Estratto dell’articolo di Cristina Marrone, Silvia Turin per “il Corriere della Sera”
Entro il 2030 saranno disponibili vaccini contro il cancro e le malattie cardiovascolari grazie alla tecnologia a mRna, la stessa che è stata sviluppata a tempo di record contro il Covid. È l’annuncio ottimistico fatto da Paul Burton, direttore sanitario dell’azienda americana Moderna, che, in un’intervista sul quotidiano inglese The Guardian, si spinge a parlare di «milioni di vite» salvate.
Non è certo l’unico a usare toni entusiastici per descrivere le potenzialità della tecnologia a mRna, che, dopo essere stata decisiva per i vaccini anti Covid, potrebbe cambiare le terapie di moltissime altre malattie. La particolarità più importante che riguarda i futuri vaccini e medicinali basati su mRna, è che questa macromolecola, prodotta in laboratorio, è in grado di ordinare alle cellule quali proteine fabbricare, tanto che la terapia consiste in pratica in una «lista di istruzioni»:
si può sfruttare l’mRna per ordinare alle cellule di costruire molecole in grado di riparare organi danneggiati, organizzare la risposta immunitaria contro un virus, migliorare la circolazione sanguigna (e di conseguenza abbassare il rischio di ictus e infarti), combattere le malattie ereditarie e anche i tumori.
[…] Quello contro il cancro sarebbe comunque un vaccino di tipo terapeutico: in presenza di un tumore ci sarà una terapia, chiamata «vaccino», che aiuterà il corpo a reagire: «Bisogna essere chiari — specifica Mantovani —: mi preoccupa che ci sia la speranza di un vaccino universale contro il cancro. Questo, sulla base di quello che sappiamo, non è all’orizzonte. Ci auguriamo però di avere vaccini terapeutici mirati contro diversi tipi di tumori, sia che siano vaccini a mRna sia che siano vaccini tradizionali (come quello esistente contro il papillomavirus umano, ndr )».
Non solo una prospettiva contro i tumori, ma anche un’applicazione per le malattie cardiovascolari: Moderna ha annunciato di lavorare a un vaccino capace di fornire una molecola in grado di ricostruire i vasi sanguigni cardiaci in chi è stato colpito da infarto, in modo da aumentare le probabilità di sopravvivenza.
[…] «In generale senza risorse non si fa niente — conferma Mantovani —. In questo caso credo, però, che sia molto difficile fare una previsione. Mi auguro siano veri i pochi anni menzionati, ma dobbiamo aspettare i dati. Non bisogna aspettarsi miracoli dalla scienza, ancora meno dalla ricerca biomedica, ma ogni tanto i “miracoli” accadono»