1 - TENSIONI TRA MBS E TRUMP
mohammed bin salman al saud con donald trump
DAGONOTA - In Arabia Saudita raccontano di un Mohammed bin Salman furioso con Trump per aver mollato al loro destino le petro-monarchie. Il principe ereditario si sente tradito, lui come tutta la regione mediorientale che basa i bilanci sull'oro nero e sul gas (Iraq, Iran, Libia, Qatar, ecc.). Ma non è che in America le cose vadano meglio. Tra le società dello shale oil/gas ce ne sono 24 pronte a portare i libri in tribunale: sotto la soglia di 40 dollari al barile per loro non conviene estrarre gas o petrolio con il fracking.
2 - PETROLIO: GIRA IN RIALZO A NY, WTI +4,15% A 13,28 DOLLARI
(ANSA) - Il petrolio inverte rotta e gira in rialzo a New York. Le quotazioni del Wti salgono del 4,15% a 13,28 dollari al barile. La volatilità dei prezzi riflette il persistere delle tensioni sulla capacità di stoccaggio.
3 - NUOVO CROLLO DEL PETROLIO IL WTI GIÙ DEL 30% SPECULAZIONE SCATENATA
Diana Alfieri per “il Giornale”
Il più grande Etf di petrolio del mondo, «Uso» (United States Oil Fund) , ha annunciato che venderà i suoi contratti a termine con consegna a giugno, il 20% del suo portafoglio pari a 3,6 miliardi di dollari, nei prossimi quattro giorni: una mossa che ha fatto precipitare il prezzo del barile Wti. Attualmente passa di mano a 12,25 dollari, giù del 27,7%.
Il Financial Times rileva come tale crollo arrivi una settimana dopo che i prezzi del petrolio statunitense sono precipitati senza precedenti al di sotto di zero dollari - il che significa che i venditori pagavano i compratori per togliersi il petrolio dalle mani - e sottolinea come il trading speculativo possa perturbare questo fragile mercato mentre la domanda resta particolarmente debole a causa dell' epidemia da coronavirus.
«Vendendo contratti futuri a scadenza più breve e investendo in contratti a scadenza più lunga, stanno mettendo sotto pressione il contratto WTI» ha dichiarato Giovanni Staunovo, analista di materie prime di UBS, secondo quanto riporta FT. Il fondo Etf, noto come Uso, ha dichiarato di essersi mosso a causa «dell' evoluzione delle condizioni di mercato, dei livelli di responsabilità normativa e dei limiti di posizione imposti a Uso rispetto ai contratti futures petroliferi».
La mossa riflette le crescenti preoccupazioni delle autorità di regolamentazione e del Cme Group - la borsa dei futures - circa le dimensioni delle posizioni di Uso nei contratti futures di riferimento; la qual cosa, soprattutto in caso di un calo sotto lo zero, potrebbe rischiare di spazzare via i fondi degli investitori. Il Cme ha imposto dei limiti all' importo che gli Etf possono detenere nel contratto di giugno, così come nei mesi successivi. Nel mese di aprile, è capitato già due volte che ha avvisato Uso di non superare i «livelli di responsabilità» in alcuni tipi di futures petroliferi.
treni pieni di petrolio parcheggiati nelle stazioni
La scorsa settimana Cme ha detto che Uso non poteva assumere una posizione lunga (cioè in acquisto) di più di 15.000 contratti per giugno, di più di 78.000 a luglio, 50.000 ad agosto e 35.000 a settembre. Prima di lunedì, il fondo aveva 150.000 contratti di giugno. Peraltro, segnala sempre il Financial Times, un' acuta mancanza di scorte petrolifere disponibili a Cushing, Oklahoma - un importante centro di stoccaggio per il gas «scisto» americano - ha messo sotto pressione i prezzi del petrolio americano (il Wti, per l' appunto). Con poco spazio per contenere il petrolio, i potenziali acquirenti sono diffidenti nell' acquistare una quantità di merce maggiore di quella necessaria.
mohammed bin salman trump visit da cbc
4 - PETROLIO INVENDUTO PARCHEGGIATO IN TRENI E GROTTE
Ettore Livini per “la Repubblica”
La corsa all' oro nero ribalta - causa crollo di prezzi e domanda - le sue priorità. Trovare nuovi giacimenti di petrolio nell' era della pandemia è antieconomico. I big del settore hanno sforbiciato gli investimenti per cercare nuovi pozzi. E il loro problema numero uno è oggi l' opposto: trovare posto dove mettere il greggio di troppo che hanno estratto. Parcheggiandolo dentro i tubi degli oleodotti, affittando treni-cisterna e navi, restaurando depositi di carburante dismessi. E arrivando al limite - un po' paradossale - di rimetterlo da dove è venuto: sotto terra, in apposite caverne, in attesa di tempi (e quotazioni) migliori.
vagoni pieni di petrolio parcheggiati nelle stazioni
Il problema di "stoccaggio" che cruccia il mercato - il valore del Wti texano con vendita a giugno è crollato ieri del 22% - è semplice come la fredda logica dei numeri: il mondo, paralizzato dal coronavirus, consuma oggi 70 milioni di barili al giorno rispetto ai 100 pre-pandemia. I tagli dei produttori dell' Opec (9,7 milioni) e la chiusura del 58% dei giacimenti Usa non bastano a compensare il crollo del 30% della domanda. Risultato: ogni giorno si estraggono 10 milioni di barili in più di quelli che si vendono. E nessuno sa dove metterli: i depositi strategici americani di Cushing in Oklahoma sono al limite della capienza o già prenotati dagli operatori più previdenti, molte raffinerie non accettano più greggio, 160 milioni di barili sono fermi in mare su superpetroliere noleggiate a peso d' oro. E nel settore è partita la caccia frenetica a soluzioni d' emergenza per immagazzinare il petrolio che non trova acquirenti.
La soluzione più gettonata è stata quella dei treni. Con il mercato in stallo, gli enormi convogli ferroviari Usa per il trasporto di greggio - capienza 70mila barili l' uno - sono sottoutilizzati e il prezzo mensile per l' affitto è crollato da 800 a 500 dollari a carro. Molti quindi sono stati opzionati come parcheggi temporanei su rotaie dell' oro nero. Unico problema: la resistenza di alcuni gestori ferroviari come Union Pacific e Bnsf (controllate da Warren Buffett) che si sono rifiutati - per ragioni di sicurezza - di ospitarli sui loro binari morti. Un altro fiume di greggio in surplus è finito stoccato temporaneamente negli oleodotti inutilizzati, con il rischio di creare conflitti legali tra proprietari dei tubi e raffinerie cui sono collegati. E una marea di prenotazioni è arrivata anche ai proprietari di cisterne in disuso, dai vecchi campi petroliferi abbandonati a quelli delle imprese dello shale oil che hanno smesso di estrarre idrocarburi perché a queste quotazioni sono fuori mercato.
petrolio stoccato nelle grotte
L' idea più ardita è stata però quella di riportare il petrolio nel sottosuolo da cui è arrivato. Svezia, India e Usa hanno sistemi di caverne (spesso ex-miniere di sale) riadattate a depositi di idrocaburi. Molte riserve strategiche americane sono in grotte di Louisiana e Texas con capacità di 797 milioni di barili. Anche qui però, per chi ha provato a prenotare un po' di spazio, la risposta è stata sempre la stessa: «Tutto esaurito».