L'AUTUNNO CALDO DI SU-DARIO FRANCESCHINI - PIOGGIA DI RICORSI CONTRO I 20 SUPER-DIRETTORI NOMINATI A CAPO DEI MUSEI: MOLTI POTREBBERO ESSERE DICHIARATI ILLEGITTIMI. A PARTIRE DAGLI STRANIERI: LA LEGGE VUOLE CHE I DIRIGENTI DELLA P.A. SIANO ITALIANI

I dirigenti del Mibact furiosi per essere stati scavalcati da stranieri ed esterni hanno fatto decine di ricorsi: non sono competenti, non è stato un processo trasparente, devono essere italiani. Su questo punto, le leggi europee potrebbero dare ragione a Franceschini, che si aspettava i ricorsi e infatti non ha nominato extracomunitari...

Condividi questo articolo


Francesco Specchia per “Libero Quotidiano

peter assmann peter assmann

 

Un morbido sudario di lana caprina e di ricorsi amministrativi sta per avvolgere i Beni Culturali del ministro Dario Franceschini e suoi scintillanti neo 20 superdirettori, quelli esaltati da Renzi, quelli che dovrebbero «portare i musei italiani nel futuro». Intanto c’è qualche problemino col presente. Mentre si attende con ansia la registrazione dei contratti dei dirigenti franceschiniani da parte della Corte dei Conti (ma davvero ci sarà?) stanno, infatti, per partire una serie di ricorsi contro le suddette nomine.

paolo baratta dario franceschini paolo baratta dario franceschini

 

Alla base dei ricorsi vi sarebbero: sia la non considerazione delle domande di dirigenti tecnici già vincitori di concorso «parcheggiati» nelle sacche del Mibact a fronte dell’arruolamento di esperti, specie stranieri (7. Di cui 3 tedeschi, 2 austriaci, 1 britannico e1 francese); sia i dubbi sul requisito della «specifica esperienza professionale documentata nell’ambito della tutela, della gestione e della valorizzazione del patrimonio culturale» di alcuni degli stessi nominati (Carmelo Malacrino o Gabrile Zuchtriegel, o l’etruscologo Giulierini al Museo Archologico di Napoli, per dire...);

gabriel zuchtriegel gabriel zuchtriegel

 

sia la mancata trasparenza sui criteri meritocratici adottati dalla commissione giudicante; sia, soprattutto, il grosso scoglio della cittadinanza. Ecco, la cittadinanza è il nodo gordiano. Tecnicamente, secondo il Decreto della Presidenza del Consiglio n.174 del 7/2/’94, l’art. 38 del decreto legislativo 165/2001 e pareri del dipartimento della funzione pubblica, i dirigenti della PA italiana devono essere italiani. Requisto essenziale. Punto.

 

james bradburne james bradburne

E, nonostante il ministro s’appigli al libero spirito della Comunità Europea, i cittadini europei possono accedere sì ai posti di lavoro presso le nostre amministrazioni pubbliche ma solo se gli incarichi «non implicano esercizio diretto o indiretto di pubblici poteri, ovvero non attengono alla tutela dell'interesse nazionale». Tradotto: gli è vietato l’accesso alle sfere dirigenziali.

 

E se si tiene conto, ad esempio, che l’austriaco Peter Aufreiter oltre a dirigere la Galleria Nazionale delle Marche, per poteri attribuiti da cavilli della riforma, sarà a capo dell’intero polo museale di una Regione che difficilmente conosce a menadito; bé la cosa fa lievemente innervosire i suoi colleghi italiani e i sindacati (primi fra tutti Confsal-Unsa e Uil-Bact).

 

Poi, certo,sul fatto di non volere dei capi stranieri -seppur preparatissimi- si può aprire un dibattito, nel nome della globalizzazione della cultura. Ma, insomma, la legge è questa. E tocca rispettarla, salvo curiose interpretazioni estensive. Soprattutto perché non è stata prevista alcuna deroga alle suddette norme, almeno all’atto del concorso; e nel bando per i superdirettori non v’era traccia alcuna della sua estensione a candidati stranieri. Al punto che -sussurrano le malelingue- essendo trapelata la notizia dei possibili ricorsi prima ancora del concorso, pare siano stati eliminati a prescindere i candidati americani (extracomunitari).

eike schmidt eike schmidt

 

Ma queste, sono, appunto, malelingue. Dal Ministero dei Beni Culturali, dalle parti di Franceschini, si ostenta sicurezza: «Ma di che cosa stiamo parlando? Noi abbiamo agito nel pieno rispetto delle norme nazionali e comunitarie», pur riservandosi di analizzare meglio le carte. E sta bene. Dopodichè, se sarà tempesta, le ipotesi per uscire dal cul de sac museale sono essenzialmente tre: ammettere di aver fatto una cappella grossa come la Sistina (improbabile); o contattare uno ad uno i funzionari illivoriti del Ministero, italiani, che si sono visti stroncare la carriera dopo anni di lavoro oscuro, pregandoli di ritirare il ricorso (molto improbabile) ; o tentare di dare la cittadinanza italiana ai direttori «europei» in odore d’illegittimità.

 

cecile hollberg cecile hollberg

«E questo è impossibile», dicono sempre dal Ministero, «vuoi perchè non si può costringere dei cittadini stranieri a cambiare cittadinanza, vuoi perché non prendiamo nemmeno in considerazione che le cose vadano male» (e vuoi, forse, anche perché la cittadinanza non avrebbe valore retroattivo...).

 

Tra l’altro, alcuni ricorsi riguarderebbero anche i direttori italiani, Per esempio, la brava Anna Coliva è passata dal grado di funzionario direttamente a quello di direttore generale della Galleria Borghese, saltando a piè pari la lenta liturgia dei passaggi dirigenziali. La palla, ora, è alla Corte dei Conti...

 

 

 

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGO-ESCLUSIVO! LARGO FOCHETTI, SI CAMBIA: MARIO ORFEO SARÀ IL NUOVO DIRETTORE DI “REPUBBLICA” - LA NOTIZIA È STATA COMUNICATA DALLA PROPRIETÀ AI CDR DI “REPUBBLICA” E “LA STAMPA” - MAURIZIO MOLINARI RESTERÀ COME COLLABORATORE ED EDITORIALISTA (MA NON DIRETTORE EDITORIALE DEL GRUPPO) - JOHN ELKANN LASCIA LA PRESIDENZA DI “GEDI” A MAURIZIO SCANAVINO, AL CUI POSTO, COME AD, ARRIVERÀ GABRIELE COMUZZO – MOLINARI PAGA L’INCAPACITÀ A EVITARE I DUE GIORNI DI SCIOPERO DELLA REDAZIONE IN OCCASIONE DELL’ITALIAN TECH WEEK, UN EVENTO A CUI YAKI TENEVA MOLTISSIMO (LÌ È STATO ANNUNCIATO L’ACCORDO CON OPENAI ALLA PRESENZA DI SAM ALTMAN) – ORA ARRIVA IL NAVIGATISSIMO ORFEO (GIÀ DIRETTORE DI TG1,TG3, “IL MATTINO”, “IL MESSAGGERO”, EX DG RAI), CONSIDERATO ADATTO AD AMMANSIRE IL RIOTTOSO CORPACCIONE DI “REPUBBLICA” – ORFEO SI È MOSSO APPENA PRIMA DI ESSERE SILURATO DAL TG3, CHE ORA FINIRÀ AI 5 STELLE CON CONTE, GIÀ PRONTO A VOTARE SIMONA AGNES ALLA PRESIDENZA RAI. E ELLY SCHLEIN, CHE SI È RITIRATA SULL’AVENTINO E NON HA MAI CONSIDERATO “SUO” ORFEO, S'ATTACCA...

DAGOREPORT – PER VEDERE FINALMENTE IL TRIONFO DI "TELE-MELONI", LA DUCETTA E GIAMPAOLO ROSSI HANNO DOVUTO INGOIARE UN BEL ROSPO: ROBERTO SERGIO COME DG È STATO IMPOSTO DA MATTEO SALVINI – DI FRONTE ALL'ULTIMATUM LEGHISTA (''O SERGIO DG, O SALTA ROSSI"), LA "NANA MALEFICA" (COPY CROSETTO) HA COSTRETTO IL “FILOSOFO DI COLLE OPPIO" A PIEGARE IL CAPINO - ROSSI ERA CADUTO IN DISGRAZIA PRESSO LA FIAMMA TRAGICA A CAUSA DEL DUPLEX CHIOCCI-SERGIO. E SOLO GRAZIE A BRUNO VESPA E' POI RIUSCITO A TORNARE NEL CUORE DELLA MELONA – IN CRISI DI ASCOLTI E SENZA IDEE, ROSSI SPERA IN UNA NUOVA “RAISET” INCIUCIONA. MA PIER SILVIO E' LONTANO - DOPO IL RISULTATO DEL VOTO DELLE TRE REGIONI, SI DECIDERA' IL DESTINO DI SIMONA AGNES - E SALVINI CARICA IL PISTOLONE DEL TAGLIO AL CANONE RAI…

L'INESAURIBILE BALLO IN MASCHERA DI GIORGIA MELONI - SULLA SCRIVANIA HA QUATTRO MASCHERE E LE USA CINICAMENTE PER UCCELLARE CHI HA DAVANTI: ROBA DA FAR VENIRE UN COCCOLONE A UN CAMALEONTE - UNA ZELIG IN GONNELLA DOTATA DI FACCIA DI BRONZO CHE DA DESTRA VA AL CENTRO, DA BIDEN RITORNA A TRUMP, SFANCULA DUE VOLTE URSULA E POI INVITA IL PPE AL CONGRESSO DEI CONSERVATORI – LA MELONA CHE UNA VOLTA  RUGGIVA CONTRO I "POTERI FORTI INTERNAZIONALI" E VOLEVA STATALIZZARE L'ITALIA, ECCOLA CHE AFFIDA LA RETE STRATEGICA DI TIM AL FONDO AMERICANO KKR, ED ORA STENDE IL TAPPETO ROSSO AL PIU' MILIARDARIO FONDO DEL MONDO, BLACKROCK, PER FARE CASSA SVENDENDO QUOTE DI ENI, POSTE, FERROVIE - NEL DUELLO CONTINUO LEGA-FORZA ITALIA SI INFILA LA MELONI A TARGHE ALTERNE: UNA VOLTA SPALLEGGIA IL CARROCCIO, LA TASSA SUGLI EXTRAPROFITTI, PER MANDARE UN MESSAGGIO AI FORZISTI E AI BERLUSCONI. UN’ALTRA, INVECE, SI AFFIANCA A TAJANI PER RALLENTARE LA RIFORMA DELL’AUTONOMIA CARA A SALVINI - UN BALLO IN MASCHERA PERMANENTE CHE VERREBBE SFRUTTATO DA UN’OPPOSIZIONE DECENTE. SE CI FOSSE...

DAGOREPORT – PERCHÉ MARINE LE PEN NON VOTA LA MOZIONE DI SFIDUCIA DELLA SINISTRA DI MELENCHON AL NEO GOVERNO DI MICHEL BARNIER? - LA DUCIONA DI FRANCIA TIENE IN PIEDI IL GOVERNO VOLUTO DA MACRON PERCHE' HA UNA FOTTUTA PAURA DI FINIRE IMPANATA E FRITTA NEL PROCESSO SUGLI ASSISTENTI PARLAMENTARI PAGATI DAL SUO PARTITO CON I FONDI EUROPEI: RISCHIA FINO A 10 ANNI DI CARCERE. E UNA VOLTA CONDANNATA, ADDIO AI SOGNI DI ELISEO. QUINDI: MEGLIO TENERSI BUONI I GIUDICI – QUEL VOLPINO DI MACRON LO SA E LA TIENE PER LA CROCCHIA LA VALCHIRIA TRANSALPINA…