Estratto del Testo di Roberto Burioni pubblicato da “la Repubblica”
La storia e la cronaca ci insegnano che talvolta gli uomini, con il tempo, accumulano un potere che si può rivelare eccessivo […] Un antidoto al troppo potere è intrinsecamente costituito dal fatto che anche l’uomo più potente del mondo è mortale, e a un certo punto morirà. […] Qualcosa di simile avviene per le cellule del nostro corpo che possono acquistare potere accumulando mutazioni pericolose che, alla lunga, le spingerebbero verso il traguardo del cancro.
Anche in questo caso la natura ha trovato l’antidoto: le cellule sono mortali. Forse non lo sapete, ma, pure in laboratorio, le cellule umane si possono replicare solo circa quaranta volte. Non è poco, perché significa che ognuna di esse può dare origine a mille miliardi di cellule, ma nemmeno troppo, perché se una di queste cellule comincia ad accumulare mutazioni pericolose avviandosi verso la ribellione incontrollata, la morte la toglierà di mezzo risolvendo elegantemente il problema.
[…] A questo punto, però, a qualcuno di voi sarà giustamente venuto in mente un pensiero: se le cellule si possono replicare quaranta volte e poi muoiono, come possiamo esistere? Ovviamente nel nostro organismo c’è un sistema che permette ad alcuni tipi cellulari di non rientrare tra le cellule mortali.
L’esempio più scontato è costituito dalle cellule germinali, ovuli e spermatozoi: se non potessero essere prodotte per tutti i decenni di vita fertile, ci saremmo estinti. Bisogna poi precisare che […] In realtà ci sono delle cellule, dette “staminali”, che si possono replicare a comando anche ben più di quaranta volte e costituiscono una riserva che dà origine, in caso di bisogno, alle nuove cellule che vanno a riparare i tessuti.
Sicuramente delle cellule staminali avete sentito parlare e ora capite perché: averle a disposizione potrebbe essere di importanza fondamentale per rigenerare gli organi troppo danneggiati, non più in grado di ripararsi autonomamente. Tornando al nostro discorso, è dunque chiaro che per esigenze superiori alcune cellule devono essere escluse dalla “regola delle quaranta replicazioni” e devono potere vivere molto più a lungo. Penso che abbiate già capito dove stiamo andando a finire.
[…] tutte le cellule del nostro corpo posseggono le istruzioni per prepararsi autonomamente la pozione dell’immortalità, ma questa formula è sottoposta a un rigidissimo controllo: se tutto funziona come deve, potranno conoscerla solo quelle pochissime cellule che devono essere immortali per garantire un corretto funzionamento del nostro organismo.
Ma, ahimè, quel controllo è esercitato dai geni, che possono essere alterati dalle mutazioni. Le cellule cancerose possono produrre un numero altissimo di mutazioni quando si moltiplicano. Se una cellula tumorale, casualmente, per sua fortuna e nostra sfortuna, si troverà ad avere proprio quelle mutazioni che le forniscono la chiave della cassaforte che custodisce la ricetta della pozione dell’immortalità, sono guai.
Quando una cellula cancerosa diventa immortale, lo capite benissimo, ha compiuto un importante salto di qualità nel suo progetto di ribellione nei confronti dell’organismo al quale appartiene. […] La nostra cellula cancerosa ha fatto un passo decisivo verso il successo, perché è diventata simile a una cellula staminale: non deve più morire e il limite alla sua replicazione dovrà trovarlo altrove.
Una cellula tumorale portatrice della fusione genica FGFR3 TACC3 TUMORE AL COLON
Ma non è certo che lo troverà.
tumore LINFOCITI ATTACCANO UNA CELLULA TUMORALE