Giampiero Mughini per Dagospia
Caro Dago, meglio tardi che mai. Sia santa e benedetta questa neonata casa d’asta Wannenes che domani e dopodomani a Milano metterà in vendita al miglior offerente una succulenta sequenza di poster, foto polaroid, disegni originali e memorabilia varie all’insegna di due diversi cataloghi (su cui mi sono consumato gli occhi in questi giorni), uno dedicato all’ “Erotica” e l’altro ai “Memorabilia & Collectables”.
La carta del Novecento (ossia di ieri e dell’altro ieri) si prende una sonante rivincita sulla carta di oggi, che sembra più buona a nulla dato che tutto avviene sullo schermo di un computer o di uno smartphone. Ieri e l’altro ieri erano le mura della città o le edicole a far trionfare i nostri sogni e i nostri desideri, sotto forma dell’annuncio di un film o di un concerto rock o della messa in mostra di una invitante beltà femminile. Oggi clicchi su Instagram e nei hai a caterve di quelle fanciulle di cui Serge Gaisnbourg diceva che per quanto si diano da fare a colpi di bikini, sempre delle “puttanelle” restano.
Partiamo dall’erotica, e per quanto i due cataloghi di cui ho detto siano inseparabili come dimostra l’arrembante presenza nell’uno e nell’altro delle mirabilie di Guido Crepax, sotto forma di tavole e disegni originali che vengono direttamente dallo studio dell’artista. Crepax a parte, volete sapere chi è il re del catalogo dedicato all’erotica?
Riccardo Schicchi, l’architetto romano che si inventò Cicciolina a farne una star e senza il quale il porno italiano avrebbe avuto tutt’altra semantica, a cominciare dal destino di Moana Pozzi. Ero andato una volta a Napoli, al seguito della squadra femminile di cui Schicchi era il coach. Le ragazze si sarebbero esibite una dopo l’altra sul palco di un teatrino. C’era la mia amica Petra Scharbach, c’era Moana.
A spettacolo finito Moana mi disse che lassù sul palco si chiedeva che cosa stessi pensando giù in platea mentre la guardavo. Le risposi che pensavo di star guardando una che faceva il suo lavoro, ossia una che aveva deciso con ostinazione di far valere il suo corpo. A quell’epoca c’era un teatrino di Milano dove le ragazze di Schicchi si esibivano talvolta alla sera. Il cachet medio per loro era di tre milioni dell’epoca, quello di Moana dodici milioni. Il tutto architettato e inventato da Schicchi.
E difatti sono tante le polaroid “uncensored” che Schicchi aveva scattato a Cicciolina e che la casa d’aste milanese mette in vendita. Assieme a tantissimi manifesti cinematografici che annunciavano i film erotici di serie B dell’epoca, tavole originali di Roberto Baldazzini (un disegnatore apprezzatissimo in Francia ancora più che in Italia, in ogni caso apprezzatissimo da me), fotografie porno di inizio Novecento, due spettacolari tavole originali di Crepax (ma anche suoi poster pubblicitari uno più bello dell’altro), il catalogo di una mostra romana di litografie erotiche di John Lennon, manifesti originali dei film di Moana.
E a proposito di Schicchi non potevano mancare, provenienti dalla collezione di Ilona Staller, alcune foto del nostro eroe scattate a Ilona e a Jeff Koons al momento in cui cominciò il loro intrigo, un intrigo da cui Koons ci ha guadagnato alla grande sotto forma di sue opere in cui Ilona era protagonista e dea e che lui vendeva alle sue salatissime tariffe. Potrei continuare a lungo e anche se il pezzo forte del catalogo non poteva non riguardare “la donna che inventò l’uomo”, ossia Brigitte Bardot. Un pezzo da brividi.
E’ la tempera su cartoncino di Arnaldo Putzu che fungeva da bozzetto definitivo per il manifesto a 4 fogli della prima edizione italiana del film del 1957 “Brigitte Bardot Miss Spogliarello”. Un pezzo che faceva parte della collezione del grande cartellonista Alfredo Capitani.
Così come, e a parte Crepax, il pezzo forte dell’altro catalogo è forse la litografia a colori su carta di Andy Warhol (1968 circa) che raffigura una delle bellissime del suo corteo femminile, Susan Bottomly cui lui aveva dato come nome di battaglia “International Velvet”. In questo secondo catalogo, e non poteva essere diversamente in un’asta dedicata alle primizie del Novecento, fa la figura del leone la musica rock e i suoi annessi e connessi, a cominciare dai manifesti editoriali che annunciavano i concerti dei Beatles e altre memorabilia che li riguardano provenienti dalla collezione privata di Alberto Marozzi, all’epoca uomo di fiducia del Piper.
La musica e il cinema, dove non potevano mancare tre diversi manifesti in prima edizione del film “Blow-Up” di Michelangelo Antonioni e caterve di altri manifesti cinematografici per tutti i gusti e di tutte le taglie. Insomma da perdere la testa. O da dare la propria sorella ai beduini pur di averne il contante necessario all’acquisto di così tanti capolavori. Avessi una sorella, lo avrei già fatto.
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