up Toyota.

BANKSY CALAIS BANKSY CALAIS Shirin Neshat Shirin Neshat

 

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

MAMMA! MORMORA LEONARDINO… - L’AFFETTUOSO INCONTRO TRA LA VEDOVA DEL VECCHIO, NICOLETTA ZAMPILLO, CON IL VIVACISSIMO FIGLIO LEONARDO MARIA, IN DECOLLO PER LA “FEBBRE DEL SABATO SERA” MILANESE: "CHIODO" AL POSTO DEL DOPPIOPETTO MANAGERIALE - DAL 27 GIUGNO 2022, SONO TRASCORSI OLTRE DUE ANNI DALLA SCOMPARSA DI DEL VECCHIO E LA GUERRA SULL’EREDITÀ TRA GLI 8 EREDI SI E’ INGARBUGLIATA DEFINITIVAMENTE QUANDO È ESPLOSO IL CASO DEGLI SPIONI MILANESI DI EQUALIZE SRL, DOVE TRA I CLIENTI PIU’ DOVIZIOSI SBUCA LEONARDINO CHE ‘’VORREBBE MONITORARE IL FRATELLO MAGGIORE CLAUDIO DEL VECCHIO E UN CONSULENTE CHE STA VICINO A UNA DELLE SUE SORELLE, PAOLA DEL VECCHIO…”

AL QUIRINALE HANNO LE PALLE PIENE DI MALUMORE PER LE SPARATE ANTI-GIUDICI DEL GOVERNO DUCIONI: "NEANCHE AI TEMPI DI BERLUSCONI..." - SERGIO MATTARELLA, CHE È IL CAPO DEL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA, È IRRITATO PER IL CLIMA DI DELEGITTIMAZIONE COSTANTE DELLE TOGHE DA PARTE DELLA MELONI E DEI SALVINI – L’AMMISSIONE PRESIDENZIALE (“PIÙ VOLTE HO PROMULGATO LEGGI CHE RITENEVO SBAGLIATE E INOPPORTUNE”) SPIEGA BENE IL CLIMA DI INSOFFERENZA VISSUTO AL COLLE - DI SCAZZO IN SCAZZO, MATTARELLA, DEPOSTA LA MASCHERA DA "MUMMIA SICULA", POTREBBE RISPONDERE IL 31 DICEMBRE, SCODELLANDO UN DURISSIMO DISCORSO DI FINE ANNO IN MODALITA' COSSIGA: UNA PICCONATA DOPO L'ALTRA…

DAGOREPORT – LA MEGALOMANIA DI LETIZIA MORATTI NON HA LIMITE: NON PAGA DEI FLOPPONI ALLE REGIONALI E ALLE EUROPEE, SI AUTO-CANDIDA A SINDACO DI MILANO. E HA FATTO UNA “PROPOSTA INDECENTE” A MARINA E PIER SILVIO: LA SIGNORA BRICHETTO VORREBBE RILEVARE UNA QUOTA DELLA FIDEIUSSIONE BANCARIA DA PIÙ DI 90 MILIONI CON CUI I FRATELLI BERLUSCONI SONO DIVENTATI “PROPRIETARI” DI FORZA ITALIA. RISPOSTA? NO, GRAZIE – I RAPPORTI TRA LA FAMIGLIA DEL CAV E TAJANI NON SI RASSERENANO…

DAGOREPORT - L’INIZIATIVA DI OLAF SCHOLZ DI CHIAMARE PUTIN PER TROVARE UNA SOLUZIONE ALLA GUERRA, CON CONSEGUENTE INCAZZATURA DI ZELENSKY, HA UN COMPLICE: LA POLONIA DI TUSK – LA MOSSA È INNESCATA NON SOLO DALLA CRISI ECONOMICA TEDESCA MA ANCHE DAL TRIONFO DI TRUMP - CON URSULA VON DER LEYEN DEBOLISSIMA, I LEADER DI GERMANIA E POLONIA HANNO CAPITO CHE NON POSSONO LASCIARE L’INIZIATIVA DI UNA TRATTATIVA DI PACE CON PUTIN AL TRUMPONE E ALLA SUA POLITICA ISOLAZIONISTICA CHE DELL’EUROPA SE NE FOTTE...