1 - ADESSO ENEL DICE DI SÌ ALLA RETE UNICA E GODE PURE IL BISCIONE DI SILVIO
Claudio Antonelli per “la Verità”
Da anni non si leggeva una lettera di tale peso. Da parte dell' azionista di maggioranza, il Mef, diretta al manager di una partecipata. La sintesi è: accelerare e chiudere sulla rete unica. Risultato: oggi il numero uno di Enel, Francesco Starace, presentando alla comunità finanziaria il piano industriale al 2030 da 40 miliardi di cui 12 miliardi di investimenti solo in Italia, ha affrontato per la prima volta in modo netto la questione Open fiber e rete unica. «Nel caso di vendita della quota del 50% insieme a Cassa depositi e prestiti, il controllo statale viene esercitato tramite Cdp che è l' altro azionista di Open fiber. Cdp dovrà assumere il controllo operativo dell' asset», ha spiegato Starace, nel corso della conferenza stampa.
«Se il prezzo è giusto e se le condizioni sono quelle giuste forse è un bene per noi uscire da Open fiber. Perché no», ha sottolineato l' ad confermando per la prima volta la volontà di una prossima vendita della partecipazione di Enel per la quale la multinazionale ha ricevuto un' offerta dal fondo australiano Macquarie.
«È chiaro», ha proseguito Starace, «che nel modello stewardship che abbiamo annunciato oggi, vediamo generazione di valore, e quando la nostra attività magari non crea più valore aggiunto, non è giustificata. Ora si può dibattere se questo sia il caso di Open fiber. Crediamo che se ci fosse una buona opportunità di creare valore noi venderemmo subito. Abbiamo sempre detto che a un certo punto la nostra missione sarebbe potuta essere conclusa e avremmo monetizzato il valore generato.
Open fiber ha creato un valore enorme, senza Open fiber l' Italia sarebbe all' ultimo posto della classifica europea per digitale e infrastrutture, ora si trova a metà classifica e si sta spostando verso i primi posti della classifica. Tutto questo grazie a Open fiber che ha portato la fibra a più di 10 milioni di case, due volte tanto quanto fatto dall' incumbent. Ecco perché tutti parlano di Open fiber, perché ha fatto qualcosa di incredibile».
In tale quadro - ha aggiunto Starace - la lettera dei ministri dell' Economia e dello Sviluppo Economico Roberto Gualtieri e Stefano Patuanelli a Enel «non influisce», sulle scelte del gruppo e anzi «ci rafforza sulla nostra decisione di aver fatto bene a far partire Open fiber perché senza Open fiber non ci sarebbe da parlare di rete unica». Senza questa società pubblica - ha concluso l' ad - «ci sarebbe già una rete unica che sarebbe quella che avevamo, cioè una rete che non portava fibra da nessuna parte. Il fatto di aver fatto partire Open fiber finalmente ha fatto partire anche l' Italia nel campo del digitale e siamo contenti che questa cosa finalmente sfoci in una rete unica nuova che non è quella di prima ma che sia aperta a tutti, che non abbia un controllo verticalmente integrato nelle mani dell' operatore incombente come la lettera dei ministri ha sottolineato».
berlusconi bollore vivendi mediaset
Dalle parole di Starace si evince però il cambio di passo.
D' altronde la lettera dei due ministri è altamente irrituale.
Non c' è ricordo di qualcosa di simile negli ultimi 20 anni.
L' allineamento da parte di Starace non è detto che corrisponda al sì di tutti gli altri azionisti e dei fondi. Che succederebbe se il Mef si ritrovasse in minoranza? Sarebbe più di uno a perdere la faccia. Motivo per cui è facile immaginare che si troverà una soluzione finanziaria in modo da garantire a Enel di uscire dal progetto banda larga e al management di giustificare la sostenibilità della vendita. Resterà lo smacco di Matteo Renzi che a suo tempo è stato l' ideatore e il promotore di Open fiber.
La finta clausola messa sul tavolo ieri da Starace (Cdp mantenga la maggioranza) in realtà è una condizione che agevolerà ulteriormente le mosse del governo. Cassa depositi e prestiti ha firmato lo scorso agosto un accordo con Tim sul futuro della governance della rete unica. Bisogna ricordare che una volta che Enel cederà la propria quota in Open fiber, quest' ultima confluirà insieme a Fibercop (la rete di Tim e Kkr) in Assesco. Da questa newco nascerà la rete unica.
Cdp e Tim si sono già accordate su chi comanderà. Tim avrà la maggioranza ma le decisioni passeranno da un consiglio in gran parte occupato da Cdp. Si capisce che la richiesta di lasciare Cdp al comando di Open fiber non cambia la partita in alcun modo. E il governo sembra aver forzato l' ultimo ostacolo per lanciare il progetto industriale più grosso del decennio e poter chiedere accesso pure ai denari del Recovery fund.
L' avvio del piano, sulla cui importanza tecnologica per l' Italia abbiamo già scritto, ha pure enormi ricadute sulla stessa stabilità del governo. È necessario ricordare che metà 5 stelle si è dichiarato più volte a favore e a guardare con grande interesse alla rete unica c' è pure Silvio Berlusconi. I francesi di Vivendi sono soci di Tim. Attualmente detengono circa il 23% della società di telecomunicazioni.
Hanno già dato il loro consenso alla strategia delle rete unica consapevoli di trarre enorme vantaggio e accrescere il ritorno dell' investimento. Si comprende a distanza di una settimana ancor meglio che cosa si siano detti Gualtieri e Arnaud De Puyfontaine, presidente della società francese durante la loro telefonata. Non hanno solo parlato di Mediaset e della norma che congela ulteriormente le quote di Vivendi nel Biscione, ma della exit strategy. Restare soci delle rete unica sul medio e lungo termine vale molto di più che condividere il cda con la famiglia Berlusconi. Un semplice calcolo da fare a Piazza Affari. E una mega scialuppa per Silvio che in questi giorni valuta serenamente il suo appoggio esterno a Conte e al Pd.
2 - LA RETE UNICA ORA PUÒ RIMETTERSI IN MARCIA MA L'ULTIMA TRATTATIVA È SULLA QUOTA A CDP
Francesco Spini per “la Stampa”
Non è il passo decisivo, ma un segnale che il cammino verso la rete unica può andare avanti, dopo i ritardi già accumulati. Così il mercato interpreta le parole di Francesco Starace, ad dell' Enel, sul destino della quota in Open Fiber. Dopo settimane di suspense, culminate in un' accorata lettera del governo recapitata lunedì a cda dell' Enel in corso, l' operatore elettrico appare ormai deciso: venderà, e tutto intero, il suo 50% della società della fibra promossa quattro anni fa dal governo Renzi.
«Questione di settimane», afferma il manager a margine della presentazione del suo piano industriale. «Non vogliamo diventare un operatore telefonico - ragiona Starace -, il nostro compito semmai era quello di far partire il processo di cablatura del Paese che non era nel cuore dell' incumbent», ossia di Tim. E ora, guardando indietro, dice: «Missione compiuta». Sul tavolo ha l' offerta vincolante di un investitore internazionale, il fondo australiano Macquarie, che valuta 2,65 miliardi il 50% di Open Fiber. Ora, assicura il manager, al centro delle trattative non c' è «più un tema di prezzo ma di dettagli: ormai ci siamo».
Shemara Wikramanayake MACQUARIE
La faccenda, dunque, sembra sbloccarsi: una delle possibili date potrebbe essere il 17 dicembre, quando c' è un cda Enel già programmato. Il titolo più sensibile sul tema, ovvero quello di Tim - attore al centro del processo di creazione della società unica di rete, di cui punta ad avere la maggioranza anche se eserciterà un controllo congiunto con Cdp - chiude con un deciso +3,26%.
Il perché è presto detto: con il riassetto, Macquarie acquisirebbe da Enel una quota significativa di Open Fiber (la disponibilità è tra il 35 e il 50%), ma la maggioranza dovrebbe finire a Cassa depositi e prestiti che oggi ha già l' altro 50%.
E questo darebbe il via alle grandi manovre, in parte già in corso con le perizie tecniche, alla fusione proprio tra Open Fiber e FiberCop, la società cui Tim conferirà dapprima la rete secondaria (che va dall' armadio stradale fino a casa dei clienti), poi la fibra di Flash Fiber (con l' apporto anche di Fastweb) e infine la rete primaria.
Giuseppe Conte Fabrizio Palermo
Prima occorre però sistemare per l' appunto le cose in Open Fiber. Come si diceva Cassa depositi e prestiti vuole guidare il processo di creazione della rete unica conquistando prima la maggioranza di Open Fiber. Qui starebbe uno dei «dettagli» citati da Starace su cui si sta ancora lavorando: per cedere una parte della quota a Cdp (tra il 5 e il 10%, a quanto si dice), Enel punterebbe a ottenere un prezzo per azione più alto rispetto a quello riconosciuto da Macquarie, in virtù del controllo che il braccio finanziario del Tesoro ne ricaverebbe. Un punto di frizione su cui ci sarà una trattativa serrata nei prossimi giorni.
Sembra invece superato l' impasse con Cdp sull' intenzione da parte di Macquarie di sindacare la quota in Open Fiber, suddividendola tra più fondi internazionali per diminuire il rischio. I diritti di governance, primi fra tutti quelli di voto in assemblea, resteranno in capo unicamente agli australiani. Che rimarranno gli unici interlocutori di Cdp dentro Open Fiber.